politica

Mocio ribadisce la sua posizione ai sindacati assicurando un tavolo di discussione sullo sviluppo

giovedì 18 agosto 2005
di Laura Ricci
Mattinata serrata questa mattina in Comune, in un giovedì particolare che ha visto il sindaco di Orvieto Stefano Mocio da un lato impegnato con rapporti piacevolmente istituzional-sociali, per la visita del nuovo sindaco della città gemellata giapponese di Maebashi e della sua delegazione politica e imprenditoriale, dall’altro alle prese, fin dalle prime ore del mattino, con le organizzazioni sindacali che, escluse e in certo senso scavalcate dagli ultimi eventi relativi alla ipotizzata cava nell’area di Benano - che hanno visto una netta presa di posizione a sfavore da parte del sindaco e dei DS senza un confronto preventivo con le OO.SS. stesse - avevano chiesto un incontro urgente al sindaco nella speranza di una retrocessione di prudenza rispetto a quanto da lui assunto e dichiarato negli incontri degli ultimi tempi con la popolazione o alla stampa.
CGIL e CISL, che negli ultimi giorni avevano diramato una nota che invitava alla cautela nelle scelte e a non prendere decisioni troppo repentine o emotive, ma solo dopo attenta valutazione anche delle necessità occupazionali del territorio, rimproverano a Mocio di non aver valutato attentamente questo aspetto e di aver agito in modo affrettato.
E’ quanto hanno ribadito questa mattina nell’incontro col primo cittadino, al quale si sono presentati oltre che con i segretari locali Trentini e Paggio (rispettivamente per la CISL e la CGIL) e con i rappresentanti provinciali, anche con alcuni operai della Se.Ce., attualmente impiegati nella locale cava del Botto, che temono per il futuro del loro lavoro.
In pratica la posizione dell’amministrazione comunale, anche se non ufficiale e ancora da discutere con tutte le componenti della coalizione di maggioranza (tanto che a questo proposito i Socialisti Democratici e Rifondazione Comunista hanno espresso riserve di metodo e richiamato a una discussione globale sullo sviluppo e sulle molte e intricate problematiche ad esso connesse nelle sedi istituzionali di governo), sembrerebbe quella di non avvalorare l’area estrattiva individuata dal PRGO nei pressi di Benano e, dunque, di non autorizzare la cava di basalto che vi doveva essere individuata; posizione che questa mattina il sindaco Mocio ha, da parte sua, fermamente ribadito, dichiarandosi a favore dello stralcio dell’area estrattiva dal PRG operativo.
Le organizzazioni sindacali, riconfermando da parte loro la preoccupazione per le ricadute occupazionali ed economiche che questa decisione comporta, hanno ottenuto dal Sindaco l’impegno a promuovere, nel prossimo mese di settembre, un tavolo di confronto a livello territoriale con la partecipazione delle istituzioni locali, delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali per individuare le priorità di sviluppo del territorio, senza trascurare le attività estrattive che, in termini occupazionali, del modello di sviluppo economico di questo territorio fanno storicamente parte.
Altro impegno “strappato” al Sindaco, l’orientamento a individuare un percorso per prolungare l’attività estrattiva nel sito attualmente esistente a Canale in località Botto, dove la Se.Ce. ha recentemente acquistato nuovo terreno destinato ad ampliare la cava, ampliamento che potrebbe assicurare occupazione agli attuali operai per circa due anni: percorso questo che sarebbe peraltro avvalorato dalla compatibilità urbanistica recentemente rilasciata.
Al termine dell’incontro le organizzazioni sindacali hanno comunque chiesto una riflessione ulteriore sul PRG strutturale, che consenta di valutare ancora, anche con il coinvolgimento dei territori limitrofi, la possibile utilizzazione della risorsa mineraria dell’Alfina.

Incontro interlocutorio in sostanza, che rimanda ad altro e in altra sede l’intricata questione, forse trattandola, da questo punto peraltro legittimo della difesa di una fonte di lavoro, in modo semplicistico rispetto a tutte le complesse componenti che il caso Benano ha messo in moto e fatto esplodere.
Sembra infatti andare ben oltre i termini dell’ambiente, dell’occupazione e dello sviluppo tout court, non solo intrecciandoli, ma mettendoli a confronto anche con nuovi bisogni, nuovi modelli di sviluppo e nuove pratiche politiche che il nostro sistema politico-economico-sociale, ormai arrivato a dei nodi cruciali, se non addirittura epocali, non riesce più a gestire. Si tratta forse di vedere, anche alla luce della crisi del manifatturiero e dell’economia aziendale del territorio – e non solo di questo territorio - verso quale modello di sviluppo prevalente si vuole andare: la questione centrale sembra quasi essere lo scontro tra un vecchio e forse confuso, poco scientifico, per molti non più auspicabile modello di sviluppo, in cui le cave hanno avuto e hanno, nell’Orvietano, un fortissimo ruolo (non è un caso che il presidente di Asso cave, Roberto Biagioli, sia un orvietano) e un modello nuovo – cosiddetto e genericamente detto ecocompatibile – che si sta facendo avanti e che tuttavia richiede, oltre a quel cambiamento culturale che è in corso, un rigore scientifico e qualche seria programmazione, proiezione, analisi di mercato e altro che gli diano autorevolezza e legittimità per esistere.
Questo - proprio questo e non solo questo – ci sembra che sia, in un momento di crisi e di discussione, il compito della politica. Compito che rispetto alle pratiche usuali necessiterebbe, di fronte all’emergenza e in un contesto sociale che procede e si evolve con ritmi estremamente veloci, di tempi molto più rapidi di quelli a cui il vecchio modello era abituato.
E se è vero, come alcuni partiti hanno sottolineato, che la discussione e le decisioni debbano passare per i luoghi deputati e istituzionali – o anche sindacali – le pratiche politiche, probabilmente, di fronte a un bisogno di partecipazione diretto e montante, non potranno più essere le stesse: di questa partecipazione che non si limita più alla delega, che chiede ascolto, parola e protagonismo dovranno in qualche modo farsi carico e tenere conto. Così, se i Socialisti Democratici e Rifondazione richiamano all’ordine, i “movimentisti” dei comitati non demordono e continuano ad incalzare con la presenza e con la parola.
E’ un momento di grande fermento, decisamente conflittuale, decisamente interessante, in cui vecchi e nuovi nodi stanno, per così dire, “venendo al pettine”: spetterà come da mandato al Sindaco, e naturalmente alla sua Giunta e al suo Consiglio, ovviamente ascoltati e valutati gruppi consiliari, partiti, sindacati, categorie, lavoratori, comitati e quanti altri chiederanno parola e ascolto, individuare e approntare nuovi materiali e nuovi stili per tessere.