politica

Il dibattito in Consiglio provinciale

martedì 12 luglio 2005
Nell’illustrare le loro mozioni i Consiglieri Montagnoli e Sganappa hanno sottolineato la necessità di una riforma regionale che investa il cittadino, tenga conto delle realtà periferiche, liberi risorse per lo sviluppo e riequilibri i territori provinciali, partendo dalla riforma dell’attuale legge elettorale regionale, manifestando entrambi l’esigenza di un maggiore approfondimento delle proposte avanzate recentemente in merito al riordino istituzionale dell’Umbria.
Il Capogruppo di Forza Italia Ermanno Ventura ha espresso la necessità di un ampliamento dei confini territoriali della Provincia verso realtà omogenee come lo Spoletino e la Valnerina, giudicando negativamente l’opzione dei Circondari, “organi – ha detto – non elettivi e quindi insufficienti per garantire il principio di rappresentatività e di efficienza funzionale per il cittadino”. Lo stesso Ventura ha poi auspicato una riduzione del numero degli Enti subregionali e provinciali e una modifica dell’attuale sistema elettorale regionale. Sul problema della riforma elettorale e della rappresentanza dei territori in Consiglio regionale si è espressa anche la Consigliera di Forza Italia Gabriella Caronna, che ha sottolineato l’esigenza di una riforma che valorizzi il territorio ternano nel suo complesso. Il Consigliere dell’UDC Alfredo Santi, auspicando posizioni unitarie tra Maggioranza e Opposizione, ha ribadito la necessità di una diversa rappresentanza dei territori periferici e di una revisione dell’attuale sistema delle Comunità montane. Il Capogruppo di Alleanza Nazionale Mario Montegiove e il Consigliere di AN Pietro Valentini Marano hanno giudicato negativamente l’attuale sistema elettivo per il Consiglio regionale proponendo una modifica sul modello provinciale, mentre hanno insistito sul problema del numero degli enti chiedendone una razionalizzazione. Sul tema dell’allargamento dei confini territoriali Montegiove e Valentini Marano hanno sposato la tesi dell’ampliamento verso Spoleto e la Valnerina. Un no all’ipotesi di terza provincia è arrivato dal Capogruppo del PDCI Danilo Buconi che ha giudicato negativamente anche la possibilità dell’istituzione dei Circondari ed ha chiesto una riorganizzazione del sistema degli enti di secondo livello. Il Consigliere di Rifondazione Comunista Roberto Battistoni ha legato la riforma istituzionale allo sviluppo e alla capacità di reperire risorse da investire, mentre il Consigliere dei DS Giorgio Posti ha suggerito una ridefinizione del ruolo delle Comunità montane come strutture di coordinamento per l’esercizio delle funzioni associate tra i Comuni. Il Consigliere Leo Venturi, sempre dei DS, ha rilanciato il tema dei servizi a rete con l’opzione delle Aziende multiservizi “le quali – ha spiegato – abbattono i costi e migliorano i servizi”. Nel dibattito sono intervenuti anche i Consiglieri Marsilio Marinelli dello SDI che ha condiviso le ipotesi di ampliamento provinciale, Paolo Maggiolini, Capogruppo dell’UDC, che ha chiesto chiarezza sul futuro del Polo universitario ternano, Lorena Baglioni della Margherita che ha ribadito la necessità di una revisione della legge elettorale regionale e Domenico Rosati dei DS che ha auspicato tempi rapidi per le riforme.
L’Assessore provinciale all’Innovazione amministrativa Fabio Paparelli ha posto l’accento sul tema del trasferimento delle funzioni dalla Regione alle Province e sull’attuazione delle riforme regionali in questo senso, auspicando una razionalizzazione degli enti (“eccessivi gli attuali 240”, ha detto) e una rilettura delle proposte di istituzione dei Circondari, giudicando necessaria un riforma elettorale che vada di pari passo con quella istituzionale e della Pubblica Amministrazione. In conclusione di dibattito il Presidente della Provincia Andrea Cavicchioli ha sottolineato l’importanza dell’orientamento unanime del Consiglio provinciale “che dà forza – ha detto – alle posizioni che lo stesso ha rappresentato nelle sedi di dibattito e alle proposte avanzate alle Istituzioni interessate, sia per quanto concerne le riforme istituzionali che per il riequilibrio territoriale”. Cavicchioli ha sostenuto l’opportunità di procedere con “coerenza e razionalità” rispetto all’impianto di decentramento su cui in Umbria si è lavorato sino ad oggi, “con le doverose verifiche – ha poi affermato – e con la volontà concreta ed oggettiva di apportare una semplificazione spinta dei riferimenti amministrativi in un contesto che individui nella Regione il soggetto legiferante e programmatore e nelle Province e nei Comuni i punti di riferimento per le funzioni amministrative e di gestione sulle base delle caratteristiche dei due Enti e con un ruolo ben identificato delle Comunità montane”.

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Riforme istituzionali e riequilibrio territoriale in Provincia. Valorizzare gli enti elettivi, ridurre gli enti di secondo grado