politica

10 domande a Stefano Olimpieri

martedì 29 marzo 2005
di Laura Ricci


In occasione delle Elezioni Regionali del 3 e 4 aprile 2005 Orvietonews intervista i candidati locali.

Le nostre domande sono oggi rivolte a Stefano Olimpieri, candidato in provincia di Terni per Alleanza Nazionale.

Cominciamo con una domanda inevitabile, nel nostro territorio, per Alleanza Nazionale: come mai due candidati individuati proprio ad Orvieto?

La questione è nata in modo complesso. Diciamo comunque che può sembrare, dall’esterno, una cosa non positiva, considerando che il territorio orvietano è piuttosto limitato rispetto alla provincia e dunque potrebbe esserci una sorta di dispersione dei voti. Comunque ormai è andata e AN corre seriamente sia per raccogliere preferenze e consenso per sé, sia per creare consenso intorno al candidato Laffranco della Casa delle Libertà. Dai sondaggi sembra che AN sia in crescita e possa sperare, in provincia di Terni, a due candidati. Non entro nel merito, specie in questo momento, delle motivazioni della doppia candidatura orvietana sulle sei concesse a Terni, la mia era già nell’aria da tempo. D’altra parte penso che, dei sei, ognuno corra per sé, le battaglei si fanno, e speriamo di riuscire al meglio.

Nella campagna elettorale sta puntando più su Orvieto o su tutto il territorio di riferimento?

Sono candidato alle Regionali, non alle Comunali, e dunque punto si tutta la provincia di Terni.

Come si sta muovendo, con quali iniziative?

Mi sto muovendo in maniera molto ramificata sul territorio, cercando di incontrare più gente possibile. Ovviamente Terni fa da padrona perché è la città maggiore, che rappresenta circa il 50% di tutto l’elettorato provinciale, ma mi sto muovendo in ogni zona, da Terni a Calvi dell’Umbria. Si vedrà da dove verranno i consensi, ma non avrei accettato la candidatura se non avessi avuto già in animo di muovermi a 360 gradi su tutta la provincia.

Qualora fosse eletto consigliere su quali temi vorrebbe intervenire in particolare?

 Innanzi tutto vorrei che questo territorio tornasse ad essere importante come e quanto merita. Per troppo tempo la sinistra, rappresentata in Consiglio Regionale anche da orvietani, non è riuscita, anche di concerto con quella locale, a sottrarlo dall’abbandono, sia in campo politico che in campo economico. Questo ha relegato Orvieto in posizione molto marginale rispetto ad altre zone dell’Umbria: c’è un calo demografico molto forte, un impoverimento socio-economico ed occupazionale rilevante. Si tratta ora di farlo tornare ad essere un punto di riferimento per un’area vasta e questo deve passare per una Regione non più matrigna, ma parte attiva per la riqualificazione del territorio. Altra cosa su cui vorrei battermi è il disboscamento degli enti inutili. Ve ne sono circa 100 in Umbria, che hanno ramificato in questi anni raggiungendo un potere molto forte. Tra l’altro la maggior parte sono improduttivi, consumano ma non producono nulla se non clientele. Non dico che vadano eliminati tutti, ma certamente ridotti, per cercare di recuperare risorse da investire direttamente sui territori.

Di questi che definisce enti inutili quali vorrebbe eliminare o ridurre in particolare?

Non è possibile che ci siano in Umbria 4 ASL, 9 Comunità Montane, 7 enti Parco, bisognerebbe raggrupparli, da un lato per diminuire gli apparati burocratici che gestiscono questi enti, dall’altro per tagliare su costi inutili e fare in modo che il risparmio sia investito in attrazione d’impresa su questo territorio, sviluppo economico e occupazione.

Quali critiche muove, più in concreto,al governo regionale?

Va rilevato che l’Umbria nel 2004 ha avuto un PIL in decremento, -0,4 % se rapportato al 2003, e questo la dice lunga rispetto alla politica d’immagine portata avanti dalla Regione ma anche dagli amministratori locali. Se lo raffrontiamo al PIL in aumento delle regioni confinanti, significa che l’amministrazione regionale ha sbagliato la politica riferita al comparto economico.
Altra cosa importante è la forbice che esiste tra la provincia di Terni e quella di Perugina; se l’Umbria in generale ha problemi di crescita economica rispetto ad altre zone d’Italia, Terni ne ha ancora di maggiori e, nella provincia di Terni, Orvieto ne ha ancora di più.

Rispetto allo sviluppo economico, Lei ha rimproverato alla Regione di non aver saputo fare una politica adeguata. Mi spieghi meglio, per incentivare l’economia Lei cosa farebbe in particolare?

Intanto andrebbero valorizzate quelle che sono le specificità del territorio, in primis va valutata la questione turistica. I dati sono negativi, la Regione dovrebbe affrontarla in maniera più pregnante questo problema, intervenendo con progetti complessivi che permettano ai territori di riqualificarsi dal punto di vista turistico. Dovrebbe poi essere maggiormente di supporto all’insediamento delle imprese nella nostra zona. Dovrebbe poi fare in modo di determinare un’inversione di tendenza nel calo demografico, che è molto forte da noi: anche in questo campo gli investimenti per favorire formazione e occupazione sono importanti, perché possono tendere a far restare qui molti giovani che, per lavorare, si spostano altrove, contribuendo così all’invecchiamento della popolazione. Se questo non avverrà, il nostro territorio è destinato a un pericoloso spopolamento.

Rispetto alla marginalizzazione del territorio, su cui anche lei come altri ha calcato, ho fatto e faccio ancora l’avvocata del diavolo. Molti attribuiscono responsabilità alla Regione, ma non potrebbe essere, non solo ma anche, che questo territorio risponde poco: all’innovazione, alle nuove sfide della tecnologia.

Innanzi tutto voglio sottolineare che, quando chi ha governato parla di maginalizzazione, ha le sue responsabilità. Poi potrebbe pure essere che questo territorio risponde poco, ma siccome la politica deve essere la strada maestra delle scelte strategiche di una comunità, se risponde poco rispetto a Perugia significa che chi lo rappresenta in Regione e chi governa i comuni non riesce a raccordare abbastanza scelte di governo e bisogni di questo territorio. Se questo territorio in più si depotenzia, è normale che non venga preso abbastanza in considerazione.

Le solite domande personali. Quali sono per lei i valori irrinunciabili?

L’identità, la difesa dell’identità personale e del territorio, l’amor di patria, le radici con la propria terra, i padri. Avere un radicamento forte nel passato significa anche guardare al futuro in maniera positiva. La difesa dei valori più tradizionali della nostra cultura, come ad esempio la famiglia, elemento fondamentale per uno sviluppo sociale armonico.

Le sue predilezioni?

Mi piace lo sport, più che altro lo vedo. E poi guardare qualche bel film, ad esempio Excalibur, Brave Art, tutti quei film in cui c’è un forte senso dell’onore, la difesa di un popolo, quei valori in cui credo e che cerco di vivere in concreto e nella quotidianità.