politica
Le bugie del Comune sul commercio.
sabato 24 agosto 2002
Per giustificare nuove strutture di vendita di 2500 metri quadri, il Comune
di Orvieto propone uno studio dl ben 60 pagine.
Tale documento economico parte da statistiche generali e settoriali
sostanzialmente condivisibili e incontestabili;
ignora però dati e informazioni altrettanto importanti.
Fine ultimo è ovviamente una chiave di lettura quantomeno discutibile e
fuorviante del nostro territorio;
che scopriamo aver bisogno di almeno il 50% in più di nuove strutture
commerciali di 2500 metri quadri.
Due le motivazioni principali addotte:
- i più grandi esercizi orvietani, rapportati al numero degli abitanti
risulterebbero di gran lunga inferiori a quelli provinciali e regionali;
- nuove megastrutture impedirebbero la fuga commerciale verso comuni limitrofi.
Stranamente però non compaiono almeno due banalissime
considerazioni nella comparazione regionale:
1. la ristretta realtà economica del bacino d'utenza orvietano risulta
fuori da ogni paragone con la Conca Ternana, l'Alta Val Tiberina, etc. etc,;
la realtà sociale aggrava in modo ancor più pesante ogni più debole
capacità : propensione al consumo,
notoriamente localizzata in fasce d'età ben precise.
Ricordiamo che 11 nostro numero di ultrasessantacinquenni con il 26%
supera, e notevolmente, ogni media provinciale e regionale.
2. La fuga commerciale, del consumatore orvietano assume connotati
assai diversi rispetto ad altri territori della Regione.
Risulta infatti non proiettava su comuni limitrofi o ''satelliti"
(impensabile), ma su Viterbo e Roma.
Poli commerciali però di difficile ulteriore significativa espansione verso
la nostra città perchè, al di là della distanza :
- entrambi fuori da ogni flusso sinergico di carattere amministrativo,
perchè fuori Provincia e Regione;
- soprattutto per Roma, perchè circoscritti e gravati dai limiti del noto
Fenomeni del pendolarismo.
Risulta pertanto quantomeno discutibile e fuorviante qualsiasi paragone
con la forza attrattiva anche reciproca tra Perugia e Bastia, tra Temi e
Narni, tra Gualdo e Gubbio, tra Foligno e Spoleto, etc.,etc, in grado di
creare con facilità flussi "orizzontali" o "verticali'' nelle scelte del
consumatore.
In modo peraltro non certo casuale Io stesso documento comunale si
contraddice definendo "minime, limitate e fisiologiche" le fughe
commerciali verso Viterbo e Roma.
ogni realtà territoriale è in sintesi chiamata a misurarsi con la
modernizzazione dell'apparato distributivo e con le spinte dinamiche
portate dalla domanda dei consumatori.
La doverosa conoscenza della specificità geografica, economica e sociale
dovrebbe orientare con saggezza le scelte pubbliche in un ottica generale
dl sviluppo sostenibile;
limiti adeguati di espansione potrebbero comunque soddisfare
congiuntamente la richiesta di spazi dell'utenza come pure
dell'artigianato, del piccolo commercio di tutte quelle realtà locali
collegate.
Un processo evolutivo troppo brusco, incontrollato e travolgente potrebbe
invece avere costi sociali insostenibili per tutta la collettività.
Preoccupa pertanto la premessa discutibile e fuorviante del Comune di
Orvieto con l'utilizzo volutamente parziale delle statistiche.
Ricorda i famosi "polli delle statistiche" nella simpatica poesia
romanesca di Trilussa;
dove i polli superstiti, oggi vuol mangiarli tutti per sè il Partito dei
Democratici dl Sinistra.
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