opinioni

Sbarre

lunedì 6 aprile 2020
di Fausto Cerulli
Sbarre

In carcere si muore. Lo sappiamo che sono morti sempre: un centinaio di sucidi ogni anno, ammesso che siano veramente suicidi. Detenuti che si ammalano e il medico che viene pagato non si preoccupa più di tanto e quando infine si decide di trasferirlo è troppo tardi e muore solo senza poter essere accarezzato da una madre. Lo so: molti pensano che le carceri siano una specie di albergo, con pasti gratis e la televisione in cella (ad aggiungere pena a pena).

Ma chi pensa così meriterebbe di essere incarcerato con la palla al piede, perché ignora quello che dovremmo sapere tutti anche se non ascoltiamo le truci esperienze carcerarie raccontate soltanto da Radio Carcere, di Radio Radicale, unica radio che non nasconde la faccia nella sabbia della indifferenza.  Io sono forse troppo garantista, ma come avvocato ho avuto modo di constatare cosa succede negli istituti penitenziari. Ho avuto modo di ascoltare le sofferenze di chi patisce ogni giorno la degradazione del carcere.

In oltraggio alla nostra Costituzione che la carcerazione di essere uno strumento di rieducazione e non uno strumento di sofferenza. Il carcere, con l’isolamento che comporta, una telefonata di dieci minuti alla settimana con la famiglia, colloqui rari e brevi, anche perché una assurda disposizione vuole che i detenuti siano puntualmente detenuti lontano dalla famiglia, che spesso deve percorrere centinaia di chilometri per venire a trovare il familiare detenuto.

E questo diventa un aggiunta alla pena, una sua tremenda duplicazione. E il carcere finisce per diventare una tortura. Ed ogni anno lo Stato italiano viene multato salatamente dalla Commissione Europea per i diritti dell’uomo. E multata per il mancato rispetto di quei principi elementari che dovrebbero considerare far vedere nel detenuto anzi tutto un uomo, detentore di diritti inalienabili.

E solo da poco è stato inserito nel nostro codice il reato di tortura mentre da anni tutti i paesi di minima civiltà ci accusano di aver da sempre utilizzato la carcerazione come strumento di tortura psicologica e spesso fisica. E anche il cittadino più indifferente e cinico dovrebbe lamentarsi perché in fin dei conti le multe inflitte allo Stato dall’Europa le pagano i contribuenti e non i nostri governanti di ogni colore e di ogni risma politica. Una classe dirigente che dirige soltanto i fatti propri.

E in questi giorni particolari la carcerazione diventa ancora più restrittiva. Lasciando ancora più lontani dagli affetti più importanti. E questa situazione diventa più assurda e inaccettabile quando riguardvea i cosiddetti detenuti in attesa di processo. La loro situazione diviene ancora più assurda e suona come uno schiaffo alla Costituzione secondo la quale ogni cittadino deve essere considerato innocente fino a prova contraria e comunque fino ad una condanna definitiva. Si parla in questo caso di detenzione preventiva, dove quell’aggetto "preventiva" non  riesce a celare la realtà di una carcerazione come le altre.

E in questo caso la detenzione viola per ben due volte la Costituzione, nel silenzio dei mille giuristi o pretesi tali che affollano i nostri indifferenti mezzi di comunicazione ossequiosi ad ogni Potere, e soprattutto alla  cinica indifferenza del Potere: e cianciano di migliaia di detenuti che sarebbero stati scarcerati in questi giorni di angoscia.

Mentre invece sono solo qualche centinaio, e vengono scarcerati non già grazie ai provvedimenti di Giudici di Sorveglianza coraggiosi, e che magari saranno accusati di lassismo, quando sarà cessata, e se cesserà, questa bufera. E intanto le carceri sono sovraffollate, e i detenuti sono costretti a mantenere non tanto i due famosi due metri di sicurezza, ma neppure i trenta centimetri, stipati come sono in quattro per cella. E continuiamo a chiamarci patria del diritto mentre troppo spesso la tomba.