opinioni

Aldo Moro

giovedì 23 gennaio 2020
di Fausto Cerulli
Aldo Moro

Sto rileggendo alcune prose di Pier Paolo Pasolini contenute nei suoi saggi sulla politica e la società. Mi hanno colpito alcune sue note su Aldo Moro, scritte anni prima del rapimento dello statista ad opera delle Brigate Rosse e di altri che non si debbono dire. Premetto che, come tutti sappiamo, Pasolini fu sempre nemico della Democrazia Cristiana, accusata da lui di essere subalterne alla nuova forma di capitalismo - lui parlava di neocapitalismo - che aveva la responsabilità della omologazione della società.

Tanto per citare un esempio di quello che Pasolini pensava a questo proposito, basta pensare all’uso che la DC era riuscita a fare di uno strumento importante come la televisione inchiodando milioni di persone davanti alla tv a guardare, sono sempre parole di Pasolini, l’orrendo Festival di Sanremo. La condanna verso il neocapitalismo e della DC come sua emanazione fu una costante del pensiero di Pasolini. Lui riteneva giustamente che la DC fosse per il neocapitalismo quello che il fascismo era stato per il vetero capitalismo, rurale e paleo industriale.

Con l’aggravante che il fascismo non era riuscito a mettere la sordina a tutti gli intellettuali, con il carcere o il confino, mentre la DC aveva saputo emarginare gli intellettuali, conferendo loro un ruolo di qualche potere o emarginandoli grazie a una stampa in gran parte elegantemente condizionata. La condanna spesso feroce di Pasolini contro la Dc trovò una qualche eccezione con riferimento a due esponenti di quel partito: Moro e Zaccagnini. I due vengono uniti nella considerazione che ambedue fossero figure decenti e presentabili.

Ma, per Moro, Pasolini aggiunge altre importanti considerazioni, come quando lo ritiene portatore di una sorta di laburismo all’italiana e in ogni caso persona coinvolta meno delle altre, nelle nefandezze che Pasolini attribuisce,e non solo lui, alla DC. Guardiamo cosa accadde dopo. Le Brigate Rosse rapiscono proprio Aldo Moro. Non penso che tutti i brigatisti, anche se tra loro ho conosciuto persone di discreta cultura, conoscessero le valutazioni di Pasolini. Eppure, stranamente ma non tanto, rapirono proprio Aldo Moro.

La persona, cioè, che Pasolini aveva definito laburista e dunque non conservatore, e meno implicato e dunque meno colpevole. Allora viene da chiedersi perché proprio Aldo Moro. Ammesso che i terroristi, come si chiamarono, fossero così folli da ritenere che colpire il migliore per colpire il peggiore fosse uno slogan convincente, possiamo provare a fare anche un’altra considerazione: i brigatisti non avevano alcuna intenzione di eliminare Aldo Moro, come dopo avvenne, ma intavolare una sorta di dialogo con lui, unica persona con cui sembrava possibile dialogare, se erano vere le considerazioni di Pasolini.

E comunque i brigatisti forse pensarono di poter suscitare maggiore attenzione nella opinione pubblica che di centro o di sinistra, aveva comunque stima di Aldo Moro, o perlomeno non nutriva per lui quella indifferenza o quella insoddisfazione che provava nei confronti di persone ben più di lui coinvolte nelle colpe della DC, e penso ad Andreotti, a Forlani, a Gava, tanto per fare qualche nome. E in effetti il rapimento di Moro suscitò scalpore e anche trepidazione, anche se ebbe come effetto prevedibile ma non previsto di allarmare anche persone dai nervi saldi come Berlinguer, che proprio a causa del rapimento di Moro commisero quel micidiale errore che fu il compromesso storico.

Il rapimento di Aldo Moro fu dunque utile proprio a quella parte del regime che secondo logica politica avrebbe dovuto essere colpita. E dunque vien fatto di pensare che un clamoroso errore di valutazione fosse stato strumentalizzato proprio da chi, pur militando nello stesso partito aveva interesse alla eliminazione politica e magari fisica di una persona scomoda. E penso ad Andreotti e ai suoi malfamati compagni di corrente e dietro di loro, magari anche la Cia e dunque gli Stati Uniti. E qui mi fermo. Pensiamoci sopra insieme.