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Il giardino potato. Quando la politica usa la falce fienaia

mercoledì 11 dicembre 2019
di Pirkko Peltonen
Il giardino potato. Quando la politica usa la falce fienaia

Non più tardi di due anni fa, in gennaio 2017, si registrò in Consiglio Comunale un coro unanime a favore dell’Associazione TeMa. Alcuni consiglieri di maggioranza presentarono una mozione, sottoscritta anche da un esponente dell’opposizione, Andrea Sacripanti, in cui si chiedeva “a Sindaco e Giunta un impegno a tutela del prezioso patrimonio umano e professionale rappresentato dall’Associazione TeMa e dai suoi dipendenti, in prossimità della scadenza della convenzione tra l’Associazione e il Comune”.

I gruppi di opposizione “Identità e Territorio”, “Forza Italia” (cui era iscritta l’attuale sindaco Roberta Tardani) e “Gruppo Misto”, presentarono una risoluzione che proponeva “di ripartire proprio dalla TeMa per rafforzarla e migliorare il sistema della gestione della cultura”.

Ma oggi?

Il 2 dicembre, i cinque dipendenti della TeMa si sono dimessi in blocco.

Il 4 dicembre, il CdA della TeMa, dimettendosi, ha consegnato le chiavi del Teatro al Comune: l’Associazione TeMa non ha, quindi, né sede né struttura amministrativo-organizzativa.

Il 7 dicembre il sito del Teatro Mancinelli risulta disattivato. La TeMa non ha più, quindi, alcuna attività. E’ spenta.

Com’è successo? Cos’è successo?           

Sono stata presidente dell’Associazione TeMa dal 2007 fino a luglio 2009, nella mia qualità di assessore al Comune di Orvieto.

Al mio arrivo ho trovato un deficit patrimoniale di circa 1.100.000 euro, un personale sfiduciato e, sulla bocca del popolo, le invettive contro “il disastro TeMa macchina mangia-soldi”. In realtà, il debito era emerso già un anno prima, quando, sotto la presidenza di Teresa Urbani, fu ri-aperto il bilancio dell’esercizio precedente. In quell’occasione fu anche proposta un’azione di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori, direttore e collegio dei revisori. La proposta fu respinta dall’assemblea de soci: si ritenne che la TeMa fosse stata la “mera esecutrice” delle scelte culturali del Comune.

Sotto la mia presidenza, e con la mia firma, fu acceso un mutuo novennale di 900.000 euro presso la Cassa di Risparmio di Orvieto, con il Comune di Orvieto come garante, e con il contestuale aumento, da parte del Comune, del contributo annualmente erogato all’associazione TeMa per i sui compiti.

Non firmai certo a cuor leggero il mutuo; lo feci perché era l’unico modo per salvare, non solo l’Associazione TeMa, ma la continuazione delle attività teatrali, di spettacoli dal vivo, nella cornice di quel gioiello che è il Teatro Mancinelli.

Non era un regalo, il mutuo: andava ripagato con gli interessi. In parole tecniche: con il mutuo si consolidava lo stato patrimoniale in deficit. Ma il deficit rimaneva. L’unica via d’uscita consisteva in un’amministrazione oculata e prudente, ma soprattutto nell’aumento del volume di attività, per arrivare alla riduzione graduale del deficit. Il deficit c’era, ma era sostenibile. Chiusi i miei bilanci in pareggio.

Gli anni successivi (giunta Concina, con Roberta Tardani come vice-sindaco) hanno visto il mutuo – quello da me firmato – postergato, con aggravio non indifferente in termini di costi per interessi; fu ridotto il contributo d’esercizio prima previsto. “Sarà difficile in queste condizioni chiudere il bilancio in pareggio”, ha dovuto constatare, nel 2010, il nuovo CdA guidato da Antonio Barberani. Infatti. E quel milione di euro di deficit restava lì.

Perché, tuttavia, ancora inizio 2017, il coro unanime al Consiglio comunale in difesa della TeMa? “Prezioso patrimonio”, fu detto. “Ripartire dalla TeMa”, fu auspicato. Unanimemente.

Scaduta la convenzione novennale dell’Associazione TeMa con il Comune di Orvieto nel 2017, si decise di procedere con un bando per la gestione del Teatro Mancinelli. Il bando, della durata di cinque anni, fu vinto dall’Associazione TeMa. Risulta che, negli ultimi due anni, il CdA presieduto da Stefano Paggetti, ha portato alla diminuzione del deficit patrimoniale, ha proceduto alla ristrutturazione del personale, ha presentato il bilancio conclusivo del 2018 in pareggio.

Perché allora, da parte dell’amministrazione comunale, il 6 novembre, la revoca immediata della convenzione stipulato nel 2017? Revoca che in quanto “immediata” non è giuridicamente neppure corretta. Perché, il 21 novembre, al Consiglio comunale, approvare (favorevoli i gruppi di maggioranza e la consigliera Belcapo; usciti, invece, al momento del voto, i gruppi di opposizione) perché, cioè, approvare la mozione che chiedeva la “liquidazione della TeMa, e la recessione del Comune dalla qualità di socio dell’Associazione? Perché voler “liquidare la TeMa” – cosa, tra l’altro, non nelle competenze del Comune, caso mai dell’Assemblea dei soci – a inizio della stagione teatrale, alla vigilia degli eventi che maggiormente coinvolgono il Teatro Mancinelli?

Perché non aver scelto di accompagnare il cammino di consolidamento del bilancio della TeMa già avviato, per preparare, caso mai, un’alternativa gestionale, con la struttura già in via di risanamento, alla scadenza della convenzione, nel 2021?

No. La scelta è stata quella della rottura immediata. Con ciò che ne deriva: perdita immediata di 5 posti di lavoro; incertezza circa la prossima stagione teatrale (che era già stata predisposta); cancellazione di un evento, per ora, (Umbria Tango Festival), incertezza gestionale circa tutti i prossimi eventi già programmati, ivi compreso Umbria Jazz Winter.

E con la gestione del Teatro Mancinelli che nel futuro andrebbe affidata  (parole della sindaca Tardani il 9 dicembre): “a una gestione diretta del teatro affidando alcuni servizi e la direzione artistica, ma mantenendo un controllo sulla gestione (…)”. Ma anche no, perché “tuttavia non escludiamo le altre ipotesi che ci sono state prospettate dai sindacati e altre forze politiche (…)”.

E’ mai possibile che si proceda alla revoca di un contratto esistente senza aver chiaro in mente la soluzione sostitutiva?

Esiste pur sempre anche la questione etica. Etica delle istituzioni. L’associazione TeMa è, per Statuto, una associazione con persona giuridica di diritto privato, e nel suo consiglio d’amministrazione esprime ben 3 esponenti scelte dal Comune, tra di loro il presidente. E’ stata il braccio culturale del Comune. I bilanci e i programmi di stagione teatrale sono stati approvati dal Comune; il Comune, con i suoi contributi, ha garantito l’operatività dell’associazione la quale, in compenso, ha garantito l’attività non solo teatrale ma anche la gestione di altri eventi culturali della città. E ora la TeMa, fin dalla sua costituzione la “longa manus” dell’amministrazione comunale, viene messa nella situazione di doversi auto-liquidare. Il Comune se ne dissocia, così pare. Con un “atto di coraggio”, lascia cadere la stagione teatrale già predisposta, con nebbia fitta sul futuro del Teatro.

Ma, soprattutto, lascia l’Associazione con il suo debito. Come se fosse questa “associazione privata” causa unica dei propri guai, e responsabile unico dei debiti accumulati. In questo modo sconfessa anche quei consiglieri (e presidenti) della TeMa, emanazione del Sindaco e del Consiglio comunale, che in tutti questi anni nel consiglio d’amministrazione delle TeMa sono stati determinanti.

Chi paga? A quale porta busserà l’erario e busseranno i fornitori per il recupero dei loro crediti? Alla porta degli ultimi amministratori?

Si fa presto a chiamare in causa i consiglieri nominati dall’amministrazione precedente (Germani), ma come la mettiamo con coloro i quali hanno avuto la Tema in mano durante il governo Concina-Tardani (2009-2004)? Chi paga? Pagheranno gli ex-amministratori della TeMa che, senza neppure un gettone di presenza, si sono accollati il peso di una gestione gravosa, pensando che il socio di riferimento (il Comune) avrebbe garantito il proprio sostegno? Pagheranno i soci che con la propria quota di 30 euro all’anno erano convinti di sostenere l’attività teatrale ma che, per lo Statuto, si trovano “tutti responsabili” per i bilanci approvati da pochi di loro, vista la scarsa affluenza nelle assemblee?

E sì, esiste la questione etica, eccome se esiste. Le amministrazioni precedenti, guidate da Stefano Mocio, da Toni Concina, da Giuseppe Germani hanno riconosciuto il ruolo strategico, ma anche la responsabilità del Comune nella conduzione di un’associazione in cui la maggioranza dei consiglieri è emanazione dello stesso Comune.

E’ davvero triste dover constatare come – ma anche a livello nazionale – “il nuovo, il cambiamento di metodo!”, spesso consiste in due rozze regole: 1) trovare un capro espiatorio del passato per poterlo punire; 2) impugnare la falce fienaia e fare piazza pulita di ciò che fu. E chiamarlo un “atto di coraggio”. Con questi principi non si va lontano, temo. Perché dopo aver falciato per bene, che cosa rimane? Un campo spoglio: cioè nulla. E’ sintomatico che tuttora, a quasi sei mesi dall’insediamento della nuova giunta, non vi sia ancora un assessore che si occupi di cultura a tempo pieno.

Orvieto ha bisogno di aprirsi al mondo. Sono certa che vi sono, in questa città, forze e persone capaci di dinamicità, di creatività, ma – perché no! - anche di allegria e di gioia, per progettare una visione contemporanea di questa città. Quell’altra visione si chiama il futuro di Orvieto. Prima o poi dovrà pur emergere. Altro che sardine! 

Pirkko Peltonen, ex-assessore (2007-2009) alla promozione della cultura del Comune di Orvieto con delega all’attività dell’Associazione TeMa e alla Fondazione Centro Studi