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Convento

giovedì 21 febbraio 2019
di Fausto Cerulli
Convento

Il giaciglio che preferivo era un fossato,
guardavo molto le molte stelle e le poche
lucciole prima che sparissero, il mio fiato
sapeva di molto vino, invecchiato nel tufo
delle cantine del Greco, le mani sotto la nuca
a farmi cuscino. Un amico voleva portare via
il mio corpo ma io nel sonno sogno
dicevo lascia che io veda ancora la donna
per cui bevo troppo vino, lascia che io
la veda in quell’intrico di stelle. Sentivo
venire, dall’osteria, il canto di amici beoni,
Il giaciglio che mi era caro era umido
di qualche brina che a me sembrava
calore,e mi dava pace, se pace era
quella. Per certo una simile pace
non l’ho più cercata,temendo che
non l’avrei trovata. La luna calante
sembrava che sorridesse, ma era
pianto la pioggia di stelle. Le donne,
in quelle sere che erano mie, potevo
inventarle sincere. Intorno all’amato
giaciglio le mura di un vecchio
convento.