opinioni

La panchina

giovedì 17 gennaio 2019
di Fausto Cerulli
La panchina

Assurda quella panchina nella mattina
come sempre nebbiosa di una Rieti
percorsa da auto affrettate, in una
stupida corsa inseguita da fumi forse
letali, ed assurdi io e te, Donatella,
seduti su quella panchina, le mani
gelate in un intrecciarsi quasi
spaurito, all’incrocio della strada
Salaria con la strada che allora
(forse ancora) portava in città.
Nell’aria come un ricordo
di un certo amore, che stava
per perdersi nella tenerezza
di quando l’amore svanisce.
E tu, Donatella, mi ricordavi
quell’unico bacio sulla collina,
ed io ti ascoltavo in silenzio,
guardavo il tuo volto di piccola
ebrea segnata da qualche
scampato massacro. E poi fu
soltanto e per sempre, un saluto
dalla finestra di una casa molto
borghese, e partivo, mia Donatella,
per un viaggio che mi portava
al non ritornare da te, e noi,
Donatella, lo sapevamo,da sempre.
E da questo la nostra angoscia,
sottile come un velo di nebbia,
su quella assurda panchina.