opinioni

Scuola come fabbrica di opportunismo

sabato 16 giugno 2018
di Fausto Cerulli
Scuola come fabbrica di opportunismo

D’accordo. I nostri giovani non sono tutti ignoranti o stupratori del sabato notte, rincoglioniti dalle discoteche. Peggio. I nostri giovani, non dico tutti, sono semplicemente cinici e pervicacemente opportunisti, che se sono bocciati perché se lo meritano, lo dicono a mamma e papà, e il papà va a picchiare il professore di turno. A parte questo, non credo che esista una miscela più esplosiva di quella che lega cinismo e opportunismo.

Perché se cinismo può voler dire indifferenza ai valori, opportunismo è attenzione ai valori che servono, a quelli che spianano la strada senza indicare una meta. Schematizzando possiamo dire che siamo di fronte al cinismo dei Valori Opportuni. Questo nuovo cinismo non è prodotto dai professori sessantottini, come si usa beceramente dire, perché i professori sessantottini non insegnavano certo cinismo e opportunismo. Allora dobbiamo porci il problema della fabbrica-scuola, degli insegnanti mal pagati, del nozionismo, delle contorsioni pseudo pedagogiche del giorno, della confusione interessata tra scuola pubblica e scuola privata.

Lasciamo queste faccende agli addetti ai lavori, e chiediamoci brutalmente se questa scuola ha ancora un senso, se la spesa, come si dice, vale l’impresa e se non convenga esporre il cartello con scritto: scuola chiusa per bancarotta fraudolenta Potrà sembrare una soluzione traumatica, ma potrebbe servire a risparmiarci i piagnistei ministeriali. denaro pubblico gestito da ministri a dir poco incompetenti. E potrebbe servire a risparmiarci il gioco idiota degli alibi a catena. del tipo:i giovani non hanno valori perché la scuola non gliene fornisce. e la scuola non gliene fornisce per colpa del sessantotto, con il voto politico e, come qualcuno dice, l’ignoranza al potere.

Mettiamola, Dio santo, questa scuola nel novero delle fabbriche tutte, anche a costo di scoprire che il prodotto delle scuole è un prodotto lordo nel senso più lordo della parola lordo. E ripartiamo da quello che ci resta di coscienza civile. Io credo che sia possibile rimettere nel commercio scolastico anche prodotti netti, nel senso più netto della parola. Certo la strada non è facile, e la nostra classe politica non ci incoraggia, e le fa comodo non incoraggiarci, volendo crescere una masnada di sudditi imbecilli e servili senza saperlo.

Già, la classe politica: una lobby di mestieranti del nulla o del peggio. Assumiamoci le nostre responsabilità, senza deleghe a delegati pro domo sua. I ministri seguitino a non amministrare. proviamo a farne a meno. Facciamo ancora uno sforzo, forse siamo ancora in tempo, per ragionare di ragione, in questo barlume di coscienza che rimane prima che venga il Grande Buio.