opinioni

Orvieto: tabù o trasformazione?

venerdì 17 febbraio 2017
di Fabio Massimo Del Sole - Patrizia Pelorosso
Orvieto: tabù o trasformazione?

Proponiamo ai lettori di Orvietonews.it questa breve riflessione sulle 2 giornate dedicate al Turismo, organizzate dal Comune di Orvieto con la partecipazione dell’Università di Perugia. Parlare di una strategia di marketing (questo è il tema trattato negli incontri) senza una adeguata politica di valorizzazione turistica dei Beni Culturali della nostra città, ci sembra sinceramente alquanto limitativo.

Della stessa opinione sembrerebbe essere anche il celebre manifesto pubblicitario del Carrarini, visionabile nella Nuova Biblioteca Luigi Fumi, che nel 1616 propose la “prima promozione” di Orvieto in un’epoca dove nessuno avrebbe mai potuto immaginare l’eccezionale sviluppo del turismo, oggi così importante per l’economia del nostro Paese.

“Tutti sanno del Duomo e del Pozzo - si dice abitualmente - dobbiamo piuttosto trovare altri modi per far venire gente a Orvieto”, oppure “Chi è che non conosce gli affreschi di Luca Signorelli!”, esclamava alcuni anni fa un noto concittadino ad un intervento sulla mostra “Mirabilia” realizzata per valorizzare la Cappella di san Brizio.

Dopo ben quattro secoli dalla realizzazione di quel manifesto, non ci sembra affatto insensato affermare che, a dispetto di tutte le più moderne strategie di comunicazione, il successo turistico di una città come Orvieto risulta essere ancora racchiuso proprio nei suoi preziosi capolavori d’arte e d’architettura che, per così dire, la storia ci ha “provvidenzialmente” consegnato.

Tuttavia, per ripartire dai nostri “tesori”, occorre avere il coraggio di lasciare alle spalle vecchi tabù: una visione esclusivamente amministrativa dei Beni culturali, che richiedono sempre più l’apporto di nuove idee progettuali; l’irrisolvibile diffidenza nei confronti del privato, avvalorata dal fatto che il patrimonio storico-artistico è ancora considerato più come una “proprietà personale” dell’Ente che un Bene appartenente alla collettività e a servizio della collettività; il concetto stesso di innovazione che molto spesso, o quasi sempre, si trova a scontrasi con una mentalità miope e conservatrice, cioè “mal disposta” per sua natura a qualsiasi cambiamento.

Fare marketing oggi ad Orvieto significa dunque ri-scoprire l’originalità dei suoi celebri monumenti, portatori inesauribili di “messaggi” profondi e sempre più attuali, significa sostenere progetti editoriali che sappiano fondere tradizione e innovazione, significa insomma ricercare forme di fruizione cosiddetta “sensoriale” dei Luoghi-simbolo della Città, da estendere poi al resto del Territorio.

Tutto il resto è ordinaria amministrazione che, seppure si affanna per tentare di “invertire” la marcia, non ha in sé la forza e la creatività per mettere in atto quella “trasformazione” che tutti noi da tempo stiamo aspettando. Noi intanto continueremo a sperare, perché è stato detto che la speranza mette radici anche nella roccia.