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Un volo troppo lungo

giovedì 16 febbraio 2017
di Fausto Cerulli
Un volo troppo lungo

Una ragazza di diciassette anni, qualche mattina fa, anziché andare alle magari noiose lezioni liceali, ha deciso di prendere il treno da Orvieto a Roma. Fin qui nulla di particolarmente diverso da una scappatella, magari non aveva studiato e aveva paura di essere interrogata. La questione si complica quando la ragazza, anziché andare in giro per i musei, è andata in un preciso condominio dalle parti di via Nomentana per gettarsi dal settimo piano di un appartamento.

Si è parlato di suicidio, ma è difficile pensare ad un suicidio così elaborato. Anche ad Orvieto esistono, magari pochi, palazzi di sette piani, e poi esiste una cosiddetta Rupe dalla quale chi ha deciso di uccidersi, suole prendere il tragico volo. Il corpo della ragazza è stato trovato fracassato sul selciato di una qualsiasi strada di una Roma qualsiasi. E prima di spiccare il tragico volo ha pensato bene di portare con sé la sua borsa, quasi per servirsi della modesta somma che aveva nella borsa per pagare l’obolo a Caronte o per corrompere un angelo che la portasse in quel Paradiso che la Chiesa nega a chi si toglie la vita.

La magistratura, ovviamente, ha aperto un fascicolo sulla vita ormai chiusa per sempre. Prima ipotesi: suicidio, ma non ci crede neppure lo scemo del villaggio. Allora, senza entrare nel giallo, anzi sì viene in mente che la ragazza avesse un appuntamento a Roma, magari fissato via Internet con qualcuno conosciuto proprio su Internet. Magari una di quelle conoscenze virtuali che non sempre sono virtuose. Solo una ipotesi, ovviamente: ma più valida o comunque meno suggestiva di un suicidio studiato alla biglietteria di una stazione ferroviaria. Magari, come spesso accade, verrà trovata una lettera in cui la ragazza annuncia la sua tragica decisione e ne spiega il motivo. Sarebbe una sorta di lettera scarlatta.

Ma di quella lettera nessuna traccia, magari per i notori ritardi delle nostre poste. Difficile non pensare che un appuntamento si sia tramutato in tragedia: magari perché l’incontro non è stato troppo piacevole e la ragazza si è uccisa per la delusione. Oppure la ragazza ha rifiutato qualcosa allo sconosciuto internetconosciuto personaggio che doveva incontrare. Si naviga tra le ipotesi, della ragazza non sappiamo neppure il nome, solo le iniziali: I.C. e che era una straniera trapiantata come un organo nella città del Duomo. Un mare di ipotesi. Un volo senza ipotesi. E chi ora scrive cerca di quasi scherzare, per non cedere alla commozione, anche perché ha avuto esperienza di diversi amici/amiche che sono state suicidate.