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Le labbra, mio Dio, l'aspide

venerdì 16 dicembre 2016
di Fausto Cerulli
Le labbra, mio Dio, l'aspide

Non stava a me sapere del suo passato,
dei fiori che aveva colto in qualche
sfiorito ormai giardino d’amore.
Lei era la donna con veleno di aspide
sulle labbra, e con piedi veloci
a spargere il mio sangue. Io
di lei sapevo tutto il male che aveva
fatto a se stessa, in paura di farne
ad altri, e dunque era la vergine
pulzella indolenzita per il non
provato piacere delle notti alte
che l’inverno regala alle colline
grigio sfumate. E Manuelita
cercava l’eterna rivale nei pollini
del desiderio: e i fiori, mio Dio,
i fiori...