Quando vinsi il Premio De André
Nelle catacombe metropolitane di Roma.
che percorrono il ventre di questa città
non città, ormai eternamente corrotta,
i martiri si aggirano convinti di essere
vivi con la loro eleganza impiegatizia,
e le donne, vergini e martiri, mostrano
la loro fede nel segno del pesce
ostentando un peircing sull’ombelico.
senza suscitare eccitazione alcuna
nei presbiteri e nei diaconi ormai
sazi.Qualche zingara stranamente
scampata al campo di sterminio
chiede qualche spicciolo ottenendo
giuste imprecazioni dai martiri,
tutti presi dalla loro inutile fede.
A Milano,nelle catacombe,
qualcuno suona un violino,
e la gente che è anche martire
si sofferma ad ascoltare un attimo
per dirsi “peccato, un talento
sprecato”. A Roma la gente
è di casa nelle catacombe
metropolitane e non vuole
altra musica che quella delle
borse che urtano contro le borse
piene di niente.
Se poi arriva una fanciulla con una
borsa cremisi e l’aria assorta,
forse eccitata, di chi va ad incontrare
il suo amato amore, i martiri
in cuor loro le rimproverano di essere
viva nonostante la persecuzione.
Lei si accarezza la lunghissima treccia,
pensando alle mani di lui attente
a non sciuparle i capelli.
Nelle catacombe metropolitane
una fanciulla incute rispetto
ed invidia ai martiri e suscita
strane dicerie di un apostasia
quale che sia, anche se sia per
amore. Come forse è.