opinioni

Maledetti toscani

lunedì 26 settembre 2016
di Fausto Cerulli
Maledetti toscani

Renzi non fa altro che portare a termine, con maggiore sottigliezza, il piano parapolitico che fu del Gran Maestro Licio Gelli. Basta andare su un qualsiasi motore di ricerca di Internet,come Google, cercare alla voce "Gelli, Piano di Rinascita Democratica", et voilà, appare il completo piano di Gelli, in tutti i suoi dettagli. Questo piano era ovviamente a conoscenza di quanti hanno avuto per le mani i quattro o cinque faldoni contenenti i risultati del lavoro della Commissione d’inchiesta sulla P2. Ma quello che salta subito agli occhi, leggendo il piano di Gelli, è che tutte le mosse del massontoscano Renzi sono volte a perseguire proprio quel piano. Senza entrare nei dettagli minuti, Gelli riteneva indispensabile un rafforzamento dell’Esecutivo, per rendere più governabile il Paese. Proprio come vuole fare Renzi.

Nel piano di rinascita democratica si metteva in conto un drastico ridimensionamento del ruolo dei Sindacati, ed ecco che, zacchete, il nostro Renzi annulla lo Statuto dei Lavoratoti, in particolare l’art. 18, in questo superando anche il Maestro, che aveva pensato soltanto ad un alleggerimento del ruolo dei sindacati, del resto già ridimensionato dai sindacati stessi.Nel piano di Gelli si profilava una particolare attenzione ai mezzi di comunicazione. Non si trattava di impadronirsi di quei mezzi, ma di portare dalla propria parte almeno qualcuno dei detentori di quei mezzi. I giornalisti che avrebbero presero la tessera della P2 sarebbero stati chiamati “acquisiti”con squisita denominazione. Anche in questo caso l’allievo ha superato il maestro. Renzi ha piazzato tutti uomini suoi ai vertici della televisione pubblica, perché non si disturbasse il manovratore. Dalle televisioni private, quelle di Berlusconi, non c’era nulla da temere. Il patto del Nazzareno bastava ed avanzava, Quanto alla carta stampata, per cui Gelli prevedeva una cospicua infiltrazione di “acquisiti” per condizionarne a proprio favore la linea. Renzi sembra direttore del quotidiano la Repubblica, e Calabresi, sostituendo Ezio Mauro, sembra seguire supinamente le avventure renziane. Anche la Stampa si è allineata, e il Corriere della sembra il meno determinato ad applaudire Renzi, tanto per salvare la faccia a Berlusconi, che ha comprato il Corriere comprando la RCS.

Il problema della giudici e della giustizia interessava molto Gelli, che pensava di infiltrare al solito gente con la sua tessera o fare il pieno di acquisiti. Renzi è più furbo, lui non vuole compromettere giudici e giustizia, si limita a cercare appoggi pe far passare in cavalleria i reati del padre della Boschi, o il fallimento fraudolento di Società riferibili a papà Renzi, e di cui il figlio Matteo era stato socio. A proposito di carta stampata, il nostro Renzi ha fatto crepare di rabbia le Ceneri di Gramsci, facendo dell’Unità un fogliaccio asservito totalmente alla line aa renziana, con effetti addirittura ridicoli per eccesso di zelo. Ha fatto suo persino un Enrico Deaglio, che ha lasciato stupefatti quelli che lo credevano duro e puro scrivendo sull’ Unità una patetica apoteosi del nostro Capo del Governo, come Renzi preferisce essere definito, piuttosto che Presidente del Consiglio, espressione questa che non lascia abbastanza l’idea dell’uomo forte, del Capo, appunto. Soltanto il Fatto Quotidiano resiste all’offensiva renziana, insieme al quotidiano il Dubbio, a cui prima o poi verranno meno i pochi soldi pubblici previsti da una legge che cambia oggi e domani, secondo le voglie del Capo.

Anche in questo caso l’allievo supera il maestro, se non altro per raffinatezza ipocrita. Gelli proponeva l’abolizione secca delle Provincie, Renzi finge di abolirle ma le lascia in piedi solo per non perdere i voti degli addetti, che non saprebbe dove sistemare. Anche Gelli pensava a una drastica riforma del Parlamento, con separazione di compiti tra Camera dei Deputati e Senato, che nel Piano vengono chiamati rispettivamente CD e SR, tanto per ridurne anche il valore semantico.Nei disegni di Gelli la Camera avrebbe dovuto inchinarsi al Capo. prevedendo che ai decreti legge non potessero essere portati emendamenti. Io decreto e voi parlamentari non potete dire la vostra. E Renzi va avanti a forza di decreti, che dovrebbero essere utilizzati solo per casi emergenza e che il Nostro usa anche per stabilire il prezzo delle noccioline.

Sia nel piano di Gelliche nelle intenzioni di Renzi è prevista tra le righe e manco tanto, una Repubblica Presidenziale, che non sarebbe nulla di male visto che altri paesi hanno adottato questo sistema, ma che nel nostro caso non avrebbe contrappesi, con lo svilimento del Parlamento, e con un ridimensionamento dei poteri della Corte Costituzionale. Gelli parlava bruscamentee di ridimensionamento, Renzi, più pragmatico, si è limitato a mettere sostanzialmente anche se non formalmente a capo della Corte il Dottor Sottile Giuliano Amato, di craxiana memoria, e in ogni caso se ne infischia delle sentenze della Corte, facendo finta, ad esempio di non aver saputo nulla di quella sentenza che aveva dichiarato incostituzionale l’’attuale Parlamento, pieno di parlamentari non eletti dal popolo e fedelissimi di Renzi. Dunque Renzi come Gelli. Con una differenza: Gelli tramava nei segreti dei Palazzi, Renzi fa tutto alla luce del sole, pensando magari di essere il Re sole.