opinioni

Note a margine della questione Teatro Mancinelli

lunedì 27 giugno 2016
di Gianluca Foresi
Note a margine della questione Teatro Mancinelli

Vorrei condividere qui alcune riflessioni espresse già sui social riguardo la questione Teatro Mancinelli. Non entro nel merito delle beghe economiche o di bilancio, in primo luogo perché oltre a non averne le competenze, non conosco in particolare quelle della gestione TeMa; secondo perché onestamente poco mi interessano, sebbene siano di importanza capitale per gestire qualsiasi ente.

Ho notato però di recente una tendenza quanto mai pervasiva a spostare il centro del discorso sempre e solo sulle cifre: credo perciò si sia molto lontani dal voler trovare una vera e proficua soluzione.  Si tratta di un ambito che nulla o poco ha a che vedere con il reale interesse per il soggetto o l'oggetto in questione: si entra nelle questioni di lana caprina, nelle semplici rivendicazioni di potere o rendite di posizione, o peggio ancora nelle bagattelle (per dirla alla Celine così non mi si accusa di fare citazioni radical chic di sinistra) politiche e nei giochetti infantili da cortile estivo: il pallone è mio e quindi decido io chi gioca.

Quando però i bambini giocano, lo fanno molto più seriamente degli adulti, il problema è quando gli adulti continuano a giocare come se fossero bambini.  In questa vicenda invece sembra che qualcuno l'anima l'abbia venduta o la voglia vendere al diavolo pur di rimanere ancorato alla sua giovinezza o longevità politica, artistica o dirigenziale che dir si voglia.  Io credo che sia arrivato il momento di dire basta a tutto questo rumore di sottofondo, a questo voler continuamente rimestare nel torbido, nelle vecchie logiche del 'questo è bene, perché l'ho fatto io e questo è male solo perché non viene da me'.

Credo che in certe situazioni sarebbe bene fare un passo indietro tutti, cedere un pezzetto del proprio potere (potere di cosa poi bisognerebbe capirlo), oppure si muore, idealmente, intellettualmente e culturalmente, ma qui sembra che nessuno voglia usare la ragione, ma solo abusare delle proprie posizioni o presunte tali.  Per entrare più precisamente nella questione dico che non so se Sabrina Ceprini abbia fatto bene o male, so solo che le è stato conferito un mandato, lei ora è il presidente (oddio, si dice forse Presidenta?) della teMa, che ovviamente non è un amministratore delegato e che risponde solo all'azienda per cui "lavora" e a chi lì l'ha voluta, oltre che ovviamente alla Città tutta.

Per ora lei sta seguendo una sua linea, ha un suo progetto e sta facendo quello che è nel suo legittimo potere.  Solo il tempo dirà se le sue scelte siano state giuste, ma fino a quel momento sarebbe bene lasciar stare polemiche strumentali o meno e sospendere il pre-giudizio, perché solo gli "Attori" direttamente coinvolti sanno come sono andate realmente tutte le questioni, specie quelle interne.

Credo comunque, per citare anche il casus belli Paolini, che il suo lavoro in questi anni abbia prodotto buoni risultati, ma c'è da dire che un direttore artistico non è un Papa, che rimane in carica fino alla fine dei suoi giorni, e quindi, come dice la parola stessa, a volte è necessario cambiare la 'direzione' che si vuol dare, perché si ha un'altra concezione o un'altra idea.

Le frasi banali e stucchevoli sul fatto che il nuovo direttore artistico abbia collaborato con Alemanno o con un amministrazione di destra le lascio a quelli che amano disquisire sul sesso degli angeli: la bravura o l'incapacità non si misura con l'essere scelti per collaborare con una o un'altra fazione, ma solo in base ai risultati che si sarà in grado di ottenere. È che ad Orvieto, ma un po' in tutta Italia, le decisioni che riguardano il teatro e l'arte in generale vengono prese e dipendono da persone che NULLA conoscono, NULLA sanno e NULLA forse hanno intenzione e interesse di sapere del Teatro e di spettacolo e Arte in generale.

Non cale di quello che si agita, della VITA che c'è su questo PIANETA, di cosa ci sia dietro un lavoro una professione e un'attività come quella performativa, ci si trincera grigiamente dietro ai bilanci, alle rese dei conti tra opposte fazioni, e chi vive di questo, non è minimamente coinvolto o chiamato a decisioni che possano dare una Direzione ed è costretto a sorbirsi, enormi sermoni (e voglio essere benevolo) di facciata da parte di persone che pontificano sull'importanza e la rilevanza dello spettacolo e la sua necessità. Blaterano affermando che per loro la Cultura è fondamentale, che si deve partire da quella, mentre poi nelle segrete stanze o fra loro si dicono l'esatto contrario o peggio non dicono NULLA, e sviliscono il bene più prezioso che la nostra nazione possiede, quello per cui ancora qualcuno si degna di venire a visitare il nostro paese, quello che ci hanno lasciato in eredità gli artisti, pittori, scultori, musicisti, attori.

Ricordo en passant che la Commedia dell'Arte è studiata in tutto il mondo e qui in Italia nemmeno viene più quasi menzionata nei testi scolastici, mentre potrebbe essere usata come nuovo modello di sviluppo, dato che perfino in Giappone, patria del Teatro del Nō (che non riguarda il referendum) è tenuta in grande considerazione.

Voi non sapete che danno inenarrabile compiano questi soggetti coprendo questo ambito delle loro chiacchere da bar. In Italia siamo tutti allenatori; mi verrebbe da dire, parlando di teatro, siamo tutti ALLENATTORI. Che c'entra il problema dei bilanci con quello artistico? C'entra, perché se si tornasse a far gestire i teatri e l'arte in generale a chi dovrebbe tirarci fuori il proprio vivere, potremmo star sicuri che il bilancio sarebbe sempre in attivo.

Del Teatro Mancinelli come Genius loci, come scrigno prezioso di arte, cultura e sapienza cosa posso aggiungere? È una cosa talmente evidente ciò che rappresenta e potrebbe continuare a rappresentare per la città e per il suo sviluppo che aggiungere altre parole sarebbe davvero superfluo.

Certo non deve e non può rimanere isolato, ma ha bisogno di entrare in un circuito che comprenda i vari asset (vd. Palazzo dei Congressi, cattedrale nel deserto, vd. Duomo, palazzo dei congressi o delle congreghe, vd. Pozzo di San Patrizio - che aspettiamo ad attivare un gemellaggio con la città di San Patrizio e allacciare relazioni con l'Irlanda? -) che Orvieto possiede e che se adeguatamente coordinati e legati potrebbero far fare alla nostra città il salto di qualità che tutti auspichiamo e farla uscire da questa palude nella quale da anni sembra essere piombata.