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Sarà possibile restituire al popolo italiano una vita dignitosa?

domenica 19 giugno 2016
di Mario Tiberi
Sarà possibile restituire al popolo italiano una vita dignitosa?

Mi sono di soprassalto svegliato alcune notti orsono con un chiodo fisso in testa, quello del pensiero rivolto ad una Umanità spesso privata della sua valenza primigenia, la Dignità. E così mi sono immaginato una ideale camminata assieme a coloro che hanno perso il lavoro o non riescono a trovarlo, a quelli con salari e pensioni da fame, a quelli che sono stati costretti a chiudere “bottega”, a quelli vessati dalle banche e da uno Stato-Vampiro, a quelli che ancora si battono tenacemente per rivoluzionare codesta condizione di totale precarietà in quanto stufi di vedere i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, di essere mal governati da politici corrotti e vendutisi alla finanza oligarchica il cui solo dio è il dio-quattrino e, non da ultimo, di dover soggiacere ad un sistema pseudosociale fondato sull’egoismo, l’ingiustizia diffusa e il malaffare dilagante.

Durante il cammino, mi sono chiesto: ma conosciamo davvero il significato più intimo e proprio della parola “Dignità”? Mi proverò a tratteggiarlo nei suoi elementi salienti e in ragione di meditate riflessioni maturate nel corso di questi più recenti giorni. La dignità è lo “Status” di massima elevazione ontologica e morale in cui la donna e l’uomo sono posti dalla loro medesima natura umana e, insieme, è il rispetto che per tale “Status” è ad essi dovuto e che loro devono a se stessi e a tutti i loro simili, senza distinzioni alcune. La piena dignità di ogni essere umano, ossia il valore che ogni donna o uomo possiede per il solo fatto di essere donna o uomo, consiste allora nel suo esistere non come individuo indefinito, ma come persona unica e irripetibile. Il valore dell’esistenza personale è, dunque, l’autentico fondamento della dignità umana.

Da ciò discende il principio di uguaglianza e di non discriminazione, fondato sul riconoscimento della pari dignità, insita in se stessa, di ciascuna donna e di ciascun uomo e, pertanto, ogni persona deve poter usufruire del diritto di essere tutelata in virtù del valore assoluto e intrinseco della sua propria dignità. A motivo di ciò, una società giusta può essere realizzata solamente nel rispetto e nella promozione della dignità di ogni persona, fine e valore in sé. E se ancora è necessario scendere in piazza per reclamare dignità e rispetto è perché, nonostante i postulati costituzionali, la nostra non è una società giusta proprio perché non rispetta, non tutela, non promuove compiutamente la dignità umana.

Mi sono ulteriormente chiesto: ma dove e quando vi è dignità? Dove e quando, al contrario, non vi è? E, nel qual caso, come attivarsi con il meglio di sé per lì portarla o, se strappata e ghermita, per lì riportarla? Dove non vi è equità nelle relazioni umane e politiche, là non vi è dignità. Dove non vi è il rispetto compiuto del principio morale e giuridico che “la legge è uguale per tutti”, là non vi è dignità. Dove non vi è guida etica nel governo dei negozi pubblici, là non vi può essere dignità. Quando, invece, il debole e l’oppresso sono difesi, sostenuti, carezzati con amore e dedizione, lì vi è dignità. Quando, invece, la donna nella pienezza del suo essere femmineo è tutelata, salvaguardata e protetta, soprattutto nel momento in cui è disgraziatamente divenuta oggetto di infamanti violenze sia fisiche che psichiche, lì vi è dignità. Quando, invece, a un popolo è riconosciuto il pieno diritto alla sua autodeterminazione, lì vi è dignità.

Riassumendo: non vi è legge dell’universo che non possa essere modificata dall’esercizio delle ragioni dell’intelletto ed anche da quelle del cuore; non vi è legge dei potenti che non possa essere sovvertita dal giusto desiderio dei popoli di vivere in pace, benessere, giustizia e libertà. Sì, credo che sia proprio così! Pace, benessere, giustizia e libertà altro non sono se non i valori fondanti della umana DIGNITA’.