opinioni

I mandanti parmensi

sabato 28 maggio 2016
di Fausto Cerulli
I mandanti parmensi

Una storia che non convince. Due cittadini di un paesino vicino Parma avrebbero assoldato quattro extracomunitari per fa uccidere un tunisino loro inquilino che non pagava da qualche mese l’affitto. In questa vicenda che ha visto bollati come assassini i due italiani troppe cose non quadrano. I quattro extracomunitari non si sono limitati ad uccidere il tunisino, ma lo hanno prima torturato. Generalmente la tortura viene usata per estorcere qualche notizia,o per ottenere qualcosa. non si tortura un uomo perché non ha pagato il canone di locazione.

Qualche vicino dice di aver sentito urlare dicci dove sta la roba, dicci dove stanno i soldi. La roba, in gergo, è la droga. Anche a voler ammettere che il vicino si sia inventato tutto, resta il fatto che la sua versione collima con la feroce tortura- Radio tre ha dedicato un’ora a discettare sul caso, ed ha concluso che si tratta di una questione di razzismo. Ora è difficile spiegarsi come i due italiani si siano rivolti ad extracomunitari per far far ammazzare un altro extracomunitario. Non vedo traccia di razzismo, in ogni caso, in chi si fida di extracomunitari. I due italiani sarebbero rei confessi: ma rei di cosa?

Non si vede perché, a meno che non si tratti di un raptus di follia, i due italiani avrebbero mandato una specie di squadrone della morte ad ammazzare un inquilino moroso. I due italiani avranno confessato di aver mandato la banda dall’inquilino moroso per intimidirlo,non certo per torturarlo ed ucciderlo. Se dunque i due italiani, come sembra banalmente anormale, hanno cercato di spaventare per interposta persona l’inquilino moroso, il loro reato consisterebbe in omicidio preterintenzionale e non in omicidio premeditato. I due italiani non potevano sapere cosa sarebbe successo veramente, e non è pensabile che abbiano dato mandato di ammazzare. I quattro balordi hanno preso troppo sul serio l’intimidazione, ed avrebbero massacrato il tunisino andando ben oltre il mandato ricevuto.

E magari avranno conosciuto il tunisino, e avranno saputo o pensato che era uno spacciatorre, e volevano da lui la droga o il provento dello spaccio. Ovvio che si stratta di una ipotesi, ma sembra la sola spiegazione plausibile dell’accanimento dei quattro. Resta gravissimo il fatto che per una questione di affitto non pagato si mandi qualcuno ad intimidire il moroso, ma appare del tutto fuori luogo accusare i due italiani di omicidio, magari aggravato da odio di razza. Saremmo nel regno dell’assurdo. I due due italiani,ovviamente, sono comunque da punire per aver organizzato una spedizione intimidatoria. Ma da qui a bollarli come mandanti di un vero e proprio massacro, ne corre il filo della logica e del buon senso. Non si vuole con ciò difendere a spada tratta i due italiani, ma di inchiodarli alle loro vere responsabilità certamente non omicidiarie. A parlar troppo facilmente di episodio razzzista, si finisce pper scottarsi le mani.