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Il comizio di Pannella a Orvieto con Luca Coscioni

venerdì 20 maggio 2016
di Fausto Cerulli
Il comizio di Pannella a Orvieto con Luca Coscioni

Poi un pomeriggio di pioggia, Pannella venne ad Orvieto per tenere un comizio. Piena campagna elettorale, poco seguita, profezia di un astensionismo crescente. Ma il nome, la fama di Pannella richiamarono molta gente nella piazza dove si teneva il comizio. Quell’anno Luca Coscioni, quasi figlio diletto di Pannella, si presentava come candidato alla Camera, e mi aveva chiesto di presentarmi come candidato al Senato in una battaglia che appariva difficile, dovendoci confrontare ccon le corazzate calate dall’alto dai grandi partiti. Io non ero radicale, ma iscritto a Rifondazione Comunista: la mia scelta di partecipare fu dettata, oltre che dall’’amicizia con Luca Coscioni, anche dal desiderio di battermi per un obiettivo che mi sembrava importante, quello di far accettare al clericalismo dei partiti politici, il concetto e la pratica delle cellule staminali embrionali, che a quel tempo erano funo negli occhi per i preti di tutti i partiti.

Pannella arrivò quasi all’improvviso come era nel suo stile di capitano di ventura. Sul palco Luca, con lo strano computer che era la sua voce, metallica e faticosa, io, un poco intimidito dalla folla che si era adunata nella piazza, e Pannella come sempre sicuro di sé, avvezzo ai lunghi discorsi. Luca fece udire per qualche minuto la propria voce metallica, io parlai poco, rivendicando le mie idee di estrema sinistra e spiegando che ero comunque contento di contribuire ad una battaglia che consiideravo di civiltà e di doveroso anticlericalismo. Infine fu la volta di Pannella, che si lanciò in un discorso dei suoi, mescolando invettive contro i partiti, e contro il conformismo che voleva celare il problema delle cellule staminali. Poi, ricordo bene, passò a parlare di Francesco d’Assisi, gridandone le lodi per il suo non accettare le regole antiche e per volerne dettare di nuove. Restammo all’inizio sorpresi da quella appassionata apologia di Francesco, poi ne capimmo il senso e ne giustificammo l’irruenza.

Pannella sapeva di parlare in una terra vicina a a quella di Francesco, e con la sua tempistica sapiente comprese che la gente avrebbe capito. Ricordo i suoi capelli lunghi, e già candidi, la sua capacità dialettica e quasi istrionica, padrone delle parole e dei sentimenti, alternando commozione a invettiva, divagando senza perdere il filo, parlando di carceri ingiuste, di battaglie sacrosante. Ed ogni tanto guardava Luca Coscioni con una per lui insolita tenerezza Scoppiò un vero e proprio uragano, ma la piazza non si svuotò, affascinata dal dire di Marco. Ricordo anche che Marco, in maniche di camicia,rifiutò quasi con sdegno la protezione di un ombrello, e seguitò il suo concionare come un leone in una foresta di ascoltatori affascinati anche se non sempre convinti, colpiti dal fatto che un laico come Pannella tessesse le lodi di un santo, sia pure di un santo sui generis. Francesco, per lui, era il ribelle convinto, il non violento feroce, il mansueto tenace combattente.

E sembrava facesse il ritratto di sé stesso, senza presunzione ma con la convinzione che metteva in tutte le sue battaglie oratorie, come nei suoi digiuni spesso derisi e che gli preparavano la morte. Mi ringraziò per aver osato per primo di mettere in piazza, su un quotidiano italiano, il tabù delle cellule staminali embrionali, Non fece appelli per un voto al nostro schieramento, come sempre lo interessava la lotta più del risultato. sapeva che io e Luca avevamo poche probabilità di essere eletti, ma allora eravamo le sue modeste indispensabili bandiere.

Finito il suo quasi sermone, si allontanò per altre battaglie. Luca ed io prendemmo quasi tremila voti, pochi ma comunque significativi. Io, per mio conto, ebbi la soddisfazione di far perdere il seggio di sentatore ad un esponente di Forza Italia, Luca nel tempo continuò la sua lotta, non tanto per la sua vita, che sapeva prossima alla fine, ma per la vita degli altri malati come lui di sindrome laterale amiotrofica e che forse sarebbero guariti mediante l’uso delle cellule staminali embrionali. Io, qualche giorno dopo, fui espulso da Rifondazione Comunista per, manco a dirlo, indegnità politica. Sono rimasto, comunque, comunista, ma senza dimenticare la lezione, non solo di grande oratoria, impartitami da Marco Pannella. Per questo oggi lo piango con sincera ommozione, mentre troppi lo piangono per orrida convenienza.