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Marcia del Rispetto e della Bellezza. L'ottimismo della Volontà e, per una volta, anche della Ragione. Forse

domenica 15 maggio 2016
di Roberto A. Basili
Marcia del Rispetto e della Bellezza. L'ottimismo della Volontà e, per una volta, anche della Ragione. Forse

Quattrocento facce, ottocento piedi. Sono i numeri del serpentone che, per dire No alla discarica, si snoda da piazza Cahen fino al Duomo, il luogo della Bellezza e della Identità di Orvieto. Numerose le associazioni nate dalla Volontà di tanti cittadini: da quelle ambientaliste, all''AIRC, a quelle di categoria (Confagricoltura, Consorzio dei Vini di Orvieto).

Negli interventi dei loro rappresentanti, sotto la conduzione impeccabile di Giorgio Santelli, giornalista di Rainews24, si avverte la consapevolezza che le Istituzioni, da sole, hanno il fiato corto a fronte di interessi economici consolidati; ma soprattutto si coglie la necessità, dettata dalla Ragione, di riprendere in mano il proprio destino, al di là delle appartenenze di ciascuno, perché la città possa rinascere.

Accolta da un lungo applauso liberatorio, la stretta di mano a scena aperta, tra Ciro Zeno, capo dei comunisti orvietani e Andrea Sacripanti, leader della destra orvietana, a sottolineare la trasversalità di #SaveOrvieto e la determinazione a non farsi strumentalizzare da alcuno.  Ed è qui che Giorgio Santelli riporta l’attenzione della platea a trenta anni fa, ricordando come il Progetto Orvieto si fondasse proprio sulla triade Ambiente, Cultura, Economia, e come la legge speciale per la Rupe si ottenne grazie all’unità di tutte le forze politiche, dal PCI al MSI.

Infine, il sindaco Giuseppe Germani, paracadutato in piazza Duomo dall’aereo di ritorno da Praga, che cerca sintonia con la piazza e promette tutto l’impegno della sua Amministrazione.

Presenti anche alcune personalità nazionali. Grazia Carla Francescato, leader del WWF Italia, che entusiasma la piazza, innalzando la discarica “le Crete” a questione nazionale, “perché il patrimonio storico, artistico e ambientale di Orvieto appartiene al mondo”, e spiega come i valori sociali del lavoro possano essere integrati con i valori ecologici e ambientali.

Folta la delegazione dei pentastellati con Stefano Lucidi, capogruppo al Senato, che assicura la disponibilità e l’impegno del suo Movimento.
Serena Pellegrino, bioarchitetto e vice Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, ritiene che la tutela e la valorizzazione dell’ambiente debbano trovar posto in Costituzione e propone di istituire a Orvieto la sede nazionale del Tavolo dell’Ambiente e della Bellezza.
Del resto, già Noberto Bobbio, filosofo del Socialismo liberale, nel suo “L’età dei Diritti”, pubblicato da Einaudi, proponeva di aggiornare la prima parte della Carta costituzionale introducendo il diritto all’ambiente tra i diritti fondamentali del cittadino.

Nello stesso momento a Pompei, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal Ministro ai Beni Culturali, Dario Franceschini, che peraltro vanta famigliari orvietani, ricordava come “il millenario patrimonio artistico e ambientale dell’Italia debba essere tutelato e valorizzato con i nuovi strumenti dell’innovazione”. E per quanto riguarda i rifiuti, di sicuro, la discarica non è strumento d’innovazione, tant’è che la stessa Europa ne detta il superamento entro il 2020.

A questo punto, alle diverse associazioni cittadine (LiberaMente, Orvieto per Tutti, #SaveOrvieto, ecc.), nate sulle spinta di interessi particolari non più mutuati dai partiti che a Orvieto da liquidi sono ormai gassosi, addirittura evanescenti, la Ragione suggerisce di condividere in un tavolo comune, in una sorta di Stati generali, l’interesse di una collettività, perché Orvieto da ancella torni ad essere protagonista. Il compito di una classe dirigente avveduta è quello di continuare il cammino antico degli orvietani che l’hanno preceduta.

Il patrimonio storico-artistico e ambientale è risorsa fondamentale di questa città, ma va riagganciato alla modernità, creando in primo luogo le condizioni dell'innovazione. Non sarà Orvieto a ritrovarsi in posizione subalterna per incapacità di ripensare se stessa. Orvieto  deve rilanciare, come ha sempre fatto, mettendo in campo quella capacità di innovare che è l'essenza della sua tradizione. Una tradizione viva che non si può rinnegare, senza rinnegare la storia passata e rinunciare a quella futura.