opinioni

La separazione da se, spunti per una riflessione

giovedì 23 luglio 2015
di Aramo Ermini

Nel mio lavoro di O.S.S (Operatore Socio Sanitario, l’evoluzione attuale del Portantino di un tempo) in Ospedale, è quotidiano il contatto con gli aspetti, le parti ed i prodotti più sconvenienti e sgradevoli della vita e del corpo umano. Eppure anche ciò costituisce spunto per una riflessione. La separazione da se di aspetti della vita, eppure di essa facenti parte è un dato che si mette in evidenza con l’evoluzione della storia dell’uomo.

Con l’età moderna, la malattia, la morte hanno dei luoghi deputati dove avvenire: gli ospedali, i sanatori, i manicomi, gli ospizi…, che rispondono all’esigenza di razionalizzare l’organizzazione sociale, rappresentando dei luoghi fisici separati in cui essere meglio curati, ma si prestano, a mio avviso, anche ad un’altra lettura. Togliendo da sotto gli occhi gli aspetti più sgradevoli della vita umana si opera una separazione da se di questi aspetti, a favore di un modello di uomo che non li contempla.

Un tempo la malattia era curata in casa e la morte avveniva tra le mura domestiche, come pure i parti. Questo andamento era più accentuato nelle classi popolari: mio padre arrivava a casa nella pausa pranzo con gli abiti un po’ stracciati e sporchi del lavoro, mentre la borghesia delegava l’accudimento dei suoi malati ed anziani alla servitù, come pure la fatica fisica. Si potrebbe dire che le classi popolari hanno opposto una forte resistenza alle separazioni da se più che la borghesia che ne rappresenta la classe matrice. Oggi assistiamo invece alla omologazione dei comportamenti e di conseguenza ad un livellamento degli stessi tra i vari ceti sociali.

La tendenza a separare da se parti di se si rileva anche in un altro aspetto. L’abitudine moderna alla iper-pulizia, se risponde ad una esigenza vera: puliti si sta meglio, d’altra parte rappresenta una forma di non accettazione della corporeità. Da ragazzo c’era il bagno domenicale, la sua frequenza era settimanale e non ricordo che gli odori del corpo non lavato di frequente dessero fastidio.
L’intolleranza agli odori ed alle puzze corporali è una intolleranza alla corporeità. Ragazze e ragazzi pulitissimi, con la doccia quotidiana e più mi danno l’idea di una forma di sterilizzazione della vita.

Anche i cattolici operano separazioni da se. Con il loro sacramento della Confessione, disconoscono aspetti di se: il peccato. La purificazione che ne consegue è un elidere da se questi aspetti. Si può osservare che i bambini, prima che intervenga l’educazione, sono poco atti ad operare separazioni da se: per esempio amano sporcarsi con la materia e non la disdegnano. La mia idea è che la separazione da se entro certi limiti sia fisiologica e necessaria, superati questi limiti faccia vivere una vita meno sana e completa.

La strada è ancora lunga, la ricerca continua.