opinioni

Falsari caritatevoli e gettoni di presenza

sabato 18 ottobre 2014
di Massimo Gnagnarini
Falsari caritatevoli e gettoni di presenza

"La politica si occupi di risolvere i problemi con la spada della prevenzione e non con il cappello dell'elemosina". Così ha ben sintetizzato Cristina Calcagni la giusta avversione che si deve avere verso quella odiosa politica che devolvendo un gettone da 10 euro vorrebbe avocare a se il primato della solidarietà e della carità.

No, io non ci sto. La solidarietà e la carità mi appartiene come uomo e come cristiano, ovvero come qualunque cittadino sconosciuto che può mettere mano al proprio portafoglio a favore di chi ha bisogno ma restando, però, nel più completo anonimato. Se lo facessi come amministratore sarebbe solo un'operazione di marketing politico perchè si sa che la solidarietà e il “politicamente corretto” porta voti e consenso.

Chi non distingue questi due piani separati o è in malafede oppure non sa cosa sia la vera carità. Credenti o non Credenti rileggiamoci tutti San Paolo e la sua lettera ai Corinzi. Lo facciano anche i Fratelli Italiani per domandarsi se la solidarietà verso i genevosi in difficoltà non abbia la stessa radice cristiana dell'amore verso il prossimo.

Allora forse diventerebbero meno xenofobi, meno determinati a voler cacciare i mendicanti dalla città, più tolleranti verso prostitute, rom e gli “invisibili”. Se diventassimo i nuovi Sepolcri Imbiancati non ce la possiamo cavare rinunciando a 10 euro di gettone di presenza nelle istituzioni cittadine.