opinioni

Le certezze sul post fusione

domenica 20 aprile 2014
di Walter Moretti
Le certezze sul post fusione

Il treno senza destinazione della fusione è arrivato il 13 aprile , ha macinato vittime al suo passaggio e non si è nemmeno fermato per un saluto.  La protervia di 5 sindaci non è bastata, nonostante avessero dalla loro parte la forza di un PD regionale e un Presidente di Regione schierati apertamente per il sì, e hanno sbattuto la faccia contro la volontà popolare. È mancata una minima visione d'insieme sulle dinamiche che avvrebbero dovuto condurre ad un processo di fusione. L'affrettato tentativo di stravolgere l'assetto territoriale dell'Alto Orvietano si è dissolto con il voto di 3 Comuni che con il referendum hanno decretato un No categorico e netto e il 51,33% del totale dei votanti che si sono opposti.

Ad esclusione di Parrano, la contrarietà al Comune Unico è stata predominante nei seggi che insistono intorno ai nuclei storici (dove è consolidato il senso di appartenenza e si ritrova una certa identità con il "campanile", che non uso in termine spregiativo), mentre il Sì ha avuto la meglio nei centri costituiti in tempi più recenti, soprattutto a Fabro Scalo, che era predestinato ad accogliere l'accentramento dei servizi principali.

Vediamo adesso i fautori della fusione ad ogni costo, che dicevano che le gestioni associate e le Unioni non funzionano, cosa proporranno per la gestione dei Comuni. Perché gli sono rimasti solo questi 2 strumenti a disposizione e li hanno sempre ridicolizzati. Non hanno mai preso in considerazione la dematerializzazione permessa dai mezzi informatici per ridurre i costi e la possibilità di collaborazione a distanza che i diversi uffici e servizi possono adottare grazie alle nuove tecnologie, senza la necessità di nuove strutture fisiche.

Sicuri delle loro certezze hanno osannato gli straordinari incentivi di Stato e Regione (molto incerti e che sarebbero serviti solo per far funzionare gli ingranaggi iniziali del nuovo comune a 5 teste), ma si sono sempre scordati dei soldi che ci arrivano o che potremmo far arrivare già, ma purtroppo non sappiamo sfruttare a pieno con quello che già abbiamo. E non scordiamoci che di piccole realtà comunali come le nostre (con meno di 5000 abitanti) in Italia ce ne sono più di 5800, siamo vivi e siamo tutt'altro che soli.