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Sul Fanum Voltumnae. Guai a cantare fuori dal coro

mercoledì 28 agosto 2013
di Claudio Lattanzi
Sul Fanum Voltumnae. Guai a cantare fuori dal coro

Mi sto occupando per interesse personale di questa vicenda della corretta ubicazione del Fanum e, siccome non è affatto nè una boutade nè una sparata estiva, mi colpisce molto il tono da tifosi con cui ad Orvieto si affronta la questione. La rivendicazione campanilistica, la reazione un pò stizzita di chi sembra voler sanzionare un reato di lesa maestà a carico di chi osa cantare fuori dal coro hanno forse poco a che vedere con la scienza e molto con l'ansia di voler dimostrare a tutti i costi una teoria. L'intervento dell'amico Manglaviti è eloquente del vero valore politico-identitario-territoriale-economico che si annette alla questione, tanto da considerare "pericoloso" un articolo di giornale che valuta anche prospettive diverse. Molto legittimi e comprensibili sono infatti anche gli interessi materiali legati a questa diatriba.

Peccato che in tutte queste argomentazione molto politiche e meta-archeologiche, nessuno abbia ancora replicato ad Angelo Timperi, l'ispettore archeologico della Soprintendenza dell'Etruria Meridionale che, nel suo libro, "Il fanum voltumnae a Bolsena" (Sed Editore 2010) dimostra, avendo studiato per decenni quel territorio, che: "Orvieto e Bolsena, insieme e contemporaneamente dall'età più antica alla romana, hanno fatto parte di uno stesso territorio quale quello di Velzna... Una città stato con un grande centro religioso e politico, la Velzna- Volsini sul lago di Bolsena e una possente fortezza, Orvieto, a protezione del confine orientale". È un libro documentato e interessante di cui stranamente ad Orvieto nessuno parla. Basta leggerlo per rendersi conto del fatto che forse la storia è un po' diversa da quella che ci si racconta sbrigativamente. Personalmente mi interessa molto più cercare di capire che farmi arruolare in qualche crociata altrui.

Quando si reagisce con nervosismo e si sente la necessità di esporre al "pubblico ludibrio" una visione non meno autorevole della propria che però suona scomoda, ci si trasforma in deboli vestali di un pensiero unico così traballante da aver bisogno di una chiamata alla armi accorata e indignata per essere sostenuto. Anche la strisciante intenzione di voler mettere all'indice chi si permette di ipotizzare altri scenari non mi pare buon indice di un bel clima culturale. Sarebbe bello pensare che Orvieto non sia ridotta talmente male da aver bisogno di tanta gente che, senza sentire ragioni, ripete in coro che il Fanum si trova proprio qui, per convincere meglio se stessi e poi gli altri di una teoria che fa sorridere molti archeologi in giro per l'Europa e che avrebbe divertito pure gli Etruschi nel vedere come ci siamo ridotti noi, epigoni un po' miserevoli di quella civiltà.