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A te, Don Italo...

lunedì 1 luglio 2013
di Cristina Trequattrini
A te, Don Italo...

A te Don Italo dedico questi miei pensieri.
A te che amavi una certa formalità, dove formalità equivaleva a rispetto, ho dato sempre "del lei": mi perdonerai se in questa occasione mi prendo la libertà di una maggiore confidenza.

Il mio desiderio è quello di ricordarti, proprio in questi giorni, così significativi per la tua famiglia e per tutti quanti noi che ti abbiamo voluto bene e stimato: il 28 giugno sono tre mesi che ci hai lasciato, sembra soltanto poco fa, ma quando ti manca una persona il tempo si dilata a dismisura, fino a sembrare enormemente più lungo di quello che è in realtà; il 2 luglio, inoltre, avresti festeggiato il tuo settantatreesimo compleanno.

Hai condiviso con me tutti i momenti più importanti della mia esistenza, accompagnandomi, consigliandomi, sgridandomi se ce n'era bisogno, ma mi hai sempre lasciato libera di scegliere, proprio come un bravo educatore dovrebbe fare. Non è un caso se ho usato questo termine, ritengo che un padre spirituale sia in prima istanza un educatore, uno che debba tirare fuori il meglio dagli appartenenti alla propria comunità, proprio come fa un buon allenatore con i giocatori: già... la metafora del calcio ben si addice a te, appassionato tifoso del Torino!
Un buon allenatore tiene unita la squadra "facendo spogliatoio", valorizza le risorse dei giocatori, non alimenta chiacchere inutili, conosce i punti deboli di ognuno; per legare la squadra dei tuoi parrocchiani tu hai studiato un modo tutto tuo, tanti anni fa, una vera novità per la vita di questa città sonnacchiosa: le vacanze in montagna per famiglie.

Era il 1973 e la cosa piacque molto; intere famiglie sceglievano di trascorrere le vacanze estive con te e grazie a te si ritrovavano insieme ad altri nuclei familiari, occasione per conoscersi e vivere insieme due settimane, sui monti: certo ti piaceva vincere facile... In quel paradiso della natura era automatico sentirsi in pace con tutti ed in comunione con Dio e con il Creato. Il gioco era fatto, l'esperimento riuscì così bene che pensasti di creare un' occasione di aggregazione riservata solo a noi giovani, a quei ragazzi del dopo cresima che era così difficile tenere uniti e far vivere loro i principi cristiani. Un'idea, tuttavia, si insinuò nelle menti dei benpensanti orvietani ai quali piace smontare qualunque successo personale e vedere ovunque un secondo fine, il rovescio della medaglia anche delle più nobili azioni umane: Don Italo Mattia, così facendo, si concedeva il lusso di trascorrere più di un mese di vacanza in montagna.

Devo dire che sono state le vacanze più belle della mia vita e penso di poter parlare a nome di tanti altri ragazzi di allora, che ora non sono più tanto ragazzi, ma lo sono ancora nel cuore; quante risate, quanti canti intonati sul pullman durante il viaggio, i giochi all'aperto ed il "fuoco" alla sera.
Ecco, quel gruppo di giovani "si faceva" di queste cose. Non aveva bisogno di happy hour alcolici consumati seduti al bar di moda, "si sballava" bevendo aranciata. Il massimo della trasgressione era avere l'ultimo LP di Vasco da ascoltare con le cuffiette sul pullman, destinazione: Dolomiti. Ingenui e provinciali? No, sani e sereni.
Ci hai portati a pattinare sul ghiaccio, in pasticceria ad assaggiare la crostata di frutta, ad ascoltare gli alpini cantare "Signore delle Cime"; abbiamo celebrato la messa sulle vette più alte dei nostri monti italiani, tutti ce li hai fatti conoscere ed amare; nascevano i primi amori, sentimenti puri, puliti: alcuni finivano, altri abbiamo avuto modo di celebrarli, in Chiesa, unioni per la vita intera consacrate davanti al Signore.

Ecco, vorrei solamente indurre chi non crede in Dio a riflettere sul fatto che i valori cristiani non sono altro che i valori di un sano vivere civile; insegnare ai giovani a perdonare, a non essere competitivi, a non essere egoisti ma ad agire con spirito di gruppo è fondamentale affinché si creino individui e poi famiglie e poi ancora comunità su cui poter costruire una società migliore, che coopera e che ha come fine il bene comune e non uno sfrenato individualismo.

Questi valori mi hanno segnato profondamente e mi hanno sempre accompagnato nella mia vita, anche quando ho cominciato ad essere una "pecorella smarrita": niente più messa, niente più campeggi, ma nel mio vivere quotidiano mi accorgevo che le basi del mio comportamento erano state gettate dai miei genitori e dai principi cristiani che tu, Don Italo, avevi condiviso con noi e ci avevi ispirato.

Ogni tanto, soprattutto nei momenti di crisi, ho sentito l'estremo bisogno di correre da te, raccontarti tutto, chiederti consiglio su come fosse più giusto comportarsi in determinate situazioni della vita e tu eri sempre lì ad accogliermi, sempre pronto ad aprire le porte della sacrestia e a dedicarmi il tuo tempo; proprio tu Don Italo, una volta, hai dovuto rammentare a me, così fondamentalista e sempre dedita a darmi colpe, che avevo maturato un concetto sbagliato del perdono o comunque, se non sbagliato, troppo incondizionato e me ne hai fatto presente il reale valore: il perdono cristiano, mi dicesti, è illimitato in quantità e qualità ma non va concesso a chiunque, va concesso a chi si pente e riconoscendo di aver sbagliato chiede a noi di riconciliarsi, quindi, se la persona con la quale siamo in conflitto non si rende conto di aver sbagliato e non si ravvede, noi possiamo solo pregare per essa; in quel momento capii che essere cristiani non equivale ad essere bigotti.

A te Don Italo, voglio dire grazie per tutto quello che hai rappresentato per me e per essermi stato di conforto nel momento più delicato della vita mia. Un giorno di maggio di tre anni or sono, i miei occhi fissi sul volto di mia mamma come a scrutare se ogni suo respiro fosse quello ultimo, le mie orecchie attente a decifrare le sue ultime parole, i suoi desideri lasciati a noi in eredità, mi voltai e ti vidi arrivare: chi ti aveva avvertito? Come potevi sapere che quello era il momento giusto? Non potrò più farti queste domande.... Mi dicesti che se io avessi voluto, le avresti potuto impartire l'unzione degli infermi ed io acconsentii. Grazie per avermi donato allora la tua presenza, mi spiace non averti donato la mia, nelle tue ultime ore di vita!

Possa il Signore regalarti una vita altra, una montagna agevole da scalare, una piccozza a cui aggrapparti, un fresco ruscello al quale dissetarti, un panorama da togliere il fiato che illumini i tuoi occhi ed un senso di amore grande dentro al tuo cuore.
Proteggici sempre dall'alto di quel monte senza mai stancarti e al cader della giornata prepara tante stelle, una per ognuno di noi, non ambiamo alle più belle, basta siano vicino a te e a Lui...

Cristina