opinioni

Solidarietà ai giovani del PD: siate donne e uomini di un'epoca di cambiamento

lunedì 22 aprile 2013
di Davide Orsini
Solidarietà ai giovani del PD: siate donne e uomini di un'epoca di cambiamento

Vorrei che l'iniziativa dei Giovani Democratici di Orvieto, simile a quella di tanti altri inscritti del PD che in questi giorni hanno manifestato il loro dissenso nei confronti dei vertici del loro stesso partito, non passasse sotto silenzio. Di silenzi e mancate risposte ce ne sono stati troppi in questi anni. Ma soprattutto il PD non è mai riuscito a costruire una sua identità, al netto delle patetiche strategie legate alle contingenze politiche e dettate dalla schizofrenia di gruppi dirigenti continuamente in lotta per il potere. Oggi sarebbe facile elencare tutte le cose che non hanno mai funzionato, o funzionato male. Fatto sta che gente che come me si considera di sinistra ha guardato a quella strana creatura con estrema diffidenza sin dalla sua nascita.

Il PD è stato l'oggetto misterioso della politica italiana degli ultimi 6 anni. Forse per questo speranze e delusioni, odio e amore sono mescolati insieme ad un estremo sentimento di impotenza. Oggi più che mai le speranze disattese, le illusioni di cambiamento, i passi in avanti rappresentati dalle primarie, e quelli indietro mossi nelle occasioni più importanti sono raccolti nella protesta di una nuova generazione che ha pazientato per anni e che forse si è tappata il naso, le orecchi, e gli occhi tante, troppe volte.

Il cambiamento comporta dei rischi, sempre. È inevitabile che di fronte a scelte di rottura in molti si sentiranno perduti e vorranno rimanere aggrappati agli scogli che l'apparato ancora offre come contropartita a chi decide di affidarvisi. È ora di abbracciare il mare aperto e di trovare lo spirito per poter affrontare l'ignoto, tenendo a mente che potranno esserci approdi diversi. Se Renzi, oppure Barca e Vendola offriranno mete interessanti è giusto che si apra un confronto. Ma quest'ultimo non potrà essere la riedizione delle guerre di trincea che lasciano i due schieramenti fissi sulle loro posizioni.

Lo scopo non è mantenere la linea, lo scopo è trasformare la sinistra italiana, traghettandola verso un futuro nettamente diverso dai soliti programmi di maniera scritti nelle stanze di partito. I nuovi dovranno impegnarsi nella società, non per fare volontariato, ma per cominciare ad essere se stessi e dunque per dare un contributo da posizioni concrete e da esperienze di vita reali, fatte tra la gente che lavora, che studia, che viaggia, che si aggiorna, che non chiede raccomandazioni, e tiene alto il nome di un ideale di giustizia e libertà che non può sottostare a nessun tipo di compromesso. O si è per il cambiamento, oppure si rimane ancorati all'esistente, magari con qualche aggiustatina al look.

Io, lo dico convintamente, inviterei i giovani a rileggersi Gramsci. Non per un vezzo intellettualistico, oppure per rincorrere il mito dell'apparteneza alla grande storia politica di questo paese. Gli intellettuali organici che egli descrive non sono "organici al partito" come certi burocrati ex PCI intendono (sapendo di mentire). Gli intellettuali organici sono espressione delle nuove professioni che emergono nella società contemporanea. Quanti pochi intellettuali ha la sinistra oggi! Non servono filosofi alla Cacciari, ma intellettuali moderni che si confrontano con la vita fuori dalle mura delle sezioni.

Ai giovani del PD dico di affrontare il momento con coraggio e di non temere di esporsi. Se non lottate ora per voi stessi, la vostra stessa presenza in questo partito, e nel mondo, sarà ininfluente. Prima di essere tesserati del PD siate donne e uomini di un'epoca di cambiamento. Ma il cambiamento va indirizzato attraverso la conoscenza. Proprio quella che per troppo tempo Bersani, D'Alema, Bindi e tanti altri hanno messo nel cassetto, illudendosi di poterne fare a meno. La marea del M5S non deve essere contenuta ed annullata. Andrebbe abbracciata come un segno di speranza. Quei quarantenni che a differenza del sottoscritto non hanno mai partecipato ad una riunione di partito stanno sperimentando la partecipazione soltanto ora. Non li si accusi di essere sgraziati, al limite della non-democraticità. Le forme della partecipazione sono molteplici. In un'altra occasione ho scritto che chi accusa altri di essere anti-democratici dovrebbe riflettere sulla propria autorità nel rivolgere quelle accuse. Se c'è una cosa che Napolitano ha avuto ancora il coraggio di insegnare oggi è che chi non fa fino in fondo il proprio dovere, potrà con difficoltà apparire credibile agli occhi del Popolo. Ed è giusto che il Popolo glielo faccia capire, anche nelle piazze.