opinioni

Le Pale di Rometti...

lunedì 25 marzo 2013
di Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell'Orvietano - Coordinamento regionale sulle energie rinnovabili

Il 12 marzo scorso il consigliere regionale Fausto Galanello ha presentato un'interrogazione in consiglio regionale ponendo il tema della incompatibilità del progetto depositato presso la Provincia di Terni per la costruzione di 18 mastodontiche pale eoliche sul monte Peglia. Pale che saranno visibili da ogni dove; da Perugia, da Todi, da Orvieto e da tutti i borghi medioevali di mezza Umbria. Dice in sostanza Galanello che "il progetto è l'ennesimo caso di produzione energetica da fonte rinnovabile totalmente fuori scala e in netto contrasto con il contesto ambientale e territoriale". 

Risponde Rometti che l'approccio "non nel mio giardino" non porterà da nessuna parte, che i Comuni avrebbero potuto indicare aree non idonee agli impianti di fonti rinnovabili nei tempi stabiliti, e che dunque avendo perso tale opportunità, oggi, non possono che fare buon viso a cattivo gioco, tanto che qualche giornale ha addirittura titolato "chi dorme prende pale!". Aggiunge inoltre che è in atto la procedura di VIA nell'ambito della quale sono previste osservazioni che verranno valutate dalla Regione.

La risposta dell'assessore regionale all'ambiente Rometti, riportata sui giornali, ci ha sconcertati. Non ci aspettavamo da un assessore risposte così superficiali e imprecise dopo che come associazioni- ma con noi anche sindaci e privati cittadini- abbiamo presentato dettagliate osservazioni e scritto svariati articoli nel merito.
Vogliamo ricordare innanzitutto all'assessore che non tutti i comuni hanno "dormito": nell'ottobre 2011 infatti sia il comune di Orvieto che la Provincia di Terni (e scusate se è poco !) chiesero alla Regione di escludere alcune aree del monte Peglia (lo S.T.I.N.A.) da installazioni di impianti per fonti rinnovabili come l'eolico. E' il suo assessorato che non accettò la richiesta - pure sollecitata- delle aspettative dei territori... Inoltre, a differenza di quanto sostiene l'assessore su due interviste ad organi di stampa locali, non è stata ancora avviata la procedura di VIA per l'eolico sul monte Peglia; infatti, come sostenuto dalla Commissione Ambiente del Consiglio Provinciale di Terni pochi giorni orsono, il progetto è bloccato, in attesa delle integrazioni- richieste alla azienda proponente- dagli enti pubblici, privati e associazioni sotto forma di osservazioni.

E così ai sindaci dell'Orvietano che stanno presentando nuovamente la richiesta di inserire lo S.T.I.N.A. tra le aree non idonee alla installazione di impianti di energie rinnovabili speriamo che l'assessore Rometti questa volta non risponda con una bocciatura, come avvenuto nell'ottobre 2011. Infatti, continuando con queste posizioni di scarsa tutela paesaggistica ed ambientale, è naturale che il neonato Coordinamento regionale sulle energie rinnovabili sia stato motivato, nei giorni scorsi, a richiedere alla presidente della Giunta Regionale le dimissioni dell'assessore Rometti, anche in considerazione del fatto, peraltro abbastanza singolare, che il suo assessorato "raccoglie" la maggior parte delle deleghe regionali !

Le dichiarazioni suddette di Rometti ci hanno così indotto a fare una analisi un po' più approfondita sulla carenza della programmazione regionale. I comuni, stante la incertezza e la disorganizzazione istituzionale in Italia, ed in Umbria, stanno perdendo i riferimenti del proprio operare e la certezza nelle proprie competenze. Basti pensare all'ampia discrezionalità che ormai si applica su tutta una serie di programmi per opere di interesse sovra-locale che vengono trattati come se fossero progetti di interesse militare. Il tema della discrezionalità e della destrutturazione istituzionale è uno di quelli che richiederebbe una ampia riflessione per provvedimenti conseguenti. In questo caso tuttavia, come per tutte le proposte e relativi progetti di grande impatto ambientale e paesaggistico, il problema decisivo sotto il quale vengono ad essere percepiti e quindi messi in discussione è proprio quello della loro compatibilità e giustificabilità in rapporto al paesaggio.

La Regione, sulla base di chiare disposizioni di legge, ha infatti avviato un percorso per la definizione di un Piano Paesaggistico Regionale da molti anni (maggio 2007?). Addirittura si sono avute diverse pre - adozioni e proposte preliminari sulla base di documenti e studi nel corso di anni prodotti da consulenti ed esperti che tuttavia restano sempre allo stato di preliminari e che non comportano alcun esito concreto. Sembra quasi, ed a questo punto il sospetto è lecito, che non si dia mai fine a queste programmazioni per non restarne vincolati. E' ben evidente quindi che nel frattempo fioriscono progetti e proposte per opere di enorme impatto paesaggistico che richiederebbero non tanto che ogni Comune si esprimesse sul caso, ma che si disponesse di uno strumento di valutazione consolidato e soprattutto condiviso, che non può essere altro che il Piano del Paesaggio.

La Regione tuttavia procede per conto proprio nella perfetta mancanza di comunicazione con il complesso sistema delle comunità locali interessate, verso le quali non esiste alcun segno di apertura, nonostante le disposizioni chiaramente definite dalla legge. In questa situazione l'assessore se la prende con i Comuni che non hanno prodotto le loro considerazioni proprio quando la Regione non è in grado di percepire la propria enorme carenza istituzionale.

Con questo sistema potremo assistere tra un po' di anni alla conclusione del lavoro meritorio di uno studio accurato del paesaggio nella terra di San Francesco al tempo della mezzadria, mentre le campagne e le dolci colline saranno riempite di pale, pali, tralicci e campi per ettari riflettenti e plastificati. E' mai possibile che si attui un processo per la completa rimozione dei propri doveri politici e amministrativi, quelli cioè previsti dall'assetto normativo e legislativo, e si proceda tranquillamente con l'invenzione di regole risibili di un vincolismo paradossale con distanze di presunta salvaguardia di qualche centinaio di metri, peraltro con numeri buttati là a caso, con un incremento di burocrazia assurda e mancanza di partecipazione, pur di non affrontare seriamente al cuore l'argomento?

E' mai possibile che la Regione non voglia arrivare da sola alla logica conclusione di una pianificazione meditata ed intelligente, consona alle vocazioni paesaggistiche, turistiche ed ambientali che più si addicono alle situazioni ed aspettative locali? La Regione invece lascia "carta bianca" ad imprese dotate di patrimonialità irrisoria che però propongono progetti mastodontici, immediatamente rifiutabili e che, tranne la Regione e l'impresa interessata, nessuno assolutamente vuole. Sono atteggiamenti incomprensibili che, se ancora reiterati, porteranno ad un'ulteriore scollatura tra programmatori politici ed i territori amministrati rischiando di vanificare in poco tempo una storia politica di 65 anni.
Altro che "chi dorme prende pale!".