opinioni

L'eredità di Papa Benedetto XVI

martedì 12 febbraio 2013
di Maria Virginia Cinti

Le forze e le energie vengono meno per la difficoltà a far recepire la propria voce. Incapace a sostenere la solitudine come Gesù nel Getsemani cerca oltre alla presenza di Dio anche quella dei suoi discepoli e continuamente interrompe la sua preghiera e li vede nel sonno, gli chiede potete vegliare un'ora con me, per poi sconsolato dire
"dormite pure e riposatevi".

L'ora è venuta...
Il figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.

Il lasciare di Papa Ratzinger è un po' la metafora della sua morte, la morte nel cuore.

Ricordiamo l'indimenticabile discorso della luna di Giovanni XXIII, così anche Ratzinger con il suo candore e la sua purezza non poteva più sopportare il peso della lacerazione della chiesa e con questo gesto si è avvicinato al Cristo e al Vangelo ora che tutti siamo più lontani che mai.

MI DISPIACE CHE NON SIA PIU' LUI IL PAPA MA SONO CONTENTA PER LUI CHE RITORNA AI SUOI LIBRI ALLA SUA MUSICA E AI SUOI AMATI GATTI.

Un mondo lontano dalle sue ideologie mai prestate a logiche di potere di convenzioni, di apparenze, lo fiaccava nelle sue energie.

Un gesto di coscienza di grande umiltà di dignità di coerenza.

Mi piaceva quel viso espressione dell'anima negli occhi, una timidezza mascherata dipinta su un viso dal quale traspariva il suo stupore.

Forse si sentiva troppo lontano ad accettare a comprendere a confrontarsi con la Società di oggi volta al solo profitto per sé e alla sopraffazione dei più deboli e alle umiliazioni inflitte dirette alla manipolazione dell'individuo e ancor di più della donna, donna nella quale lui vedeva riproposta la figura di Maria.

Ha lasciato il giorno in cui Bernardette ricevette dalla Madonna di Lourdes il seguente messaggio: "non ti prometto di farti felice in questo mondo" ma nell'altro, ognuno può leggerlo secondo il senso più laico del significato.

Questo è il momento in cui la croce è più pesante che mai per questo uomo teologo, studioso, e al contempo un insegnamento per molti: "La Forza di lasciare il potere".

Un plauso al suo grande coraggio, alla sua forza metabolizzata nel tempo, immagino un grande e sofferto confronto interiore accompagnato da grande serena saggezza.

L'uomo di oggi proiettato e permeato nella sua ipertrofia da non rendersi conto che questa è l'unica vita che ha a disposizione, getta il proprio tempo, si fa derubare di questo per fini distruttivi che tutti convergeranno nell'ora ultima.

Ratzinger sa che la vita va spesa ogni giorno con il buon senso e con la spiritualità necessaria a farci crescere nella considerazione che ogni giorno è una piccola morte per arrivare ad aver vissuto una vita piena, e una vita piena anche se breve è sempre lunga.

Una vita è piena anche nella soffrenza, nei problemi continui da affrontare nelle angosce e nella perdite continue anche della libertà perché da questo arriva la resurrezione dell'uomo; qualsiasi momento è giusto per uscire dal guscio della nostra ignavia, dagli errori questo vuol dire non morire mai, attraverso il nostro agire inviamo il nostro messaggio di eredità che si alimenterà sempre in chi verrà dopo di noi, una eredità e un valore intrinseco dell'essere più forte di qualsiasi patrimonio materiale.

I riflessi di questo gesto avranno un forte eco nei tempi a venire solleciteranno gli animi una modifica sia nella chiesa che nella politica nell'etica e nel senso morale di ognuno ormai tanto fiaccato.

Amo questo uomo Papa per la sua semplicità e profondità di pensiero, considero il suo passo caratterizzato da forte dignità e coerenza, tale gesto riflette la crisi dell'Uomo e dei suoi valori. Probilmente dietro a tutto questo, un profondo interrogarsi sul senso antropologico e escatologico di quali saranno i confini dell'Uomo e quale il suo percorso dall'inizio alla fine, ne è un testamento quelle belle parole di Gaber" quale il senso della vita dalla culla al cimitero."

Ritrovo in lui caratteri simili al Cardinale Martini, il quale si rifugiò per lunghi anni a Gerusalemme per respirare più forte la parola di Cristo.

Ci accorgiamo nel tempo che la nostra vita è piena di tutto quello che ci manca, restiamo in compagnia di tutto quello che non c'è più, e tante le persone a cui fare riferimento.

Un periodo il nostro di forte nichilismo che Ratzinger non accettava, la discrasia tra la chiesa del potere e la chiesa dell'amore dove anche la liturgia è scenografia del potere.

La chiesa dell'amore è sparsa ovunque dalle missioni in Africa e nel mondo per portare aiuto ai disperati a rischio della propria vita, laddove non ci sono telecamere a testimoniare, l'amore da dare sia per chi crede che per chi non crede senza appartenenze religiose, e qui mi viene da pensare, come il mondo sarebbe diverso se ci fossero tanti Don Giussani, e Don Gallo, prima Uomini poi sacerdoti.

Tutti noi riavremo indietro un uomo libero che potrà regalarci ancora il suo pensiero attraverso i suoi libri.