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Alluvione 2012. Un sistema politico-amministrativo che, non da oggi, rivela inesorabilmente i propri limiti

domenica 16 dicembre 2012
di Davide Orsini
Alluvione 2012. Un sistema politico-amministrativo che, non da oggi, rivela inesorabilmente i propri limiti

 

Alluvione 2012: cronaca della riunione del 14 Dicembre, dal mio punto di vista.

 

Inutile fare la cronistoria di come si è arrivati, un mese dopo l'alluvione del 12 Novembre, ad indire la riunione dello scorso Venerdì. La mia personale, e credo ragionevole ambizione era quella di far dialogare gli alluvionati con tecnici e politici che a vario titolo hanno la responsabilità di gestire la crisi e di programmare i futuri interventi.

Il sottoscritto ed altri che hanno creduto nell'utilità di organizzare questa assemblea possono riternersi soddisfatti a metà. L'affluenza è stata grande, al di là delle nostre più rosee aspettative. Credo fossimo almeno un centinaio.

La mia personale impressione (non parlo a nome di nessuno, ma solo di me stesso), è che da Venerdì sera gli alluvionati tutti, aziende e privati, si siano convinti ancor di più della necessità di agire in prima persona per cercare di tutelare i loro interessi, per due ordini di motivi. Primo, le risorse a disposizione del governo, e di altri enti interessati (Regione e Comune) sono scarse e bastano solo per completare i primi lavori di ripristino dell'alveo fluviale e per alleviare solo parzialmente i danni economici. Secondo, la politica e le istituzioni da sole non sono in grado di gestire processi decisionali complessi (come la messa in sicurezza di un corso fluviale e gli aiuti economici per il ripristino delle condizioni di lavoro e di vita ante alluvione).

Ecco allora che l'idea, anzi la concreta notizia, riportata da Fabrizio Cortoni circa la costituzione di un Comitato di aziende, che si avvarrà di un gruppo di tecnici per definire strategie di azione futura, è sembrata la più convincente.

Anche i privati colpiti dall'alluvione, dalla Svolta al Casello A1 dovranno percorrere questa strada ed unirsi alla cordata di Cortoni. Personalmente credo che sia la cosa più giusta da fare. E spiego perché. Quando ho deciso di organizzare l'assemblea del 14 Dicembre ho invitato le istituzioni non perché ritenevo che tutto debba essere in mano loro, ma perché mi sembrava giusto che avessimo perlomeno un primo confronto (a distanza di un mese) con chi le istituzioni le rappresenta e dunque deve fornire risposte e soluzioni. Detto ciò, credo che l'onestà (più o meno volontaria) dell'assessore Margottini, di Fausto Galanello e dei due tecnici regionali intervenuti, e le parole di Carlo Emanuele Trappolino abbiano dimostrato palesemente che l'alluvione ha travolto anche un sistema politico-amministrativo che, non da oggi, rivela inesorabilmente i propri limiti. Ciò non significa che la politica è inutile, oppure che sono tutti cattivi, incapaci, inadeguati. Piuttosto, ciò significa che senza la volontà, l'abnegazione e l'auto-organizzazione dei cittadini la situazione non si sbloccherà e che la messa in sicurezza del Paglia e gli aiuti ai cittadini colpiti duramente dall'alluvione non avrà i risultati sperati.

Quindi, da una parte risulta evidente che senza il lavoro di tecnici preparati e qualificati, il fiume non si mette in sicurezza. Ma senza i cittadini che controllano e che pungolano i responsabili dei lavori, i tempi possono dilatarsi fino all'inverosimile, perché risorse scarse, e scarsa capacità di coordinamento fra enti di vario livello non consentono una programmazione certa degli interventi. Su questo fronte esiste un'ulteriore insidia: quella degli speculatori, i quali in qualche modo cercano di far passare il messaggio che mettere "a posto" il fiume sia semplicemente possibile scavando il suo letto "per mandare giù l'acqua" e costruendo argini alti come la muraglia cinese. Ecco, se posso permettermi di dirlo con franchezza, inviterei i miei colleghi co-alluvionati a diffidare fortemente di tali cialtronerie, dette da persone assolutamente incompetenti e forse troppo interessate. I lavori vanno affidati interamente a ditte specializzate che seguono alla lettera istruzioni di tecnici qualificati, con una visione auspicabilmente complessiva del fenomeno, da monte a valle, e con i cittadini che capiscono cosa succede e perché. Vorrei anche sottolineare che il fiume non è un elemento a nostra disposizione, che noi possiamo manipolare a piacimento. Bisogna ripensare gli interventi sul fiume ed intorno al fiume tendendo presenti gli effetti che il lavoro dell'uomo produce sul proprio ambiente.

Infine, mi sia permesso di fare due appunti, uno di carattere logico deduttivo, l'altro di natura politica (forse morale). Il primo riguarda la storia ripetuta anche ieri sera dall'assessore Margottini (che devo ringraziare per onestà e per disponibilità) del famoso messaggio di pre-allarme trasmesso da Foligno via email certificata al comune di Orvieto alle 5AM del 12 Novembre. Ora, se questa cosa fosse vera, come non ho motivo di dubitare, mi chiedo perché il Comune di Orvieto non si sia già costituito parte civile contro gli uffici regionali responsabili di questa gravissima negligenza. Logica vorrebbe che se la mancata allerta ad Orvieto fosse dipesa da questa mancanza di comunicazione con mezzi idonei ed efficaci, allora il Comune dovrebbe trarre le evidenti conclusioni e cercare di ottenere perlomeno la rimozione degli eventuali responsabili.

Il secondo appunto, al di fuori di ogni demagogia, lo devo rivolgere al Sindaco di Orvieto, Toni Concina, il quale pur invitato una settimana prima della assemblea, e dopo aver dato la sua immediata disponibilità, qualche giorno dopo ha prima telefonato al sottoscritto mettendo in forse la sua presenza, e poi ha completato l'opera non presentandosi proprio. Capisco tutto, capisco che un sindaco ha mille impegni e non può andare ovunque, ma nella vita, specialmente se si ha la responsabilità di amministrare una comunità, ora più che mai in difficoltà, si devono stabilire delle priorità. E francamente in questo momento, aspettando di conoscere le motivazioni dell'assenza, non riesco a vederne altre. Con questo non voglio mettere in dubbio che Concina si stia dando da fare, ma è proprio il contatto con i cittadini in carne ed ossa che continua a mancare. E ciò non è secondario.