opinioni

Sono e saranno sempre gli stessi di prima

sabato 19 maggio 2012
di Aldo Sorci

In uno straordinario crescendo di quelle paternali che hanno caratterizzato la sua presidenza, Giorgio Napolitano ha recentemente affermato con motivo: la politica deve rigenerarsi!
Nella mia infanzia, al pari dei miei coetanei, mi capitava con frequenza la tortura del taglio dei capelli a zero; si diceva allora, che così potevano rigenerarsi, cioè rinascere e spesso l'operazione era imposta da esigenze di profilassi da parassiti. Non so come un rimedio simile possa applicarsi ai partiti.
Per una infelice coincidenza di agende, il presidente Napolitano ha ricevuto al Quirinale l'ex Premier il giorno in cui la stampa riportava le parti salienti della sentenza della Cassazione sul caso Dell'Utri e sulla presunta convergenza di interessi fra la mafia e l'ex presidente del Consiglio.
Nessuno, tranne i presenti, conosce gli argomenti trattati, ma le indiscrezioni facevano pure riferimento ad alcune lagnanze sulla giustizia e sui soliti P.M. persecutori.
Le recenti elezioni, non credo abbiano portato a quella rivoluzione democratica che sarebbe stata salutare e penso che il successo della cosiddetta antipolitica sia stato sopravvalutato; tuttavia sono emerse indicazioni di tendenze che dovrebbero far riflettere tutti, partiti, candidati ed elettori.
Il punto è che gli uomini che "fanno la politica" nel nostro paese, sono ancora quelli di prima, non c'è stato alcun ricambio o lavacro salvifico, nessuna redenzione, perché guidati più dagli interessi che dai sentimenti e dalle idee. Non sembri un paradosso, ma essi sono stati salvati dallo spred e dal conseguente Governo dei tecnici verso il quale scaricano tutte le loro colpe nella ricerca di candore mentre continuano nel perseguimento dei propri obbiettivi.
Ad evitare la genericità che spesso fa di ogni erba un fascio, mentre le erbe, come i partiti, non sono tutte uguali, mi riferisco a coloro che hanno governato negli ultimi anni. La crisi economica incombente già dal 2008, è stata colpevolmente ignorata dal vertice e da ministri compiacenti che l'hanno aggravata avvallando provvedimenti populistici. La nostra credibilità internazionale è via via crollata e il Parlamento è stato utilizzato, come in passato del resto, per il perseguimento di interessi particolari.
Ebbene, sono sempre gli stessi di prima, non hanno nessun pudore e non si sentono responsabili per tali provvedimenti, anzi ne chiedono altri ponendoli come condizione per mantenere il sostegno al Governo e lo fanno così, apertis verbis, senza ritegno che si tratti di norme per evitare processi o per modificare le successioni o le intercettazioni telefoniche e così via.
Contestualmente, su proposte di legge indispensabili, mettono il veto. È il caso del d.d.l. sulla corruzione, fondamentale per lo sviluppo economico visto che di corruzione l'Italia rischia di morire; c'è il nodo del falso in bilancio che in Italia, unico paese al mondo, è stato svuotato della dovuta rilevanza penale e la proposta di ripristinarla del Governo non è gradita. Un quotidiano riportava giorni fa un virgolettato che trascrivo: "questa legge non mi serve, anzi se passa danneggia me e le mie aziende". La norma non deve servire dunque l'interesse generale, ma quello di un ex presidente del Consiglio che ha dovuto abbandonare la guida del Paese sull'orlo del baratro, per il sostegno avuto da centinaia di parlamentari che sono e molti di loro saranno ancora nella prossima legislatura, quelli di prima, disponibili a giurare con il voto sulla veridicità di parentele cervellotiche. Uomini politici che hanno legato i loro nomi e il loro supporto a norme incredibili, legittimando conflitti di interesse macroscopici, sono più che mai sulla breccia pronti al servizio del capo, per sbarrare la strada ad ogni riforma del sistema dell'informazione in Italia.
E dunque, il conflitto di interessi sembra permanere. non è del tutto fantasioso pensare che il 16 u.s. si sia parlato anche della Rai e di quella lettera dell'Unione Europea sulla pubblicità televisiva, pervenuta oltre un anno fa ed accantonata perché sollecitava spiegazioni su un tetto pubblicitario che favorisce apertamente Mediaset.
Ecco i motivi per cui penso che siamo lontani dal poter ritenere prossima la fine di un lungo periodo buio. Ed il mio pessimismo si rafforza quando leggo, non senza amarezza ed incredulità, che la CEI vorrebbe puntare ancora sul Pdl, ignorando le conseguenze che l'appoggio del Cardinale Ruini all'ex Premier ed ai suoi partiti, ha provocato alla Chiesa ed all'Italia. Non è poi così difficile prendere atto che i comportamenti di altissimi rappresentanti di tale partito e di Comunione e Liberazione costituiscono un danno per la politica italiana ed un ostacolo per la diffusione della fede. La gerarchia non ha vigilato sulle organizzazioni vicine al potere, ai soldi e a stili di vita incompatibili con il messaggio cristiano. Ciò avviene perché è il centro stesso della Chiesa che appare allo sbando, coinvolto in vicende non dissimili da quelle che riguardano istituzioni nazionali, alcuni partiti inclusi.
Vittorio Messori parla chiaramente di "cedimento morale che non è solo sessuale (questione pedofili e non solo), ma è anche il ritorno, quasi come ai tempi rinascimentali, di palazzi vaticani ridotti a nodi di intrighi e di lotte per carriere, poteri, denaro, interessi ideologici e politici".
Purtroppo è difficile dargli torto e tutto ciò rende idea dell'ampiezza e della profondità della crisi morale che vive il nostro Paese in un periodo difficilissimo dal punto di vista economico e sociale. La rigenerazione o la conversione, presuppongono il pentimento per i laici come per i cattolici i quali possono ricorrere alla forza della preghiera; e nell'anno dedicato alla fede, appare ancora più appropriato il pensiero del poeta Ivan Turgenev: "per qualunque cosa uno preghi, prega sempre per un miracolo". È un invito alla speranza.