opinioni

Ci vorrebbe uno Zeman anche in politica

domenica 18 marzo 2012
di Mario Tiberi

Anche per chi non ha mai avuto granché di dimestichezza con lo sport del calcio, il nome di Zdenek Zeman evoca comunque un qualcosa di familiare, ma più ancora di atipico, di irregolare, di fuori dell'ordinario, di raro per non dire di unico.

Sollevò, al di là dei meriti o demeriti sportivi, una "questione morale" sull'abuso di farmaci vietati che sconvolse il mondo del "pallone italico" sul finire degli anni novanta del secolo scorso.

Per la sua luminosità, è una storia tutta da raccontare quella di Zeman. In un'epoca in cui, fin da fanciulli, si insegna che è meglio e preferibile diventare famosi e potenti piuttosto che onesti, l'allenatore boemo rappresenta un esempio di specchiata onestà a fronte di raccomandate e arrivistiche affermazioni personali.
Ha sempre creduto nelle sue idee, ha affrontato avversari sul campo da gioco e fuori di esso, e quelli che ha affrontato fuori si sono rivelati certamente più pericolosi e insidiosi di quelli in campo. Gli hanno teso trappole e trabocchetti dappertutto pur di vederlo cedere e cadere; hanno tentato in tutti i modi di farlo passare per un folle visionario, per un illuso, per uno scomodo "rompiscatole" e un insopportabile "piantagrane"; lo hanno persino deriso e sbeffeggiato, tacciandolo di fallito, perché non era riuscito a vincere nulla di importante e perché era stato escluso dal giro delle squadre ricche, quelle che contano.
Lui, però, incurante delle critiche astiose e coriaceo nelle sue convinzioni, ha continuato risoluto e imperterrito a percorrere la sua strada provando a coniugare coraggio, volitività, fermezza con i veri valori dello sport.

Adesso, a sessantacinque anni, si gode il suo calcio dall'alto del primo posto in classifica: non solo lui, ma anche tutti i suoi tifosi che, badate bene, non sono soltanto quelli del Pescara, essendo sparsi un po'su tutta la Penisola. Il calcio pulito, quello plasmato di sudore e passione, transita per questo (non uso codesto) signore che ha saputo trasformare il suo cognome in uno stile di vita: zemaniano è ormai divenuto un modo di essere che si contrappone ai giochetti di corridoio, agli imbrogli e a chi ancora crede che sempre e comunque il fine giustifichi qualsiasi mezzo, pure il più ignobile e vergognoso; zemanlandia è un paese dei balocchi dove la vita vale più del denaro e del potere.

Che ne pensate?. Non Vi sembra che uno Zeman ci vorrebbe in molteplici altri settori quali le televisioni, le banche, le assicurazioni, i commerci, le authority, i giornali?. Che dire, poi, della politica?. Qui di Zeman non uno, ma decine o centinaia ce ne vorrebbero!.

Senza ritornare a dissertare su malversazioni diffuse, su concussioni quotidiane, su corruzioni dilaganti, già da me ampiamente illustrate negli scorsi mesi, è ora più opportuno soffermarsi con non celata amara ironia su un "modo di dire" che sta prepotentemente entrando nel lessico e nel gergo corrente: "A mia insaputa".
Lo abbiamo sentito pronunciare dall'ex Ministro Claudio Scajola a proposito di un appartamento con vista sul Colosseo; anche Massimo D'Alema lo ha usato riferendosi ad una crociera nelle acque del Mediterraneo pagata da chissà chi; proprio in questi giorni è riecheggiato sulla bocca del Presidente della Regione Molise, Michele Iorio, a riguardo di una commessa pubblica affidata ad una Società della quale è amministratore suo figlio primogenito.

La nostra povera e mal ridotta Italia esiste, se ancora esiste, "a sua insaputa". Sic!. Mentre stavo scrivendo ciò che state leggendo, mi hanno suonato alla porta e sono andato ad aprire. Era una mia carissima amica la quale, vedendo la scrivania piena zeppa di fogli scritti, mi ha chiesto se poteva sbirciare tra quei fogli. Dopo aver letto il presente documento, con un velato sorriso tra il compiacente e il dubbioso ha domandato, riallacciandosi alla figura di Zeman, se per caso avessi o non avessi avuto l'ardire di tracciarmi un autoritratto dipinto con l'inchiostro della mia penna.

Tranquilli: non ho mai allenato una squadra di calcio!.