opinioni

Agli intellettuali di ogni età, di ogni formazione culturale, di ogni credo religioso

lunedì 20 febbraio 2012
di Mario Tiberi

E' sotto gli occhi di tutti il degrado morale e la caduta di tensione cogitante che affliggono la nostra tempestosa epoca, il declinare verso derive nichiliste della pulsione umanista che rese eccelsi i migliori pensatori italiani di ogni tempo, lo sprofondare in un abisso buio e cupo di cui non si intravede il fondale.
Non possiamo, non dobbiamo consentire che la sfiducia verso le pubbliche istituzioni e l'amarezza per delusioni reiterate e torti subiti possano prevalere sulla agognata rinascenza risorgimentale cui, ad ognuno, compete il diritto di ambire.

Ecco perché è pressante esigenza quella di chiamare a raccolta le più nobili coscienze, anche nel ridotto della città di Orvieto, tesa alla formazione di un collegio di intellettuali di ogni età, di ogni provenienza culturale e politica, di ogni credo religioso affinché possa aprirsi una tutta rinnovatrice stagione di alborea civiltà dalle ampie prospettive e dalle larghe vedute. Un collegio tutt'altro che elitario ed anzi, all'opposto, che affondi le sue radici nell'essenza più intima del popolarismo democratico.

Infatti, l'intellettuale non è tale in quanto tale, ma in ragione delle sue qualità e virtù etiche e delle sue capacità e competenze di pensiero; prima tra tutte la sua coltivata predisposizione naturale a mai gettare all'ammasso il proprio intelletto e la propria libertà di giudizio critico.
Per assurdo, ma è un assurdo che non ha nulla di paradossale, anche un analfabeta può essere un verace e serio intellettuale, e forse dei migliori, qualora il suo spirito sia intriso di disciplina etica e di logica dialettica riflessivo-concettuale.

In fin dei conti, chi è e chi è sempre stato l'intellettuale?.
In estrema sintesi e stimati consolidati parametri di valutazione filosofica, così lo si potrebbe tratteggiare: l'intellettuale è persona utile, necessaria e persino indispensabile nella elaborazione culturale di una struttura sociale o politica, pur se non ben visto dagli armeggioni e dai mestieranti del potere poiché quest'ultimi non avvezzi a misurarsi sul piano delle idee; l'intellettuale è garanzia di libertà, di capacità di incidere nella realtà, di democrazia sostanziale anche quando si abbandoni a consapevoli mutamenti di opinione, talora dettati da contingente opportunità. Ed è proprio in quell'abbandonarsi, al contrario di ogni falsa credenza, che risiede la sua forza morale e la sua dirompente energia vitale.

A tutti, dunque, è lecito adoperarsi per il raggiungimento della intellettualità; a nessuno, però, è permesso di sottrarsi all'esercizio del civile "Officium" delle responsabilità personali e pubbliche, le quali debbono essere autonome e indipendenti da condizionamenti ideologici o pratici, disinteressate nel perseguimento del "Bene Comune", virtuose e coerenti tra il professato e l'agito.

P.S. : il descritto ed enunciato appello, ovviamente, può valicare i confini della mia città di origine ed estendersi in ogni altra realtà, qualora fosse in grado di raccogliere i favori delle Donne e degli Uomini di "Buona Volontà".