opinioni

Orvieto alzi la testa! Riflessioni sul destino del centro studi e sulle "carte" negate in merito agli swap

mercoledì 23 novembre 2011
di Stefano Cimicchi, MPO

Mi sono domandato diverse volte come mai il dibattito pubblico, ma anche quello nelle sedi istituzionali, si sia tenuto così lontano dai punti "caldi" e abbia veleggiato lontanissimo dai punti focali che concretamente condizionavano l'esito di tutte le questioni aperte.
Premesso che condivido in toto quanto detto "disperatamente" dal Prof. Claudio Bizzarri per aver lavorato con Lui e la sua equipe, per aver conosciuto gli interlocutori delle università americane e tante altre cose ancora!
Egli ripete, come fanno tanti, che l'uscita del famoso decreto Mussi sarebbe stato la causa dell'abbandono della facoltà di ingegneria delle telecomunicazioni della sede di Orvieto.
Ciò non è vero e l'iniziativa di Mussi è stata artatamente utilizzata per distruggere il progetto di economia della conoscenza che aveva un senso profondo e che permetteva e giustificava l'esistenza di una infrastrutturazione che avrebbe, come ha avuto, il potere, per la sua stessa esistenza, di attrarre attività formative di agenzie italiane e straniere.
Oltre a ciò esistono le iniziative specifiche ma non meno importanti quali la scuola dei librai, il centro per la ricerca sulla sicurezza alimentare, la scuola di archeologia e via dicendo.
Scusate se è poco!
Il decreto Mussi che cosa diceva? Che rimanevano decentrate quelle facoltà che avevano la forza di sostenerne l'onere per almeno venti anni.
E allora? Avevamo l'occasione di stabilizzare un corso (non voglio parlare qui di Architettura per carità di Patria!) mentre prima dovevamo, ogni anno, aspettare l'ultimo giorno e l'ultimo momento per avere firmata la convenzione.
Lasciamo da parte per un momento la gara tra le città dell'Umbria e la ritrosia dell'Università di Perugia ad accettare l'idea del decentramento. Qui un dibattito che ragioni su chi aveva visto giusto e chi ha sbagliato richiederebbe altri protagonisti e altri dati a disposizione.
La verità è che il decreto Mussi "stabilizzava" e non chiudeva un bel niente!
La verità è che le risorse dovevano essere rivolte altrove oppure non c'erano affatto!
Io aggiungerei l'idea che non facendo per niente una politica delle entrate e della valorizzazione del patrimonio ci si apprestava a passare dal "volare alto" al "non volare per niente".
Se non si prende coscienza di questo si discute di aria fritta!
Io credo che ci sia dell'altro e che certe amnesie siano "pelose".
Propongo infatti un altro argomento che può aiutare a capire come certe amnesie siano sospette!
Ma Ingegneria delle Telecomunicazioni era qui per merito del destino?
E l'Itelco? La sua storia? La sua iniziativa in campo formativo e in raccordo con l'Università di Perugia e altri centri di formazione sparsi per il mondo?
E' vero o no che ancora oggi il 60% del settore delle telecomunicazioni in Italia è fabbricato a Orvieto?
E' vero o no che in ogni grande azienda del settore, gli uomini chiave, sono passati oppure nati a Orvieto?
Oggi che viviamo una crisi dalla quale si potrà uscire solamente con l'innovazione, invece di rilanciare questa nostra potenzialità, giriamo largo e parliamo d'altro.
Aver lasciato "seccare" questa pianta, che tanto faticosamente era stata piantata e sostenuta, è stato un atto di grave miopia che ricadrà su molte generazioni di orvietani.
Evitare di affrontare i problemi reali e assecondare ipotesi "minimaliste" non è meno grave.

Lasciar correre su veri e propri delitti amministrativi significa essere complici e non porterà fortuna a chi si macchierà (alcuni per la seconda volta) di questo reato.
Orvieto alzi la testa!

Stefano Cimicchi
In Movimento per Orvieto

P.S.

Il Sindaco, oltre a non rispondere alle nostre domande, non concede le "carte" che sono state richieste ai sensi della legge 241/90, la legge sulla trasparenza degli atti. Ciò è molto grave ed è un salto di qualità rispetto alla tecnica del "lasciar cadere" come se noi stessimo ad abbaiare alla luna.
Intanto il 3 dicembre si terrà la prima conferenza sulla questione "swap", a giorni vedrà la luce il sito web e alle domande sui derivati e sul centro studi seguiranno quelle sulla gestione del patrimonio e sul museo della ceramica.