opinioni

Prime idee per una città migliore (parte seconda)

giovedì 23 giugno 2011
di Mario Tiberi

Ci eravamo lasciati con l'impegno, da me assunto e a cui intendo prestar onore, di indicare e tracciare l'agenda delle priorità cittadine secondo buon senso e capacità di analisi della realtà circostante.
Taluno, che immagino aspiri al laticlavio fasciato alla più alta poltrona consiliare confidando che non i migliori e bensì i mediocri possano coltivare tali ambizioni, è andato affermando che Mario Tiberi divulga idee ovvie e banali dimenticandosi, però, che è preferibile possedere idee, seppur ovvie e banali, piuttosto che non averne alcuna.

Torniamo alla serietà e al disinteressato servizio da porgere alla città di Orvieto.

Gli obiettivi prioritari da perseguire sono ovviamente ovvii, anche se non è vana perdita di tempo poterli così riassumere: rimodulare in termini essenzialmente qualitativi l'esistenza materiale e morale dei cittadini orvietani nelle sfere della salute, sicurezza, mobilità e servizi sociali; spendersi sino allo spasimo per una reale ed efficace politica dell'occupazione lavorativa giovanile; ristabilire un temperato e quieto clima di fiducia tra cittadini e pubblica amministrazione in quanto convinto che, senza fiducia, non è possibile cambiare per volgere lo sguardo nell'altrove dell'avvenire.

La problematica condizione in cui versa Orvieto non permette di scrivere un "libro dei sogni", pur sapendo che per conquistare i sogni necessita coinvolgere una intera comunità nel processo di cambiamento e di riscatto della città rimanendo, d'altro canto, realisti e concreti.

Il primo dovere di un pubblico amministratore consiste nel garantire i servizi essenziali di cui porta la responsabilità e, cioè, nel garantire una città pulita nelle strade come nell'aria e nei giardini, la possibilità di muoversi in sicurezza e con tempi certi attraverso un trasporto pubblico capillare, l'efficienza infine della macchina amministrativa comunale. Per raggiungere codeste mete, due sono le questioni fondamentali: in primo luogo, rimettere in sesto il bilancio del Comune perché, senza conti in ordine, è impensabile anche solo immaginare come poter ridare fiato ad una economia in ginocchio; in secondo, dedicarsi alacremente all'impegno di portare a compimento i progetti già in essere piuttosto che affaticarsi sul lancio di nuove, quanto aleatorie, iniziative. Non bisogna, infatti, ripartire da zero, ma "ricominciare da uno" imprimendo impulso e accelerazione alla rifunzionalizzazione delle aree dismesse con, in prima battuta, la ex Caserma Piave e l'ex Ospedale di piazza Duomo.

Sul fronte dell'occupazione, l'Azienda Comune non può rappresentare l'ammortizzatore sociale per risolvere il problema del lavoro che manca. Il ruolo del Comune deve, invece, essere quello di favorire la nascita e lo sviluppo di imprese sul proprio territorio rappresentandone gli interessi di economia di scala in ogni sede, regionale e anche nazionaleuropea, in cui si discutono strategie e provvedimenti a sostegno di nuove occupazioni. Quello testé descritto è il quadro d'insieme ma, per non correre il rischio di essere tacciato di genericità, è mio dovere procedere alla individuazione dei comparti su cui e come intervenire.

Qui di seguito ne fornisco una elencazione di massima, con l'avvertenza che ognuno di essi è suscettibile di costanti e auspicabili aggiornamenti e integrazioni:
Sicurezza e Legalità; Apparato Amministrativo Comunale; Bilancio e Tributi; Ambiente e Rifiuti; Welfare e Coesione Sociale; Sviluppo economico (industria, commercio, artigianato, cultura e turismo); Trasformazione e Manutenzione Urbana; Giovani e Sport; Integrazione e Accoglienza.
Per ognuna delle aree di intervento soprafissate, sarà mia cura indicare nelle prossime puntate l'obiettivo da raggiungere, le azioni operative da intraprendere e le iniziative prioritarie da avviare.