opinioni

Vuoi vedere un Miracolo? Alice...

domenica 19 giugno 2011
di Roberta Menichetti

Vuoi vedere un Miracolo? Alice...

Corpo celeste: un corpo acerbo, infagottato nella sua angelica bellezza che guarda il mondo e interroga il cielo. Il titolo, quasi un ossimoro, con le parole finali del film dice tutto il significato di questa coraggiosissima presa di posizione contro l'inautenticità del senso del sacro.

Un film durissimo, implacabile ma non contro la religione. Bastano i cinque minuti del prete solo nella chiesa vuota del villaggio arroccato e abbandonato, il "Cristo furioso" e il crocifisso caduto nel mare per non arrivare a destinazione, a far sì che i pochi cristani rimasti, fuori e dentro la chiesa, si sentano adeguatamente rappresentati.
Una ricerca di senso, dunque, che assume la religione come paradigma di un vuoto, di una mistificazione che investe oggi non solo la religione.

Lo sguardo di Alice ci fa soffrire ma nella sua poesia c'è sempre la luce, che può essere il sole in fondo al tunnel di acqua fangosa, i bambini che cercano e trovano qualcosa tra le macerie: la coda viva di una lucertola. Un corpo morto che vive ancora.

"Teatro di Guerra" di Martone o "La vita sognata degli angeli", dice Alice dei suoi primi film visti e amati, che chiariscono molto delle sue scelte. "L'ora di religione" di Bellocchio, "Decalogo" di Kieslowskij, o "Il cielo sopra Berlino" di Wenders sono evocati da alcune scene di questa storia, che si impone come la testimonianza di una ricerca aurtentica, senza retorica e senza inutili didascalie.

A guardare il film ci si emoziona, soprattutto se si conosce Alice e si possono leggere senza equivoci le immagini e le poche, bellissime, parole.
E riaffiorano i ricordi di una ragazzina assorta nella sua anima grande, che ogni tanto ti spalancava il cielo, "impazzito di luce".