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Virtus, foemina est! (Exceptionibus Perpensis)

giovedì 26 maggio 2011
di Mario Tiberi

Fin dalla più giovane età sono rimasto sempre affascinato dall'universo femminile perché simbolo di leggiadria, di venustà, di eleganza, di altruismo, di generosità, di dedizione. Ho imparato, così, ad amare le donne a tutto tondo convincendomi, esperienza dopo esperienza, della consapevolezza che nessun altro essere umano sappia amare come loro stesse sanno amare e che, quindi, per amarle davvero altra via non vi è se non quella di integralmente rispettarle con tenera e delicata dolcezza.

Una drammatica vicenda mi concede l'agio ad alcune considerazioni, tanto necessarie quanto impellenti.
Il ventotto Gennaio scorso, a Sohag nell'Alto Egitto, è stata barbaramente uccisa dalla violenza controrivoluzionaria Sally Zahran, appena ventitreenne, mentre stava pacificamente manifestando per la libertà del suo popolo. Esempio fulgido, anch'essa, del sacrificio della propria persona in nome di nobili idealità e dell'irrinunciabile contributo che la donna offre alla vita di intere società e nazioni.

E' un contributo di natura innanzitutto spirituale e culturale, ma che possiede pure rilevanti connotazioni civili e politiche tanto da rendere giustizia al ruolo delle donne nella società contemporanea, attribuendogli "quel qualcosa in più" che non sembra esagerato designare come "genio femminile". Il "quidquid pluris" consiste in quell'immensa disponibilità delle donne a spendersi nei rapporti umani, specialmente a vantaggio dei più deboli e indifesi; in tale opera esse realizzano una forma di universale maternità affettiva, culturale e spirituale dall'inestimabile valore, per l'impatto e l'incidenza che imprime allo sviluppo della singola persona nella proiezione di una collettività armonica più allargata.

Vi è da domandarsi, giunti a tale grado di giudizio, quanto abbia influito la presenza in piazza di Sally e di tutte le altre egiziane per la positiva riuscita della rivolta democratica contro il regime dispotico di Mubarak.
Abbiamo ascoltato, in quei giorni di inizio anno, la voce di una rivoluzione che non poteva non accumunare tutti gli spiriti liberi: la rivendicazione della dignità umana nel nome della giustizia e della libertà.
Proprio la presenza delle donne, a mio manifesto avviso, ha impresso enorme forza morale al moto rivoluzionario rendendolo, così, rappresentativo di tutta la società egiziana, perlomeno di quella democratica, libertaria, non violenta. Il "genio femminile" ha inoltre reso la rivolta maggiormente giustificata e giustificabile agli occhi del mondo, soprattutto a quella porzione di mondo che temeva una sollevazione di stampo islamico radicale.

"Grazie a Te, donna, per il fatto stesso che sei donna", verrebbe da dire usando le parole di Giovanni Paolo Secondo. Grazie a Te, donna, con la percezione sicura, propria della tua femminilità, che tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità delle relazioni umane.
Sulle donne però, nel corso dei secoli, si sono riversati pregiudizi su pregiudizi, ora da sgomberare; ma un pregiudizio non può essere combattuto e abbattuto creandone di nuovi ed è solo, affrontando a viso aperto questi ultimi, che si possono realmente smorzare e attenuare, se non sconfiggere definitivamente, i più diffusi preconcetti e le più perniciose preclusioni.

Che vocaboli usare, poi, per aggettivare compiutamente la donna dell'oggi: libera, moderna o emancipata?. Ritengo che il modo migliore per una giusta collocazione verbale sia quello di accedere alla descrizione qui di seguito riportata: la donna emancipata non è la moderna bambolina che si trucca vistosamente e indossa abiti costosi, spesso di dubbio gusto; la donna emancipata è, al contrario, una creatura che crede fermamente di essere umana tanto quanto un uomo e, probabilmente, lo è anche di più; la donna emancipata, infine, non insiste oltre misura sulle sue libertà, le difende certo strenuamente, ma non ne abusa mai.

Con ponderate e debite eccezioni (exceptionibus perpensis) e qualora il tratto di cui sopra risponda al vero, non sarebbe del tutto fantasioso poter immaginare un futuro prossimo nel cui grembo si annidino le virtù femminee.