opinioni

Santità e laicità del Primo Maggio

sabato 30 aprile 2011
di Mario Tiberi

Nel corso della mia vita, mi sono sempre imposto di onorare e rispettare il lavoro umano, soprattutto quello altrui, sia nella sua dimensione pratica e sia nella sfera più propriamente intesa come valore etico.

Mi è stato insegnato, e ho reso mio fino in fondo tale insegnamento, che le attività intellettuali e manuali degli uomini e delle donne non debbano essere valutate per quelle che sono in se stesse, ma per come le si compiono sotto la guida di "fulgide patrone" quali sono la laboriosità, la serietà e l'onestà.

Non esiste, infatti, un lavoro più elevato o più nobile di un altro; esiste solo il lavoro, fosse anche il più umile, come fonte di dignità e di uguaglianza tra gli esseri umani, come occasione di riscatto dalla schiavitù dell'asservimento ai bisogni, come motore propulsivo degli ideali di giustizia e libertà.
Quest'anno poi, e lo giudico un segno della Divina Provvidenza, nella stessa giornata del Primo Maggio vengono a coincidere due celebrazioni in una: alla laica Festa del Lavoro si accompagna la Santa Beatificazione di Giovanni Paolo II.

Affidare all'instancabile operatore di pace e di giustizia il bene del lavoro, oggi come non mai in declino di identità, mi pare essere l'intenzione più solida e sacra per un auspicio a non smarrire la speranza in un futuro migliore.