opinioni

Partito Democratico: orientarsi al confine

giovedì 17 marzo 2011
di Massimo Morcella

Chi si trova a frequentare territori di confine sa riconoscere lo stato di incertezza e smarrimento che tale situazione puo' indurre. Cio' a maggior ragione quando la linea di confine non sia cosi' ben delineata e soprattutto quando il passaggio tra le due aree che il confine separa e allo stesso tempo unisce, non sia adeguatamente presidiato; qualora, dunque, il confine non offra alcun segno tangibile e riconoscibile del "dove siamo". L'incertezza del luogo si estende cosi' alla nostra esperienza. Scordiamo il motivo per il quale siamo giunti fin li' e accantoniamo (per timore, per incapacità, per convenienza) il principale obbiettivo che ci eravamo proposti: il Passaggio.

La questione di natura improrogabile e' dunque: come orientarsi in questa sorta di terra di nessuno; come oltrepassare il limite.
Le riflessioni possono ora moltiplicarsi e la domanda piu' stringente diventa: cosa puo' significare organizzare il passaggio nell'ipotesi in cui si abbia una qualche cognizione del campo dal quale si proviene (ammesso che tale cognizione sia effettiva) e nessuna di quello verso cui si pretenderebbe di addentrarsi?

Il panorama politico locale e la sfavorevolissima congiuntura economica ci inducono a ritenere che oggi sia

il tempo del bisogno o, per meglio dire, il tempo della riflessione che ci viene imposta da un profondo stato di necessità e da un evidente quanto effettivo imbarazzo istituzionale. Il discrimine tra il superamento del confine e il passo falso risiede dunque, al tempo presente, oltre che nella volontà, anche e soprattutto nella capacità di riflessione, di studio, di progettazione, di programmazione. In una parola, la capacità di orientamento che la attuale fase ci impone, deriva dalla nostra capacità di giudizio. Giudizio e orientamento. Giudizio come elemento necessario ad attualizzare il passaggio. Non prima, pero', di aver indagato a fondo la nuova regione verso la quale (almeno a parole) abbiamo deciso di spingerci.

Nel PD convivono diverse anime: coloro che nostalgicamente volgono lo sguardo al passato; quelli che giunti in prossimità del punto di passaggio difettano della capacità di giudizio e di orientamento necessaria per andare oltre e, infine, quelli che, seppure con qualche incertezza, sembrano aver rotto gli indugi e appaiono intenzionati ad esplorare nuovi ambiti e nuove modalità di azione.

Gli ultimi sono la minoranza. Sono i meno esperti e finanche i piu' deboli. Ma sono gli unici ad essere nel giusto.
Ad essi dobbiamo affidarci.
Costoro dovranno pero' dimostrare di voler intendere l'impegno civico quale pratica finalizzata all'indipendenza dell'individuo e, conseguentemente, dell'intera comunità.
Indipendenza da intendersi "per la politica" e " dalla politica".

Solo chi darà prova di essere materialmente ed ideologicamente indipendente "dalla politica" riuscirà ad oltrepassare il confine in prossimità del quale, con tanto dispendio di energie, siamo giunti.
O si porta a compimento un tale mutamento culturale oppure sarà bene abbandonare velleità di rinnovamento, continuando a pascolare nei vecchi territori, consapevoli pero' di essere condannati a certa estinzione.