opinioni

Unesco, sottosuolo e Rupe

venerdì 18 febbraio 2011
di Claudio Bizzarri

Leggo con soddisfazione che quanto fatto nel corso degli anni inizia a dare il suo frutto. Mi riferisco alla presentazione che Marco Sciarra darà - ha dato - alla BIT di Milano, incentrata su uno degli aspetti più interessanti - ed innovativi - dell'offerta turistica orvietana, quella del sottosuolo, per la quale Orvieto può essere considerata un laboratorio di alto profilo ed una guida a livello nazionale.

Da anni, negli ambienti specializzati e non, Orvieto Underground gode di una reputazione al pari di quella di città di ben altre dimensioni, Napoli ad esempio, come ha anche recentemente ribadito proprio Fabrizio Ardito, giornalista specializzato nel campo delle città sotterranee e presente proprio alla manifestazione legata alla BIT, accanto al nostro assessore.

E' anche una bella soddisfazione vedere che finalmente si riparla di Orvieto e di Unesco nell'ottica indicata anni or sono da chi scrive, dall'arch. Rocco Olivadese e dalla prof.ssa Falini - che ha seguito con successo una serie città italiane nel complesso iter che poi porta all'iscrizione nel patrimonio Unesco - secondo la quale per Orvieto è la simbiosi fra aspetti geologici, topografici e storici a farne un unicum degno di essere preso in considerazione.

E' ovvio che se ci si basasse solamente sulle emergenze di carattere storico e culturale in senso lato, Orvieto sarebbe alla stregua di tante altre cittadine italiane, centri storici ricchissimi di monumenti anche unici, ma non decisivi per gli standard di valutazione che hanno, nel tempo, preso piede. La comprensione della validità storico-strutturale della città si esplicita a partire dalla sua natura fisica, di tufo e pozzolana, per passare attraverso i suoi vuoti artificiali ed esplodere poi nella bellezza che a tutti è dato di vedere in superficie. Tre dimensioni, non due solamente, che non potrebbero esistere così come sono oggi, se non fossero fortemente intrecciate, indissolubilmente proiettate orizzontalmente e verticalmente, nello spazio che ci circonda e del quale, talora, non abbiamo piena consapevolezza.

Un ulteriore tassello alla comprensione della dimensione ipogea della città verrà, a partire dal mese di luglio, da una mostra che Speleotecnica, in collaborazione col PAAO e la Fondazione Centro Studi, sta realizzando sulle strutture relative alla città etrusca, della quale poco rimane in superficie ma tanto si trova nascosto nel sottosuolo. L'appuntamento è ovviamente rivolto in massima parte agli Orvietani ma anche al pubblico che da fuori viene per vedere, comprendere, respirare la nostra storia basata sul tufo, dentro il tufo, questa si una vera risorsa per la città e della città.