opinioni

La legalità nel cestino dei rifiuti. Parliamo dei calanchi

giovedì 17 febbraio 2011
di Davide Orsini

Nel giro di pochi giorni abbiamo potuto leggere due interventi sulle testate on-line orvietane.
Il primo, firmato da Mario Tiberi, chiede al Presidente del Consiglio comunale Marco Frizza di avviare l'iter per dare seguito alla richiesta di referendum consultivo cittadino presentata dallo stesso Tiberi. A quanto pare la Presidenza del CC non ha ancora proceduto in tal senso, ledendo il diritto sacrosanto della cittadinanza, o parte di essa, ad avere la voce in capitolo sulle scelte ambientali dell'amministrazione.
Il secondo intervento e` a cura di Marco Marino, il quale, per tagliare corto, si chiede se non sia il caso di deporre l'ascia di guerra contro il terzo calanco e ragionare su possibili soluzioni che salvaguardino il territorio e allo stesso tempo diano respiro alle casse comunali. Secondo me, i due interventi sebbene scritti da persone diverse, con intenti diversi, sono da considerare collegati.

La questione "referendum ambientale" promossa da Mario Tiberi corrisponde alla necessita` di dare voce alla cittadinanza su un tema che la classe politica orvietana non sembra in grado di affrontare. Alla fine, la soluzione promossa da Marino non si differenzia molto dai piani di ampliamento preconizzati a suo tempo dalle varie giunte di centro-sinistra. Il progetto industriale ambientale di Cimicchi aveva proprio lo scopo di fare della gestione dei rifiuti un business attraverso il quale ottenere soldi sicuri ogni anno per mandare avanti il Comune.

Ma l'opinione pubblica orvietana, che, come dice Marino, sembra svegliarsi soltanto in certe occasioni, ha mostrato nel lontano 1996 una certa avversione a quel progetto cimicchiano. La discussione sul termovalorizzatore, per chi se la ricorda, fu il momento piu` critico di quella amministrazione. L'ambiente e` stato sempre nocivo ad Orvieto. Soprattutto per gli assessori al ramo caduti numerosi proprio su quel fronte.

Marino dice che in fondo siamo tutti ambientalisti, perche` non si puo` non esserlo. La vera differenza sarebbe tra gli assolutisti ed i relativisti. Lui dice di essere un relativista, che a suo dire sarebbe sinonimo di "ragionevole". Seguite il discorso. Il terzo calanco sarebbe una soluzione ragionevole perche` oltre a non impattare piu` di tanto su un territorio gia` martoriato da anni di scelte urbanistiche scellerate, la sua apertura garantirebbe nuovi introiti nella casse comunali. Gia`, la monnezza, tanto attaccata, diffamata, disprezzata, torna ad essere la speranza per il futuro di Orvieto.

Morale della favola: abbiamo fatto tutto‘sto casino per eleggere una giunta tutta nuova, moderna, zeppa di manager, per poi ritornare alla monnezza di Cimicchi. Tomasi di Lampedusa si sarebbe rallegrato nel vedere che ad Orvieto tutto e` cambiato perché nulla cambiasse. Devo confessare che il ragionamento di Marco Marino non mi piace perché suona male e pone un problema morale non indifferente. Non possiamo giustificare l'apertura del terzo calanco dicendo che tanto ormai la situazione e` compromessa, per cui opporvisi sarebbe come chiudere la stalla dopo che i buoi sono gia` scappati. Io credo che questo modo di ragionare ci porterebbe alla famosa teoria di Luttazzi (per chi volesse spiegazioni a tale riguardo vada su youtube).

Ho cominciato questo mio scritto dicendo che gli articoli firmati da Tiberi e da Marino sono collegati. Ecco, arriviamo al punto. La proposta Marino, o meglio la riproposizione di una ventennale ricetta sulla politica ambientale, cade in un momento in cui l'amministrazione comunale non sa come tappare le voragini del bilancio. La macchina comunale ha bisogno di introiti straordinari immediati, ma anche di una base economica stabile e sicura per il futuro. Il terzo calanco non apre soltanto un'altra ferita nel territorio orvietano, ma aprirebbe le porte a nuovi introiti, ripescando il vecchio progetto ambientale del centro-sinistra.

Quel progetto e` stato bocciato tempo fa senza bisogno di referendum. Ma in un momento politicamente confuso come questo, il referendum darebbe la possibilita` ai cittadini di esprimersi formalmente su una materia tanto controversa. La domanda allora e`: chi ha paura del referendum sull'ambiente? Perché, in spregio alla legalita` ed alla correttezza istituzionale, l'amministrazione non dà seguito alla richiesta dei cittadini?

Detto cio`, in spirito di amicizia, vorrei dare atto a Marino di aver posto un problema su cui ragionare. Io non sono d'accordo con la sua proposta ed ho cercato di spiegare il perché. Su un'altra cosa non sono d'accordo, anzi due. Gli ambientalisti ad Orvieto sono sempre esistiti, pochi ma buoni. Vorrei ricordare che in tempi di assoluto silenzio e di foga modernizzatrice (della sinistra) ci sono state voci di profondo dissenso, come quella di Gianni Cardinali, le quali non sono mai state prese in considerazione. Per cui la colpa dello scempio ambientale del nostro territorio non si puo` imputare al silenzio degli ambientalisti. In secondo luogo, gli ambientalisti non si dividono in assolutisti e relativisti. A parer mio si dividono in democratici ed anti-democratici. Se l'amministrazioe comunale vuol sentire la voce dei cittadini, dia seguito al referendum, e soprattutto trovi un'alternativa alla monnezza, per essere coerente con quanto affermato prima delle elezioni. Altrimenti anche gli elettori di centro destra cominceranno ad essere disorientati. Penseranno.... Ma come, io votato contro quei monnezzari de' sinistra, e adesso me ritrovo pieno de rifiuti n'altra vorta?