opinioni

Unione Europea. Deo gratias! In Umbria il Piano regionale dei rifiuti va rifatto

sabato 18 dicembre 2010
di Vittorio Fagioli e Roberto Minervini

Ieri pomeriggio a Bari, con l'intervento del presidente Vendola, la Regione Puglia ha presentato in un convegno l'aggiornamento del Piano di Gestione dei Rifiuti Urbani (PGRU) in cui ha invitato tutti gli stakeholders "per assicurare la completa condivisione delle scelte strategiche da adottare in un campo così complesso". La necessità di aggiornare il Piano deriva dal fatto che è in corso di recepimento nell'ordinamento nazionale (D. Lgs 250/2010) la Direttiva Europea sulla gestione dei Rifiuti 2008/98/Ce, modificando la parte IV del vigente D.Lgs 152/2006 e.

Si dice nella locandina di convocazione che: "Obbiettivi innovativi riguardano la definizione di un programma per la riduzione della produzione di rifiuti, nonché un programma per la riduzione dei Rifiuti Urbani Biodegradabili da avviare in discarica anche ai sensi di quanto previsto nella stessa direttiva. Vi è inoltre la necessità di definire approcci mirati all'autosostenibilità delle filiere del riciclaggio e recupero, attraverso la sperimentazione e programmazione di nuovi modelli di gestione fondati sulla autovalorizzazione durevole dei rifiuti come risorsa ed in considerazione dei contesti ambientali, territoriali, sociali, economici, imprenditoriali. Lo sviluppo delle raccolte differenziate non sarà solo finalizzato a ridurre i flussi di rifiuto indifferenziato da avviare a recupero energetico o smaltimento, ma soprattutto mirato alla promozione delle filiere del riciclaggio".

Non soltanto la Direttiva Europea impone ormai una completa nuova cultura nel campo dei rifiuti, ma lo stesso Decreto Legislativo, in itinere di approvazione, si spinge più avanti delle stesse previsioni comunitarie. La vertenza "monnezza" che ha interessato vaste aree del nostro Paese ha ormai prodotto una nuova cultura che anche il Governo sta recependo obbligando le Regioni ad adeguare i loro vecchi Piani Regionali dei Rifiuti. E questo non vale solo per la Puglia, che infatti vi sta già provvedendo, ma anche per la nostra Umbria ferma ancora al palo...

E quello che abbiamo detto giorni fa ad Orvieto all'assessore Rometti, intervenuto ad un dibattito sulle energie alternative, ma anche in sede di audizione di esponenti del CORO con la seconda Commissione Regionale, dopo aver letto dichiarazioni della presidente Marini che l'unica necessità in Umbria circa i rifiuti è quella di "applicare il Piano Rifiuti varato dalla precedente amministrazione " (sic!). Cosa, come la Regione Puglia dimostra, che non sta più in essere! Il Piano Rifiuti regionale va interamente rifatto: lo impone il Governo, lo impone l'Unione Europea!

Del resto noi delle associazioni lo andiamo dicendo da mesi ad Orvieto, sono in corso petizioni e referendum, se ne parla a iosa, ma perché ci mettiamo tanto a capire la cosa più ovvia del mondo e cioè che il problema dei rifiuti si risolve prima con la raccolta differenziata, poi con solide azioni di riciclo dei materiali separati, poi con la produzione di compost (concime) dalla frazione umida, e così via, e poi, come ultimo residuo, ciò che avanza, può essere conferito in discarica. Ormai questa direttiva diventerà legge dello Stato e quindi annulla, e per fortuna, tutti i piani regionali sull'argomento rifiuti, compreso quello sgangherato della Regione Umbria che vedeva in Orvieto "la città della mondezza" su scala regionale.

E' strano come alle volte si cerchi di risolvere un problema che è lì, proprio sotto gli occhi di tutti, e non si riesce a mettersi d'accordo. Eppure è evidente che se non si fa la differenziata la spazzatura sommergerà anche il secondo calanco e quindi anche il terzo e così via fino a che, fra venti o trent'anni, non finiranno i calanchi. E ci sarà sempre un politico che ci dirà che non è colpa sua, ma di chi lo ha preceduto perché ha fatto scelte e patti scellerati e così si continuerà a discutere di differenziata per tutti questi anni e così all'infinito. Lo scopo non dichiarato è di lasciare le cose come stanno perché in fondo non frega niente a nessuno se i calanchi si riempiono, le falde s'inquinano, i tumori aumentano e le viti s'intristiscono ai miasmi che, con la rugiada del mattino, scivolano lungo il crinale nefasto del calanco per distendersi a corrodere i tralci.

E invece non è così. Frega a noi, che non vogliamo vivere stupidamente, gestiti supinamente da politici senza coraggio e soprattutto senza idee, bravi solo a "galleggiare" sui problemi, a gestire le apparenze, a fare politica come se la politica fosse una cosa diversa dai risultati e dalle cose fatte e fatte bene. Non daremo tregua quindi a chi si barrica dietro "programmi già fatti dalla precedente amministrazione", non ci frega niente che si continui pervicacemente a sbagliare per rimandare i problemi a futuri amministratori che se li ritroveranno più grandi e più difficili da risolvere. Non ci frega niente che si tocchino interessi consolidati che si barricano dietro il ricatto occupazionale, quando invece l'occupazione può anche aumentare, ma a nessuno interessa approfondire, ma soprattutto cambiare.

E' ora di finirla con l'immobilismo di chi ha paura di muoversi, perché agire può voler dire rischiare e quindi sbagliare. Ben vengano i coraggiosi che dicono basta a tutto questo e si dimettono, ben vengano le "mozioni" di chi ha il coraggio di denunciare che un calanco è un bene da proteggere, come testimonia chiaramente il Piano Paesistico regionale ed il PTCP provinciale, e non una "vallecola" da sommergere d'immondizia. Basta, per dirla in due parole, con l'incapacità di interpretare il sentire della gente, basta con la prassi di deviare, modificare, attutire, ammorbidire le istanze più conclamate.

La politica non è questo, la politica non è il mestiere di "gestire le comunità", come ci è capitato troppe volte di sentire. E' giunto il momento di dare spazio ad altre figure, ad altre teste pensanti, non auspichiamo il ritorno dei "tiranni" filosofi dell'antica Grecia, ci accontentiamo di gente semplice e di buonsenso, speriamo in persone concrete che fino ad oggi hanno lavorato per vivere e che non sono pagati per far politica.