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A sostegno e lode di Padre Giovanni Scanavino: Orvieto vuole questo Vescovo

giovedì 16 dicembre 2010
di Laura Ricci, direttore Orvietonews.it
A sostegno e lode di Padre Giovanni Scanavino: Orvieto vuole questo Vescovo

"Quando Padre Scanavino arrivò a Orvieto rimasi fortemente colpita dalla capacità che ebbe di capirci, dal coraggio e insieme dalla grazia con cui, attraverso alcune interviste, riuscì a comunicarci il suo punto di vista. Quest'uomo dalla cultura infinita e dalla fede solida, ci fece capire senza giri di parole che sulle nostre teste conformiste vedeva due dita di polvere, e sulle facce dei nostri figli una discreta noia e demotivazione, il messaggio fu semplice: svegliatevi! In seguito ebbi modo di ascoltarlo nelle sue omelie e nei suoi discorsi, mi sono convinta che sia un dono del Signore. Non vorrei che questa sia la sua unica colpa, essere un vero Pastore".

E', questo, il commento di un' "orvietana" qualunque - così si firma - di una cittadina della nostra città che ha voluto inviare il suo sostegno al nostro Vescovo attraverso un commento a una notizia del nostro giornale. E noi - che crediamo molto nell'apporto e nell'interazione delle persone che si ritengono "comuni", "qualunque" - è con questo meraviglioso e sintetico punto di vista che vogliamo dare l'avvio a questa riflessione.

Quando Padre Giovanni Scanavino arrivò a Orvieto, e vide, come dice la nostra lettrice quella "polvere", ricordo che fui l'unica a scrivere che non ero d'accordo con il Vescovo, che mi sembrava che avesse una visione troppo triste e drammatica della nostra città. A distanza di anni, a forza di rispettiva osservazione e conoscenza, le nostre diverse opinioni hanno finito per convergere: io devo ammettere che il Vescovo vedeva più lontano e più a fondo di me che a Orvieto vivevo da anni, che aveva per così dire sollevato, forse per qualità pastorali e profetiche, quell'effimera caducea patina dorata che sembrava ancora aleggiare, per certi versi, sulla nostra città; e al tempo stesso, come Monsignor Scanavino ha sostenuto all'epoca della sua visita pastorale valutandone i risultati, il Vescovo ha man mano scoperto quanto di buono, nonostante molta e pesante polvere, ci sia nella nostra città e in molti che, più o meno dolorosamente, la abitano.

Del dolore che la città può dare, in questi anni in cui da molti è stato amato, da pochi potenti all'interno del clero avversato, Padre Giovanni Scanavino deve aver fatto diretta esperienza. Muta, forte, pacatamente ostinata, misticamente volta a ignorare il male. Dell'amore l'ha fatta e la sta facendo soprattutto in quanto ha saputo seminare, e nel frutto del seme buono e semplice che è riuscito a spargere.

Dopo la tragica scomparsa del diacono don Luca Seidita, la campagna di delegittimazione verso Monsignor Scanavino ha sembrato, per qualche attimo, trionfare: sono corse, insistenti, voci che davano per pressoché certe le dimissioni del Vescovo; e questo è il consiglio che dai Vescovi umbri gli è, in qualche modo, arrivato. Ma forte della sua coscienza, dell'analisi e della valutazione di una serie di circostanze complesse, interne alla stessa Chiesa, di cui il gesto estremo di don Luca Seidita è stato solo il tragico e inatteso anello finale; forte dell'amore e della solidarietà che molti, in questi giorni, gli hanno manifestato, il Vescovo di Orvieto ha deciso di restare al suo posto e di rimettersi direttamente al giudizio di Papa Benedetto XVI, a cui ha fatto pervenire una lunga lettera in cui spiega quanto in questi anni è avvenuto, e come il gesto di don Luca vada inquadrato in questo più articolato contesto.

Non si può ipotizzare quale sarà la valutazione di Papa Ratzinger, ma sappiamo che la città di Orvieto ha bisogno di questo Pastore che in tanti appezziamo e stimiamo. Padre Giovanni Scanavino ha portato infatti a Orvieto, e più in generale nella Diocesi, fin dal suo arrivo ma in modo umanamente e socialmente sempre più incisivo, una modalità nuova e aperta di intendere la missione pastorale che ha giovato non solo alla nostra realtà cittadina ma alla Chiesa stessa, per quel guadagno di rispetto e credibilità che la sua azione, sempre attenta e partecipe, mai sbavata o esagerata ma in costante e incisivo esercizio, ha saputo suscitare in credenti e non credenti. E' un Vescovo amato e ammirato, che le persone sentono accanto con interesse e comprensione, con le parole ma soprattutto con gli atti nel difficile cammino di vita dei nostri tempi, un Vescovo a cui si sentono a loro volta vicine indipendentemente dal loro credo.

In un momento in cui la nostra società in genere, e la città di Orvieto in particolare, è orfana di punti di riferimento e di pratiche di azione concreta, di solidarietà, di semplice e chiara parola, Padre Giovanni Scanavino - che non a caso tutti preferiscono chiamare "Padre" piuttosto che "Monsignore" - costituisce una solida e valida speranza, una guida culturale e sociale aperta e di alta passione etica: come ho avuto altrove occasione di scrivere pubblicamente, "una figura moderna e coerente della contemporaneità, un fulgido esempio di quanto l'amore e l'autorevolezza possano essere più forti del potere e dell'autorità".

Credo che sarebbe un grave errore allontanarlo dalla nostra Orvieto: per usare le parole di una filosofa che mi è cara, Hannah Arendt, penso che costituirebbe il desolante trionfo della "banalità del male" di fronte alla lenta, paziente, ostinata azione per la persistenza del buono e del bello, così bene incarnati anche dalla nostra splendida cattedrale.

Vorrei riproporre all'attenzione, in questo contesto, l'articolo scritto tempo fa, per il nostro quotidiano, dal giovane Jacopo Teodori: Padre Giovanni Scanavino: un pastore che tiene al suo gregge, vive e conosce il territorio.

E' un articolo che non gli era stato in alcun modo assegnato o commissionato, ma che Jacopo ha spontaneamente proposto alla mia attenzione dopo che avevamo incontrato il Vescovo alla manifestazione indetta dai pendolari del Comitato RomaFirenze, un articolo che ben esprime l'opinione e l'umano sentire di un ragazzo del nostro piccolo luogo e dei nostri tempi; e di molti altri che, credenti, non credenti o diversamente credenti, amano e apprezzano il Vescovo e il suo modo di vivere la sua missione pastorale.

E per riprendere le parole della lettrice che citavo all'inizio, a cui di nuovo mi associo per concludere: "Sua Eccellenza, mi permetto - ci permettiamo - di augurarLe buon Natale, e mi raccomando, si ricordi - si ricordino i pochi che da tempo La delegittimano nell'ombra senza curarsi del sentire più diffuso, lo sappia Chi gerarchicamente ha il compito di ascoltarLa e di decidere -: questa città ha bisogno di Lei, della sua capacità di dialogare con tutti e di vedere ben oltre i confini comunali, per crescere e scrollarsi di dosso la polvere".

P. S. Nello spirito e nel rispetto dell'azione di pace che da sempre conduce il nostro Vescovo, vorrei invitare chi volesse commentare questo mio editoriale a farlo in modo costruttivo, non "contro" ma "pro", non accusando ma costruendo. Grazie se vorrete attenervi a questo desiderio.
Mi è sembrato giusto, in questa mia opinione, aggiungere al mio nome il ruolo che ricopro nel condurre, insieme a tutti coloro che da giornalisti o da cittadini vi collaborano, questo giornale, dato che penso di farmi portavoce, oltre che del mio sentire, di quello che in tutti questi anni è giunto a questo nostro punto di osservazione sulla città, a questo crogiulo di umori, di idee e di punti di vista.
La città di Orvieto, nell'immaginario diffuso che crea simbolico e opinione, nella somma di persone comuni e meno comuni che fanno una città, è di un Vescovo come Padre Giovanni Scanavino che aveva da tempo bisogno, è questo Vescovo che vuole.

Messaggio del sindaco Ruggiano a Monsignor Scanavino