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Non importa di che colore sia il gatto purché mangi il topo. Riflessioni su Orvieto e gli orvietani

domenica 12 dicembre 2010
di Pierfederico Tedeschini

Arriva la pioggia, il fiume si gonfia, si deve chiudere il ponte e l'ospedale rimane staccato da mezza città.
Ma sbaglio o nella vecchia complanare relativa al battezzo del nuovo centro ospedaliero vi era anche qualche "nota" relativa ai problemi di un eventuale gonfiarsi del fiume? Supponiamo vi sia un ritardo dei soccorsi, come la si mette? sarà colpa del corpo medico ospedaliero o del Comune?
Questo è un ragionamento che mi è venuto qualche giorno fa quando si ipotizzava la chiusura del ponte di Paglia e da qui mi sono ritrovato in un bar, a vomitare insieme ad un paio d'amici, un'infinità di altre questioni. Morale della favola? Credo il tutto sarebbe quasi riassumibile nelle parole del Maestro Gaber "ma cos'è la destra, cos'è la sinistra".
Insomma credo sia ormai sicuro che qui il problema sia nella testa degli orvietani. Ovvero anni di governo della sinistra orvietana hanno portato tanto in bene alla città quanto in male, quel male a cui non fa altro che riferirsi l'amministrazione di destra apparentemente fin ora non così utile. Non è forse che, indipendentemente dal colore, le teste delle istituzioni siano state alcune grandi per quanto comuniste ed altre meno? Andiamo avanti.

Sapendo più che per certo che le mie parole saranno tanto inutili quanto vane, inizio ad avere dei forti sospetti riguardo una forte ed evidente limitatezza del popolo orvietano. Insomma, Orvieto credo sia il più ampio borgo di origine medievale d'Italia, ad un tiro da Roma ed un tiro da Firenze. Questo mi porterebbe a chiedere come mai località toscane come Greve in Chianti, che nulla hanno a che condividere con la bellezza storico-architettonica della nostra rupe, abbiano flussi turistici che ne riempono quotidianamente tutti i ristoranti e tutte le struttere agrituristiche ed alberghiere, pure per prezzi salienti e non da tutti. Non sarò un camionista ma lo spostamento che mi capita di tanto in tanto nel recarmi da Orvieto a Greve in Chianti non è, come si suol dire, un tiro di schioppo. Eppure di romani ne è spesso pieno per quanto stiano più distanti che noi.

Abbiamo poi problemi di bilancio e sulla mani immobili come ex caserma ed ex ospedale a cui non riusciamo a trovare una finalità. Questo significa che non solo i toscani sono più intelligenti di noi avendo creato in Chianti alcuni dei posti più esclusivi del mondo, ma anche i corregionali del Folignate ci battono: caserma dismessa e ospedale; entrambi sistemati con grande ritorno economico per la loro città . Da non dimenticare poi che il nostro ex ospedale è situato difronte alla meraviglia del duomo e credo che di interessati ne esisterebbero a iose se solo lanciassimo una voce.

Insomma come è possibile che non riusciamo o meglio non vogliamo fare di Orvieto un posto di estremo lusso dove le macchine non esistono e dove gli agriturismi non si abbassino a chiedere 20 Euro a notte per non lavorare, ma si possano permettere di sparare cifre importanti come i nostri vicini toscani e dover pretendere sempre prenotazioni causa afflusso clientela continuo? Noi però ci accontentiamo di essere miseri imprenditori e volerci sentir qualcuno perchè abbiamo la macchinina fighetta e le scarpe firmate. Insomma, vogliamo svegliarci o no?"

Non importa di che colore sia il gatto purché mangi il topo, dunque non è più un problema delle bandiera di chi ci è a capo ma è evidente che il problema sia delle nostre teste. Credo solo l'utopia possa traformare queste parole in realtà, per quanto apparentemente condivise da molti, allora buon prosieguo.