opinioni

Mi raccomando, don't shoot the pianist ...

lunedì 18 ottobre 2010
di Nello Riscaldati

L'autunno del 2010 sarà ricordato dai patiti e dai cultori della materia come incalzante, drammatico, pieno di parole, fitto di discussioni e di colpi di scena e anche con qualche puntina di comicità, comicità che in una vicenda seria come quella orvietana non guasta anzi aiuta a sperare che passi con minore angoscia la nottata. Stiamo parlando di ordinarie e straordinarie vicende di politica locale. Tentiamone un breve riassunto in chiave leggera così che nessuno abbia ad aversene.

La sinistra, uso questo termine per comodità come onnicomprensivo e che è contemporaneamente maggioranza e opposizione, fu svegliata di soprassalto alla fine dell'estate da un sonno durato un anno da alcune telefonate di quelle che contano e, una volta sveglia e preso il caffè, diventò d'improvviso opposizione allo scopo di diventare poi maggioranza. In fondo, si dissero, il piano congegnato per logorare il Sindaco è riuscito anche meglio del previsto e dunque questo è il momento giusto per incitare il popolo al grido di "Fuera al extranjero! Que viva la reconquista de la Municipalidad!".

Il Sindaco ottima persona e raffinato pianista, ma inesperto di cose orvietane, di un popolo cioè che comunica a forza di: - "Oh!- Eeh!- Booh!- Ah!..pipì,..!- A 'mbe'!- Vedemo 'n po'!- E che te dico?!- e via dicendo e che ti obbliga a dover leggere tra le righe anche quando le righe non ci sono, un Sindaco più solo di una vedova orfana e senza figli, ma soprattutto senza manici e senza agganci ai quali potersi attaccare e soprattutto senza sapere come e dove andare a colpo sicuro a prendere i soldi per arrivare alla fine del mese, pur curvo sotto un debito gigantesco che gli era stato e si era fatto ammollare e del quale giorno dopo giorno si vede attribuire anche la colpa (e questa è decisamente una punta comica, anche se politicamente astuta), l'ottimo Toni, dicevamo, sta cercando di attrezzarsi per impedire lo sbarco in Normandia di chi vorrebbe aiutarlo a fare le valige e magari portargliele a mano fino al Tamburino.

E mentre Verlaine ci comunica che:

"Il lungo singhiozzo dei violini d'autunno,
ferisce il mio cuore con monotono languore."

La sinistra si sta ormai attrezzando per lo sbarco.

Siamo dunque prossimi al D-day cioè al giorno più lungo, dove "D" sta per "Daje giù!" o "Daje le peparone!".

Ma, forse a causa dei venti contrari, forse per ignoranza della rotta o addirittura per inesperienza degli ammiragli la corazzata PD , seguita da due o tre fregate, non riesce a staccarsi dalle poltrone e a varcare la Manica per stabilire una testa di ponte.

E così prima si impegna a reclamare il rimpasto, poi decide per un "no" alla fiducia e infine propone un azzeramento della Giunta, un governo tecnico e nuove elezioni. Il Sindaco tira un sospiro di sollievo. Il nemico ha evidenti difficoltà sia strategiche che tattiche.
Lo sbarco programmato per l'8 ottobre viene rinviato, motivandolo con il bisogno di tempo per individuare meglio gli obiettivi, a giovedì 14 e infine a giovedì 21 a causa delle avverse condizioni meteorologiche.

Intanto, nell'attesa, sia le truppe d'assalto al Palazzo che la popolazione civile che teme gli effetti collaterali, si interrogano giorno e notte sui grandi temi del momento. Come, ad esempio, sul Kaisermone.
E per le ripe e nei crocevia non è difficile, specie nelle notti di luna piena scorgere figure, solitarie o in coppia in cerca di consigli e di risposte, e che a braccia alzate rivolgono al cielo monologhi del genere:

Venderlo o non venderlo,..?!..questo è il dilemma! Ed anche volendolo vendere a chi poi venderlo,...?! e a quanto venderlo!... e cosa farne se non lo si vende,..?!-

Ed è così che, sulla scena, il dilemma ti diventa d'improvviso un angoscioso trilemma.

La sinistra, che è contraria a vendere propone: cominciamo dai box-auto, naturalmente provvisti di luce, acqua, bagno e sorveglianza, poi vendiamo il bar Centrale, la farmacia, la chiesa di S Roccoi, il Palazzo dei Sette, magari la Torre del Moro, ma il Kaisermone no. Il futuro della città è lì. E molti per curiosità accorrono a guardare proprio lì, ma poi riferiscono che lì, allo stato, guarda guarda, ma il futuro non sono proprio riusciti a vederlo.

-E allora spiegateci,...e spiegatevi meglio,..!- reclamano.

E prontamente un' esperto spiega al popolo e chiarisce con parole sue come non si tratti di un futuro semplice, bensì di un futuro anteriore. Sempre modo indicativo però! Niente congiuntivo.

Ma il popolo tituba e la disputa si fa aspra. Il Sindaco sarebbe incline a vendere, ma sia la ragion pura che la ragion pratica impongono giudizio, cautela, prudenza e temporeggiamento.

-Vediamoci, sediamoci, discutiamone,...!- Ma la Corte dei Conti sentenzia: Il Kaisermone non si può vendere.

Intanto all'interno del Palazzo Comunale, ormai cinto d'assedio, sta passando l'idea di esporre dalla terrazza, per tentar di intenerire il cuore degli orvietani e, bisognando, anche degli italiani tramite i media e i turisti, dei grandi striscioni con su scritto: "No tenemos dinero!" e "Necesitamos de muchos milliones!".

Nel frattempo qualcuno molto previdente e senza farsi accorgere ha provveduto ad appendere alla porta del Sindaco un cartello con su scritto: "Don't shoot the pianist!", alla maniera dei Saloons di frontiera durante la conquista del West. Si cercava cioè di proteggere dalle frequenti revolverate chi allietava con un po' di musica i focosi avventori del locale, e cioè: cow-boys, coloni, desesperados etc., con un cartello con su scritto "Non sparate sul pianista!"

Il 14 ottobre la Corte dei Conti fa fuoco di bordata contro la presente e soprattutto le passate Amministrazioni. E lancia un ultimatum per martedì 26: portateci un bilancio credibile o vi mandiamo agli alloggi domiciliari.
L' ottimo Toni, non si perde d'animo, fissa il Consiglio per mercoledì 20 e dice agli orvietani come stanno le cose prospettando un inverno durissimo. I cittadini rispondono prontamente facendo incetta di legna da ardere, di candele e di borse per l'acqua calda.

Un aborigeno orvietano, figlio d'una massaia e d'un bifolco, affacciato dalla Ripa Tonna, tramontando il sole, fu udito chiedersi:

-Ma la Corte dei Conti l'anno scorso,...due anni fa,...tre anni fa,...dov'era?! Non c'era,..??! Mah! Forse l' avranno aperta quest'anno,..?! Booh,..!!-


Cambiamo tastiera. Un padre di famiglia rimasto senza un soldo e dovendo sfamare i figli, che non può mangiare avendolo già fatto il Conte Ugolino, prima si vende il cappotto, poi la giacca, poi la camicia, quindi le scarpe, poi i pantaloni, poi la canottiera e quindi, se trova l'amatore, per ultime, le mutande. Questa è la scala delle priorità.
Io non so a quale indumento sia ridotto attualmente il Comune di Orvieto, solo mi auguro che i coinvolti nel misfatto non diano inizio alla recitazione della tiritera che dice " Io non c'ero e se c'ero dormivo,..!". Il problema urgente non è tanto quello di guardarsi indietro o nascondersi dietro gli angoli, perché questa sarebbe davvero comicità di terzo ordine, quanto quello di venir fuori quanto prima, tutti insieme e con danni sostenibili, dal pantano. L'importante è non prendere gusto a sguazzarci dentro indugiando a leggere lunghissimi proclami e programmi futuri, e soprattutto non cominciare, in mezzo a tutto questo gran casino e al casino prossimo venturo, a perdere tempo a litigarsi i posti in Giunta altrimenti questa storia, davvero poco edificante per la nostra città. si concluderebbe come si temeva con le comiche finali.

Forse avvoltoi, come dice il Sindaco, non ve ne sono, anche perché a quanto viene riferito, del Comune ormai sono rimaste solamente le ossa, ma qualcuno con le valige pronte in attesa che qualcun altra faccia le sue di valige e se ne vada, questo è probabile anche perché cose del genere sono sempre accadute da sempre anche nelle migliori famiglie politiche. Di solito si tratta di vecchi arnesi o arnesi vecchi che parlano una lingua incomprensibile e che si dichiarano pronti a sacrificarsi per il bene della città perché loro sì che lo sanno cosa bisogna fare per venir fuori dal pantano.

Ma ancora più triste sarebbe rendersi conto che Orvieto non dispone di donne e uomini tra i trenta e i quaranta in grado di svincolarsi dalla palude e venir fuori e sporcarsi le mani per fare il bucato alla città. Ma veramente Orvieto è orfana di una generazione?!

Se Còncina resterà dovrà rimboccarsi le maniche fino al gomito e anche più su perché il Commissario farebbe anche di più e di peggio.
E lo stesso varrà per il Sindaco prossimo venturo sia Còncina o chiunque altro, di destra, di centro o di sinistra non importa, l'importante e che abbia il terreno sotto i piedi, qualcosa a cui attaccarsi e gli attributi al loro posto.
Certo un commissario farebbe prima, ma potrebbe anche sficcanasare su eventi, viaggi, carte, conti e merende che forse è meglio che,...no?!....Ma sì,... lasciamolo a casa sua questo famoso commissario,..facciamo da noi, facciamo,...! I compagni di merenda non hanno nulla da temere!

Torniamo seri. Fatti i tagli necessari tenendo una mano sulla coscienza, si dia sollecitamente inizio alla quaresima. Prima si comincia e prima si finisce. Poi tutto sta ad abituarsi.
Per concludere io direi ( opinione personale) di vendere tutto quanto legalmente vendibile e farlo rapidamente perché il mercato in futuro non sarà migliore del presente e poi un Comune che viene percepito come tra quelli che possono essere presi per il collo rischia, sotto l'urgenza delle casse vuote, di finire, come accade a tanti padri di famiglia, nelle mani di qualche cravattaro di turno.

E per ultimo, fatti i tagli e medicate le ferite, chiunque avrà il volante in mano, dovrà anche avere bene in vista un cartello con su scritto; "tot entrate, tot uscite", now and forever!

Ma, mi raccomando, se potete: "Don't shoot the pianist!".