opinioni

Alla sordità vi è rimedio, anche se non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire

domenica 25 aprile 2010
di Mario Tiberi

Qualcuno o qualcuna, pur restando nell'anonimato, mi ha definito il microfono e l'altoparlante della gente comune che vorrebbe dire ciò che io dico e scrivo ma, per timore o viltà, non ha il coraggio né di scriverlo né di dirlo.
E' mia intenzione, con le parole che seguiranno, di dare voce e far parlare gli innumerevoli cittadini e concittadini che hanno onorato con i loro commenti le mie prese di posizione, sia direttamente che indirettamente.
Cercherò di mettere insieme una sintetica sinossi antologica, sull'esempio di un florilegio attraverso la selezione e la cernita dei fiori più pregiati e più colorati: se fossimo all'interno di un pentagramma musicale la potremmo asseverare alla stregua di un "Medley" canoro senza soluzioni di continuità.

Una prima dichiarazione ha inteso rimarcare che le espressioni verbali da me utilizzate sono sì inconfutabili e chiare, ma anche terribilmente amare per molti da mai abituati alle critiche o ad essere contraddetti per cui il rischio incombente, per la mia persona, è l'ostracismo più cinico e ferreo.
Si collega, in linea di stretta razionalità, l'affermazione che l'esercizio delle potestà pubbliche non può e non deve essere ricondotto alla mercé di un mestiere qualunque, bensì assurgere alla dignità e al grado sublime della Missione di chi ha capacità ed energie per catalizzare le attese di una collettività e tradurle in atti concreti di certezze realizzative.

E poi, ancora, di seguito: uno commenta che ai precisi e inchiodanti dati di fatto forniti da Tiberi, almeno per cortesia, sarebbe doveroso rispondere; un altro annota che, per anni, ha dovuto subire le angherie del proprio capufficio e che la fermezza, dimostrata dallo scrivente, gli ha infuso tanto e tale coraggio da potersi riappropriare del bene grande della Libertà di pensiero e di azione; un terzo sottolinea, a proposito della disparità di trattamento tra chi è potente e chi non lo è, che non è giusto e legittimo adottare la bilancia dei due pesi e il metro delle due misure.
Mercoledì scorso, incrocio una persona che di getto mi degna della sua attenzione esclamando: "Tiberi non pensare male di me, ti ho sempre stimato". In un attimo il mio ricordo è corso velocemente all'esame di Diritto Romano che, in gioventù, sostenni con il Professor Edoardo Volterra e all'oggetto di una sua domanda sulla "Lex Aquilia" e sul principio della "Excusatio non petita, accusatio manifesta".
Durante l'ultimo Consiglio Comunale, inoltre, mi si è avvicinata una impiegata che mi ha sussurrato all'orecchio: "Che sfrucugli, cosa vuoi dimostrare, moscerino...!". Lì per lì sono rimasto interdetto e disorientato; poi ho pensato, tra me e me, che se mi avesse apostrofato con il termine pulce mi sarei sentito la tosse in gola mentre, invece, il moscerino, a differenza della fastidiosa e pruriginosa pulce, è molto utile e produttivo in quanto coopera a generare la fermentazione delle vinacce da cui si ricava la prelibata acquavite.
Oltre a quanto già riportato, il vertice di elevatezza di pensiero è stato raggiunto da chi ha avuto la sensibilità di pronunciare la seguente elegia: "Ascoltare il silenzio della gente che dignitosamente va comunque avanti, bagnarsi con il sudore di chi si affanna...".

Parole che arrivano a toccare gli abissi più profondi dell'anima, ma di fronte a questo grido di vissuta sofferenza dal palazzo, o per meglio dire dalla palazzina di via Pianzola, non una risposta, non un gesto di solidarietà, non un afflato di partecipazione emotiva al dolore composto e dignitoso degli strati più poveri ed indifesi della popolazione cittadina.

Un'ultima considerazione sulle vicende Oriano Ricci e Loriana Stella che, in qualche modo, sembrano intrecciarsi e così parlare: si è tentato di prendere due piccioni con una fava, ma i due piccioni sono volati via e in mano ai direttori delle orchestre non è rimasto nemmeno un mazzettino di baccelli per cui, rebus sic stantibus, torno ad invocare le immediate e irrevocabili dimissioni del segretario Trappolino per insufficiente capacità di guida politica e di dominio degli eventi; contestualmente si dovrà procedere alla nomina di un "direttorio ad acta composto da tre esponenti saggi, capaci ed onesti" che prendano per mano il PD di Orvieto per condurlo decentemente ai congressi del prossimo Giugno.

Mentre sto scrivendo, mi è balenata un'idea: alla prima occasione utile proporrò alla segreteria cittadina di collegarsi permanentemente al sito "WWW Amplifon.it" perché alla sordità vi è rimedio, anche a quella che ricalca l'adagio popolare per cui "non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire.".