opinioni

Meglio soli che male accompagnati?

domenica 3 gennaio 2010
di Mario Tiberi

Ho avuto modo di scorrere l'ultimo corsivo a firma di Pier Luigi Leoni e titolato "Un consiglio non richiesto al centrosinistra": nel cappello introduttivo, tra una punta di amarezza e un sussulto di orgoglio personale, ho scorto il viscerale sentimento di solitudine che attanaglia e avvolge ognuno di noi ogniqualvolta ci si avventuri su di un impervio ed inesplorato sentiero.
Non di smarrimento è giusto riferire, perché Leoni è uomo da non smarrirsi tanto facilmente, ma di quel senso sottile di avvertirsi come solo e quasi perso in un'arena vociante e a tratti gracchiante e che, altresì, non vuole udire o finge di non voler udire la voce della saggezza e della serietà.

Mi pare di tornare indietro di qualche decennio quando sobbalzai nel leggere di un tal Goffredo, consigliere in un Comune delle montagne abruzzesi, da tutti o dai più riconosciuto possessore di esemplare e censoreo acume amministrativo, ma da pochi osteggiato virulentemente proprio per tale indiscussa qualità e, purtroppo per lui, erano quei pochi che ebbero il potere di farlo tacere e metterlo da parte.
Sarà stata una avversa circostanza della sorte o una fortuita casualità, o forse era scritto che così doveva essere, ma quel Comune nell'arco di non molti mesi fu commissariato perché non più rispondente ai requisiti procedurali imposti dalle leggi che regolamentano l'ordinamento degli Enti Locali.
Per questa ed altre mille ragioni, mi sono costruito lentamente e progressivamente una tutta personale visione della architettura amministrativa e burocratica dei poteri pubblici il cui architrave, asse portante e di sostegno dell'intera struttura, è costituito non dal bene comune in sé o dagli interessi generali in quanto tali bensì, e per di più, dai metodi etici e strumentali che stanno alle fondamenta delle finalità collettive da rincorrere fino a raggiungerle e realizzarle.

In virtù di tale impostazione che di fatto rivoluziona i tradizionali sistemi di intendere le relazioni istituzionali, anche a chi Vi scrive è spesso accaduto di attribuire a se stesso l'ingrato ruolo di esercitare il compito di voce solitaria, isolata e il più delle volte del tutto inascoltata.
Oggi, ma forse da sempre, è invalso l'uso di affermare che nessuno opera il niente per il niente; vale a dire che ci si muove solo e soltanto per tentare di arricchire le già spesso opulente botteghe personali dimenticandosi, maliziosamente e furbescamente, che esiste ancora chi sa rinunciare alle lusinghe e alle seduzioni del "dio quattrino" per ideali di vita pubblica improntati a valori distinti e meglio gratificanti.

Gli affari di basso cabotaggio, i compromessi sterili, le acquiescenze al potente di turno non giovano alla causa della giustizia e della libertà e favoriscono soltanto i predoni delle ricchezze in comunione che evitano di confondersi per aumentare la confusione nella quale poi sguazzare a loro piacimento e tornaconto.
La politica ufficiale nostrana rassomiglia a un taxi elitario la cui tariffa è salata e non alla portata di tutti; il tentativo trasversale in atto di superamento delle odierne difficoltà civiche dovrebbe, invece, equipararsi ad un "Omnibus" dove c'è posto per chiunque, anche da solo se male accompagnato, ma preferibilmente in compagnia di coloro che ci credono sul serio e in modo disinteressato.