opinioni

Ogni promessa è debito

domenica 29 novembre 2009
di Mario Tiberi

Venerdì sera della scorsa settimana si è celebrato un evento che non ha avuto rilevanza per carenza di diffusione pubblica ed è quindi passato inosservato, ma che invece ha rivestito notevole significato per le sue potenziali proiezioni future: la prima assoluta dell'assemblea degli iscritti al Circolo PD di Orvieto Centro Storico. La notizia di per sé potrebbe anche non interessare nessuno; è però rimarchevole la circostanza che, in un momento storico dominato da un ritornante riflusso nel privato, un manipolo di uomini e donne si diano udienza per dedicarsi agli affari generali della collettività e non solo al tempo del divertimento e dello svago.
E' stato un pregevole ritorno al nobile esercizio della politica, quella vera e seria e che si sostanzia nel confronto delle idee, nell'analisi dei problemi comuni e nella democratica discussione di quali siano le vie migliori da percorrere per portarli a positive e concrete soluzioni.

Non potevano certo mancare diffusi riferimenti ai tre nodi cruciali che da tempo affliggono l'acropoli orvietana e che, se non sciolti, tenderanno a frenare ulteriormente la sua crescita e il suo sviluppo: la viabilità veicolare interna perché i varchi elettronici, così come sono stati impostati, non funzionano e richiedono un profondo riesame alla ricerca di un più intelligente equilibrio tra le esigenze dei residenti e quelle degli operatori economici che caparbiamente intendono continuare a fare impresa nel centro cittadino; la riconversione a fini civili e produttivi della Piave e anche dell'ex Ospedale di piazza Duomo perché troppo tempo è passato invano ed è ora che si ponga mano, finalmente, ad un progetto di rifunzionalizzazione credibile, coinvolgente e tempestivamente attuabile; la riqualificazione artistica, architettonica e urbana del quartiere Medievale perché quel quartiere è stato per secoli il cuore pulsante della nostra città e lo dovrà essere anche per l'oggi e il domani con la sottintesa necessità che, ad esso, saranno da rivolgere le attenzioni e l'impegno di cervelli pensanti di alto profilo e indiscusse capacità.

Il popolo, lo si sa, è stanco di sole belle parole e dimostra a più riprese indifferenza e scetticismo allorché non riesce ad intravedere esempi di effettuali comportamenti, adeguati e coerenti rispetto alle mere espressioni verbali; è pur vero però che non partecipa o partecipa poco alle scelte che lo riguardano, in parte per sua pigrizia, e in larga misura per disaffezione e sfiducia verso coloro che tengono in mano il timone del vapore. E' necessario, allora, ribaltare i poli dell'azione politica riconsegnando alla base popolare gli strumenti per intervenire e far sentire la sua voce.

Il significato di cui in premessa risiede proprio in questa riacquisita volontà di partecipazione che, poi, altro non è se non il sale della democrazia; la presenza, inoltre, del coordinatore comunale ai lavori dell'assemblea ha conferito maggiore spessore al dibattito attraverso il manifestato intento di aprire le porte e spalancare le finestre del partito democratico a tutti, soprattutto ai più volenterosi e talentuosi. Forse che ci si comincia a rendere conto del bisogno di aria nuova e di fresche energie, materiali e intellettuali?

Un tal Descartes, in arte Cartesio, pensò che pensando ne conseguissero inevitabilmente le condizioni dell'essere nella visione tridimensionale del tempo, dello spazio e della profondità concettuale per cui ogni uomo esiste a prescindere dal fatto che ciò gli venga o meno riconosciuto dai suoi consimili; un tal'altro Aristotele, non l'armatore Onassis, ha lasciato scritto che per esistere non è necessario filosofare ma, per capire fino in fondo che per esistere non è necessario filosofare, bisogna filosofare.

Allora, le conseguenze sono ovvie: gli intenti di garantire esistenza, nella specie politica, a tutti non sono il frutto di una concessione sovrana perché il diritto e la possibilità di esistere sono insiti nella corteccia cerebrale di ogni intelligenza umana; rimane però la manifestazione d'intenti intesa come promessa ed ogni promessa è un debito che, una volta assunto, va sempre onorato.