opinioni

Verità e potere

martedì 27 ottobre 2009
di Mario Tiberi

Il concetto di potere, sia esso verbo o sostantivo, nel corso dei secoli e a seconda delle epoche ha subito profonde trasformazioni oscillando, a guisa di pendolo, da una sponda all'altra del suo significato più proprio ed etimologicamente corretto.
"Possum", nel mondo latino, stava a rappresentare l'esplicazione della funzione di governo e di comando attraverso l'esercizio della "Auctoritas" che, a sua volta, racchiudeva in sé il riconoscimento universale delle potestà pubbliche e ordinamentali assegnate alle Magistrature costituzionali nel segno della severità e della autorevolezza.
Congiure di palazzo, atti di sabotaggio, giochi al massacro per deliri di potere sono vecchi quanto la storia dell'umanità, nonostante i sani principi appena descritti. Il correttivo e la compensazione a tali devianze lo si è sempre trovato in figure di alto profilo esemplare che della probità, dello spirito di servizio disinteressato, della nobiltà d'animo hanno plasmato tutta la loro esistenza elevandoli a permanenti valori e ideali di vita.
Di fronte a siffatti personaggi, molti degli attuali detentori del potere dovrebbero coprirsi la faccia di vergogna per la loro meschinità e ridicolaggine avendo scambiato l'autorità con la sopraffazione, il ricatto, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, il mercimonio dei corpi e delle coscienze.

La causa che genera il malcostume dilagante va ricercata, a mio sommesso avviso, nel rifiuto pregiudiziale della ricerca della Verità; perché la verità fa male, non copre più le malefatte e gli inganni, porta alla luce misfatti inconfessabili, sbatte contro il muro delle proprie responsabilità gli incoscienti e i superficiali, chiede il conto secondo giustizia.
Certo, il perseguimento della verità non è impresa agevole se, nel concreto dei nostri limiti umani, essa può assumere poliedriche sfaccettature e distinzioni. Si può, ad esempio, dissertare su una verità mediatica e tutti sappiamo come troppo spesso i mezzi d'informazione sono elargitori di falsità e di notizie inattendibili; di una verità giudiziaria e non è raro il caso di clamorosi errori legali per cui non sempre la legge è uguale per tutti; di una verità politica e qui, per davvero, è possibile andare oltre i confini della realtà e della più fervida immaginazione.

Ma la Verità in se stessa, quella vera, può trovare ospitalità nelle dimore della mente e del cuore degli uomini? Sono convinto di sì, a patto che ad essa si accompagni un puro e genuino sentimento di Giustizia.
Roberto Saviano ha recentemente affermato che la verità non coincide mai con il potere: mi trovo solo parzialmente in sintonia con tale secca denuncia in quanto non bisogna mai fare di ogni erba un fascio e perché non è giusto criminalizzare tutti per una parte marcia e empia.
Potrebbe, a questo punto, venirci in soccorso la cultura classica, pagana ma saggia. Nell'antica Grecia erano preminenti tre entità metafisiche, oggi le potremmo chiamare moderne Monadi, che personificavano il fato o destino, Tuke, la vittoria, Nike, la giustizia, Dike. Ebbene, allorquando le vicende umane si tingevano di sangue, di vendetta, di tragedia, Tuke spingeva Nike verso Dike e Dike risaliva nell'alto del cielo per cospargersi della tinta del divino.
Ai potenti che, proprio perché tali, si credono autorizzati a prendersi beffe della Verità sia di monito che, se riusciranno a sfuggire alla giustizia terrena, non la potranno far franca con la inflessibile Giustizia Divina.