opinioni

"Orvieto 2.0" : una città più partecipata dove i cittadini siano parte attiva della gestione e pianificazione

lunedì 19 ottobre 2009
di Lorenzo Mencarelli
"Orvieto 2.0" : una città più partecipata dove i cittadini siano parte attiva della gestione e pianificazione

Sono nato ad Orvieto, nel quartiere di Corsica. Vivo ad Orvieto da quel giorno, nel quartiere di Corsica, anche se la casa è diversa perchè mi sono sposato con Elisa, nata ad Orvieto, nel quartiere di Corsica. Posso considerarmi "Orvietano" con l'etichetta e sono cosciente di essere uno di quelli che vivono la loro città in maniera intensa ed appassionata. Orvieto è casa mia: Orvieto è "anche" cosa mia.

Ammetto di essere un "rupestre" nell'accezione di "abitante della rupe", sulla rupe, e di vivere con disagio lo spostamento obbligato che spesso vede me e la mia famiglia verso la periferia per motivi commerciali, sanitari, burocratici. Credo che questa componente un po' medievale sia propria a tanti di quelli che si sentono orgogliosi di vivere la loro vita in uno dei centri storici più belli del mondo e per questo non me ne dispiaccio, né mi colpevolizzo: è una caratteristica tutta nostra quella di sentirci parte di questo ammasso di tufo, di vivere i vicoletti e le piazzette come se fossero i corridoi e le stanze della nostra abitazione, della nostra tana, del nostro rifugio. Questo sentimento è molto forte negli ormai rari pomeriggi d'autunno, quando il sole gentilmente va a disegnare strane ombre sulle pareti calde di quel tufo che a toccarlo ti da una sensazione di antico e che graffiandolo ti ricorda, con la sua "sgretolatezza", che il suo essere città dipende dalle nostre mani, con tutte le responsabilità che questo comporta. Nel bene e nel male.

Orvieto è cambiata. Non vedo più i ragazzini dare calci al pallone nei vicoli o nei cortiletti, non vedo più i vecchi seduti davanti alla porta di casa aperta, né le cantine pregne dell'odore di mosto e sempre più raramente i "cellai" carichi di legna. E' la modernizzazione mi si dice, è lo spopolamento... è il cambio di generazione. Bah, so solo che mi manca tutto questo e, forse perché ho passato i trent'anni, vivo quei ricordi con nostalgia e rimpianto per non poterli rivivere e far vivere a mio figlio.

Cercherò di far mente locale su alcuni aspetti "politico-logistici" che ogni cittadino ha il diritto, ma anche il dovere di fare, alcune riflessioni su quella che dovrebbe essere una "Orvieto 2.0″: una città più partecipata e dove i cittadini sono parte attiva della sua gestione e pianificazione.
Come conviene ad ogni residente del centro storico che non è in possesso di un garage, oggi che non posso semplicemente dire "sticazzi prendo la moto", in quanto qualche carabiniere potrebbe stranirsi se mi vedesse caricarci il seggiolino per il figlio, i pacchi di pannolini, il passeggino ... Parliamo quindi di parcheggi, di traffico, di furgoni, di ztl, di varchi. Facciamolo in modo sereno ma appassionato, in modo particolareggiato ed anche interessato.

Partiamo dalla premessa che, personalmente, ritengo di avere un atteggiamento ed un conseguente e coerente comportamento per quanto riguarda l'utilizzo dell'automobile. A parte una idiosincrasia marcata per il traffico, l'ansia da parcheggio, le code e la rabbia che qualche altro automobilista troppo spesso scatena, posso affermare di utilizzare le quattro ruote solo in conclamati stati di bisogno e sempre per spostarmi "fuori porta". Arrivando quindi al primo punto di riflessione c'è da dire: è inaccettabile che residenti del centro storico utilizzino l'automobile per spostarsi all'interno del centro storico, a meno di non trasportare un anziano con difficoltà deambulatorie o un portatore di handicap. Non sono ammissibili, dal mio punto di vista, gli ingorghi a piazza Marconi a causa di genitori residenti che accompagnano o vanno a prendere i loro figli a scuola con la macchina. Che poi i figli, residenti anch'essi, da una certa età in su dovrebbero essere in grado di andare a scuola e tornare a casa da soli è un approfondimento psico-pedagogico che evitiamo di intraprendere onde andare a ripescare necessariamente cognizioni di psicologia dello sviluppo... e adesso e qui non è il caso.

Dicevamo: in una buona comunità, fatta di gente onesta, prima di tutto, prima dei bilanci comunali, prima delle campagne elettorali, prima dei mugugni e delle chiacchiere da bar, c'è il rispetto. Il rispetto della la città in cui si vive, il rispetto dell'ambiente in cui si vive, il rispetto delle persone con cui si vive. Il rispetto. Come si può parlare di qualità della vita o lamentarsi per la mancanza di parcheggi senza "Il Rispetto"? La mia opinione, da "indigeno" orvietano è semplice: la circolazione delle automobili nel centro storico deve essere "vietata", "forbidden", "verboten". Punto. I permessi saranno accordati solo ai residenti nel percorso più breve per andare dagli accessi della città (Piazza Cahen e porta Romana) nella loro zona di residenza, dove potranno parcheggiare, scendere, e poi andare a vivere la città a piedi, in bicicletta o al massimo col motorino. Chi non è residente parcheggerà a Via Roma ed al Campo Boario dove potrà scegliere se proseguire a piedi, godendosi una bella passeggiata (salutare tra l'altro) o utilizzare gli efficienti mezzi di trasporto pubblici, appositamente riqualificati. La domanda del villano potrebbe essere: "perché i residenti possono parcheggiare nei pressi di casa e chi è di fuori deve parcheggiare ai margini della città"?

La risposta si articola con due argomentazioni:

1) Chi abita "in periferia" o in campagna può parcheggiare tranquillamente nei pressi di casa. Perché chi abita al centro dovrebbe essere "discriminato"? Perché madri con i loro bambini, di sera, dovrebbero parcheggiare in zone limitrofe, magari sotto la pioggia, con la spesa e il passeggino e ammazzarsi per tornare a casa? No. Che possano parcheggiare non dico davanti al portone, ma ad una distanza accettabile. Il Comune potrebbe provvedere a rilasciare un permesso per una automobile per nucleo familiare che possa sostare in parcheggi riservati ai residenti (non lungo le vie, ma nelle n piazze cittadine) gratuitamente.

2) Perché gratis? Chi abita al centro contribuisce a far girare l'economia quotidianamente attraverso la spesa al dettaglio ed il consumo quotidiano di beni e servizi. Se i residenti andassero tutti a fare la spesa nei supermercati allo scalo o a comprare i prodotti di consumo altrove, dove i prezzi sono maggiormente competitivi, il commercio del centro storico morirebbe in quanto non potrebbe sostenersi solo con i turisti o la terza età. Non parliamo poi dei prezzi degli affitti o dei mutui per un appartamento sulla rupe: se non vogliamo che i quattro quartieri si trasformino in un ammasso di seconde case o soltanto di costruzioni con garage annesso, non possiamo far pagare il pizzo per un parcheggio a chi contribuisce con la sua vita alla sopravvivenza del cuore di Orvieto. Se l'amministrazione procederà con la privatizzazione del suolo pubblico sappia che dovrà poi far fronte alle conseguenze che questo comporterà.

Bloccare il traffico nel centro storico è saggio per una moltitudine di ragioni che vanno dall'educazione ad una fruizione ecocompatibile della città ed alla salute del muoversi a piedi o in bicicletta, dalla valorizzazione degli spazi cittadini alla maggior sicurezza pedonale, solo per citarne qualcuna. I soldi? Che il Comune si riappropri della gestione dei parcheggi del Campo Boario e del futuro "Via Roma"e controlli con severità ed intransigenza il rispetto delle regole.

L'altra questione che va affrontata è il traffico nella zona pedonale di Corso Cavour. Non è ammissibile che i cittadini ed i turisti debbano camminare con il terrore dei furgoni che trasportano le merci ai negozi a tutte le ore. Se è zona pedonale DEVE essere zona pedonale, per i pedoni, quelli che girano a piedi per capirci. I furgoni non devono passarci perché sono pericolosi, perché sono fastidiosi, perché inquinano l'aria. Nel Far West facessero come gli pare, qui no. Una amministrazione seria e decisa non permetterebbe mai uno schifo tale. Parlo sia di questa attuale amministrazione che della passata; il mio non è un discorso di partito: le situazioni incresciose sono tali sia che le consenta un governo di destra che di sinistra. Io voglio che coloro che sono stati eletti per amministrare e risolvere i problemi lo facciano. Chiacchierino di meno e si adoperino di più, altrimenti si dimettano e andassero a fare salotto altrove. Ripeto: sia di destra che di sinistra, passando per il centro.

Vista l'attuale ben disposizione della classe borghese dei mercanti orvietani, perché non promuovere una riflessione con l'amministrazione dove poter prevedere la concreta realizzazione di quello scalo merci tanto declamato dagli stessi commercianti? Una cooperativa, un privato o chi gli pare prenda in gestione la consegna al dettaglio delle merci che vengono scaricate ai margini della città e, attraverso delle mini-navette elettriche, trasportate nei negozi. Il Comune pensi a realizzare la struttura (magari riqualificando delle strutture esistenti) e i commercianti contribuiscano alla spesa per i mezzi di trasporto, oppure si vadano a prendere la merce da soli, a piedi, a piazza Cahen o fuori da Porta Romana. In questo modo si avrebbe una città senza dubbio meno caotica, più vivibile, sicura e pulita.

Una buona città è tale se c'è rispetto. Il rispetto dei cittadini verso la città stessa ed il rispetto dei politici e della classe imprenditoriale verso i cittadini.