opinioni

Il "Dietro le quinte" del Congresso del PD di Orvieto

giovedì 1 ottobre 2009
di Mario Tiberi

Mi corre l'obbligo, innanzitutto, di rendere pubblico e doveroso riconoscimento all'alto senso del bene comune dimostrato dall'attento e solerte Avv. Fausto Cerulli per il nobile contenuto del Suo scritto sull'auspicata via da seguire per far uscire Orvieto dal pantano in cui è sprofondata.
Salute Pubblica, "salus" nella lingua dei nostri antichi padri, non significa una condizione di benessere corporeo, ma salvezza di tutti e per tutti attraverso il migliore esercizio della politica, anch'essa intesa nel suo significato etimologico di guida e governo dei "destini della città". In ciò Fausto ci offre esempio di rettitudine morale e intellettuale, quella stessa rettitudine invocata da un uomo chiamato Benedetto, da lui lontano mille miglia, ma vicino per sostanza ideale e per finalità da perseguire.

Ai primi di Agosto scrissi un editoriale nel quale illustravo i requisiti e le caratteristiche di cui si doveva permeare il congresso del PD per ottenere che, da esso, uscisse un partito davvero serio, coerente e credibile. Ieri si sono concluse le assemblee di circolo per l'elezione dei delegati alla Convenzione regionale e provinciale e, aldilà del numero dei voti riportati dai singoli candidati che saranno resi noti nelle prossime ore, mi preme riportare l'impressione complessiva che ho maturato dalla partecipazione attiva e diretta a moltissime di dette assemblee.

Ho rappresentato e illustrato la "Mozione Marino" e credo di aver assolto al compito che mi era stato affidato al meglio delle mie possibilità, con dovizia di argomenti e con l'autorevolezza e la passione politica che i tempi attuali, complessi e difficili, richiedono.
Vi confesso, però, che una parziale delusione, derivata dal non sufficiente dibattito politico interno, ha generato in me la convinzione che il vero male di cui soffre il PD risiede nell'arretratezza culturale di gran parte della sua dirigenza, con l'eccezione di alcuni esponenti che si sono distinti per preparazione, intelligenza e lucidità di analisi.

Ho riscontrato molta più capacità di giudizio critico e di senso concreto della realtà negli interventi di semplici iscritti di quanto è uscito dalla bocca dei notabili orvietani, ternani o perugini. Ho riascoltato per l'ennesima volta, da parte di questi ultimi, le solite giaculatorie generiche e approssimative da compitino di scuola di partito e, spesso, ho avuto la percezione di udire il suono cacofonico di tromboni stonati e sfiatati. Mi consolo con la consapevolezza che la nostra base esiste ed è vivace e, questo, non può che costituire motivo di orgoglio e di speranza.

Dall'arretratezza culturale, cioè dalla mancanza di applicazione allo studio e al continuo aggiornamento delle conoscenze, discende inevitabilmente l'incrinazione del rapporto di fiducia tra partito e opinione pubblica, sempre più esigente e partecipe, fino a configurare una vera e propria condizione del nostro essere non credibili. E non siamo credibili perché troppe volte siamo contradditori e incoerenti tra quello che andiamo professando e quello che poi mettiamo in pratica,
tergiversanti sulle scelte e sulle decisioni anche dolorose da prendere, non abbastanza coraggiosi nell'ammettere i nostri limiti e i nostri errori di impostazione delle strategie politiche da gettare nella mischia, non di rado anche mendaci per utilitarismo e convenienze. Non è così che si riconquista il consenso perduto perché fino a quando il popolo, anche e soprattutto quello minuto, non troverà le ragioni per riconoscersi in noi non tornerà in massa a concederci la sua preferenza.

La scelta di Ignazio Marino, fiamma di speranza anche se ancora flebile, vuole avere appunto questo significato: un congresso dal quale scaturisca un partito con una linea politica univoca, seria, convincente e condotto da una dirigenza altamente credibile, attrattiva e totalmente nuova, non rinnovata. Dico nuova e non rinnovata perché dietro la parola rinnovamento si nasconde l'inganno di chi pensa che il rinnovamento medesimo debba sempre riguardare gli altri e mai se stesso e, poi, perché il participio "rinnovato" sa tanto di usato revisionato e riciclato.

Adesso inizierà la seconda fase congressuale che ci porterà alle primarie aperte del 25 Ottobre: se sapremo ben scegliere, dal dietro le quinte, potremo passare direttamente sul palcoscenico principale e recitare fino in fondo il nostro ruolo e la nostra parte di primi attori.